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Intervista a Claudio Lamagni
A cura di Davide Rizzo
Maestro, quando ha cominciato a praticare karate? Un breve excursus della sua carriera.
Ho iniziato nel 1976, così per fare un po di ginnastica, la mia ignoranza sul karate era totale, poi pian piano mi sono appassionato sempre di più, sono iniziate le prime garette e la mia pratica  aveva preso la via agonistica.
Finito il periodo agonistico, il mio interesse si è spostato sull'insegnamento, quindi corso insegnanti prima e maestro poi, nel frattempo ho avuto la fortuna (o l'ho cercato) di potermi inserire nel corso tenuto dal Maestro Shirai e da allora la ricerca è continua, come la pratica

Ci parli un po’ di sé?
Di me cosa posso dire? Mi ritengo una persona normale, che a un certo punto della sua vita ha avuto la fortuna di praticare karate, la cosa ha influenzato molto la mia vita, che è sempre stata basata su questo, ogni scelta era ponderata a non farmi perdere gli allenamenti. Praticando ho incrociato diverse altre vie (do) Zen Shiatsu,  meditazione, calligrafia giapponese, sigilli giapponesi e altre “ strade” si aprono man mano che si procede. Il bello è che si scopre che poi queste pratiche non sono così differenti tra loro, anzi hanno molte cose in comune.
Ritengo che il karate abbia migliorato molto la mia vita e per questo motivo continuo a insegnare, se ha fatto bene a me può farlo anche a altri.

E’ il karate che l’ha conquistata o è lei che ha conquistato il karate? Il suo rapporto con la “nobile Arte dei Mari del Sud”.
Sicuramente lui ha conquistato me, pian piano come spiegavo prima, fortunatamente ho sempre avuto e ho buoni maestri che mi trasmettono il loro entusiasmo e il loro sapere, a volte non è semplice, passano anni e si comprende  cosa volessero dire quel giorno, questo è il bello del karate, non c'è arrivo ma solo una crescita costante, crescita che avviene se ci si allena costantemente e profondamente, altrimenti come dice il maestro Shirai “si fa solo della buona attività fisica”

Il karate che pratichiamo oggi è uguale a quello che si praticava negli anni 65/70? Cosa c’è di nuovo e cosa invece è rimasto immutato da allora?
Credo che una volta fosse più duro, mi spiego meglio, era un allenamento molto fisico, nel combattimento le contusioni era all'ordine del giorno, non che non ci fosse controllo, diciamo che si rispettava il viso mentre al corpo si controllava un po meno. Oggi di buono vedo che c'è molta più attenzione al tipo di allenamento, non solo mirato alla quantità ma anche salvaguardando la salute fisica di chi si allena, da parte mia, parlando di adulti, cerco di adattare il karate alla persona e non la persona al karate.

Che valore hanno i Dan oggi? Ci racconta il suo primo esame da cintura nera?
Credo che il valore dei Dan oggi sia come quello di una volta, quando si diventa cintura nera si crede di essere arrivati al traguardo, solo chi ha la perseveranza di continuare comprende quanto i colori delle cinture e i Dan, non vogliano dire nulla, quello che conta veramente è quanto si dimostra nella pratica e non mi riferisco solo alla bravura nel eseguire le tecniche ma quanto si pratichi  il karate nella vita di tutti i giorni.

Il karate oggi si appoggia sui giovanissimi atleti cosa ne pensa dei Baby corsi?
Credo si possa iniziare a far karate dai 5-6 anni, prima lo vedo un po prematuro, sono convinto che le arti marziali in genere facciano un gran bene allo sviluppo del bambino, sia fisico che mentale, mi fanno ridere quando i “dottori” consigliano uno sport di squadra al bambino perchè sviluppi la socializzazione, questo lo si può trovare facilmente anche nel karate, sta a chi insegna far comprendere ai genitori che intorno al bambino ci sono compagni e non antagonisti e che non esiste la crescita del singolo ma del gruppo complessivo.

Il karate e i ragazzi. Come era allora e come è adesso il rapporto fra il karate e i giovani praticanti? Di conseguenza, come è il rapporto fra il maestro e il suo allievo?
Il mio rapporto con il maestro e basato sulla fiducia e il rispetto, in base alla mia esperienza ieri come oggi non è cambiato molto, la differenza la fa la credibilità del maestro, essere maestri non è facile, un conto è insegnare delle tecniche un conto è far crescere delle persone, tecnicamente e umanamente.

Il controllo una fantasia o una necessità di fronte alla mancanza di coraggio?
Se ho ben capito la domanda per controllo si intende controllo della tecnica, quindi non affondare i colpi, in questo caso non lo vedo come mancanza di coraggio è più coraggioso uno che si confronta fino al KO?
Se andiamo un po più in profondità la ricerca del controllo si espande anche alla vita quotidiana, saper controllare la rabbia, la paura i nostri istinti in generale, questo è il mio pensiero.

Come spiegare, in poche parole, la frase: “il karate si pratica tutta la vita”? E’ ancora presente negli allievi e nei praticanti questo profondo concetto?
Vivere la vita come quando pratichi karate, non ci sono scorciatoie non si può mentire, la tua pratica dimostra il tuo valore al di là del grado, uguale nella vita puoi vantare diversi titoli ma il tuo comportamento dirà chi sei veramente. Come dice il maestro, Corpo, Mente e Spirito.

Come vede il futuro del karate in Italia anche alla luce dell’evoluzione dei rapporti frale diverse realtà associative o federali?
Fino a quando la politica farà parte dello sport non avremo nulla di buono, fino a quando conterà più un posto di rilievo nella Federazione che saper praticare a buon livello non avremo compreso  cosa voglia dire fare karate, inoltre credo che il voler entrare nelle olimpiadi sia solo l'inizio della fine del vero spirito del karate, tutto questo a mio modesto parere.


Claudio Lamagni

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