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Fiera di Primiero il mio primo stage
2008 - il mio primo stage

Non so proprio da dove iniziare questo scritto: l’esperienza vissuta a Fiera di Primiero è  una miriade di cose vissute e da dire.

La prima cosa che mi viene in mente è il viaggio in macchina, durante il quale pensavo che sarei stata tre giorni in un posto in cui non conoscevo nessuno, dove mi sarei cimentata a fare qualcosa che non sapevo proprio cosa potesse essere di diverso da quello che faccio con i miei compagni; poi l’arrivo: ho sentito dapprima una sorta di smarrimento, lo stesso vissuto il primo giorno in palestra a Venezia; trovo però il mio Maestro, che con le tre neo cinture verdi Sara, Gaia e Donnalyn,  mi accompagnerà in questo nuovo ambiente, il vederli subito mi ha fatta sentire un po’ più tranquilla.
Entrata in palestra osservo le persone e, come sempre in questi casi mi succede, mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua: loro si conoscono, sanno cosa faranno in questi giorni, hanno delle cose che li accomuna…… io, che in tutto questo sono nuova, sto li a guardare e sentire loro.
Le tre giovani cinture verdi giocano tra loro in un angolo della palestra, mentre il Maestro mi spiega cosa fare e intanto mi presenta alcuni dei suoi amici.
Abbiamo passato il primo giorno facendo kata e Kihon per  migliorare la posizione ed il respiro, ho lavorato con le tre ragazze. Sapere che il mio Maestro anche da lontano controlla tutto quello che facciamo mi fa sentire meno smarrita.

Finito si và a mangiare, mi è passata l’ansia del primo giorno, ho iniziato a conoscere qualcuno…… e così mi sento più tranquilla.
Ceniamo insieme agli altri compagni di palestra, conosco il papà di Gaia, persona molto disponibile, discreta e di compagnia, mi è stato  presentato il Maestro Bacchin.
Passata la cena in compagnia siamo tutti sfiniti, per quanto mi riguarda pesano il viaggio, la novità, il lavoro del pomeriggio; arrivo in albergo mi metto a letto ma dormo poco.

Sabato sono un po’ più serena, ho capito come funziona l’ambiente, ma non mi stacco dal mio capo branco ne dalle mie compagne di Venezia, li cerco spesso con lo sguardo anche se non lavoro con loro. Ho quasi la sensazione di lavorare meglio, più sciolta, ieri mi sentivo legata; ero impegnata a guardarmi intorno e a capire perché facevamo alcuni esercizi.
Sono stanca ma contenta, ho imparato alcune tecniche nuove ed ho lavorato con persone che hanno un livello di abilità più alto, così miglioro anch’io.
Pomeriggio di sabato il tempo non permette di uscire, così restiamo in albergo, le tre giovani in camera loro, mentre io resto con il Maestro e Bacchin giù in bar a parlare e loro lavorano con gli inseparabili mac.

La sera abbiamo cenato tra di noi, poi le ragazze ci salutano mentre si fanno discorsi più o meno impegnati.
Riesco a dormire più della sera precedente.

La mattina di domenica vola lavorando sodo sul respiro e su come applicarlo all’interno delle tecniche.
Non mi riesce, mi arrabbio e mi riesce peggio di prima. Vado avanti così per un po’ poi mollo e mi faccio rispiegare dal mio paziente Maestro perché non riesco, lui laconico risponde. Si fa come negli altri due giorni lavoro di coppia.
E poi i saluti.

Con ClaudioE’ la cronaca sintetica di tre giorni di allenamenti, scoperte di se e del karate-do visto da tanti occhi diversi, è uno spaccato di condivisione; ma i tre veri giorni sono l’energia che respiri quando entri in palestra e fai il saluto, sei vicino ad un estraneo che colore di cintura a parte in quell’istante è simile a te, è li per imparare e per migliorare; tra dieci minuti o domani sarà davanti a te e ti aiutare col suo sapere a fare la tecnica, non sai il suo nome o da dove viene, non chiedi sostegno perché arriva da solo, lo senti. E’ un  dare quanto hai avuto, con la mente libera e lo spirito diverso.
Quello che ha reso stupendi i tre giorni a Fiera era l’essere tutti uniti nel proprio apprendere e nel mettersi in gioco, nel lavorare con chi sapeva qualcosa in più e ti dava l’opportunità di farne uso.

Ho ancora l’immagine davanti agli occhi e  la sensazione che ho provato quando ho conosciuto il Maestro Claudio, è la serenità incarnatasi in un uomo, una persona che ti accoglie e ti guida anche se sei tra 100 persone, attorno a lui sembra aleggiare uno spirito diverso.
Per lui è semplice avvicinarti, ti mette a tuo agio da subito, è “sincero”; capisce come ti poni davanti a ciò che devi fare e se coglie delle tue perplessità te le chiarisce naturalmente. E’ un Maestro.

La mia paura maggiore all’inizio era di trovarmi da sola a fare;  invece non è così, perché nel grande mare di karateka presenti allo stage ce n’era sempre qualcuno con cui lavorare, e che mi correggeva quando sbagliavo.

Sarà la novità, sarà che mi piace quello che faccio, sarà che vedo i primi risultati nel mio percorso….. sarà qualcosa che non so dire, ma questa esperienza mi ha dato molto su cui riflettere, soprattutto sul mio approccio con questa disciplina, il sapere che ovunque tu sia troverai chi ti insegnerà sempre qualcosa in più, hai sempre qualcosa su cui lavorare che sia tu fisicamente, mentalmente o spiritualmente. Ti DEVI sempre mettere in discussione.

Grazie al mio Maestro per darmi l’occasione alla mia età di fare esperienze così grandi.
Grazie ai compagni di stage per avermi aiutata a capire sia le tecniche che questa nuovo “mondo”.
Grazie a Bacchin per le risate e i passaggi in macchina.
Grazie a Sara, Gaia e Donnalyn per avermi fatto compagnia.

Oss
Monica Ceolin

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