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L'Educazione degli Adulti 1
L'agire Comunicativo - La Comunicazione Educativa
Armando editore 2000
A cura di Padoan Ivana Maria
Università di Venezia Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze

Cap. V° La Comunicazione Educativa 38

Errori di comunicazione nella prassi educativa e formativa
La necessit à di analizzare i comportamenti espressivi e comunicativo sociali è fondamentale in un processo di apprendimento e di formazione. Pensare di ovviare al problema lavorando sull'expertise del linguaggio scritto è tradire i presupposti del modello educativo di Vygotskji. Se gli orientamenti metodologici e didattici risentono di una mancanza storica dell'insegnamento della comunicazione e del linguaggio, essi sono quasi completamente all'oscuro della messa in atto di processi di controllo e di analisi degli errori e dei comportamenti devianti 39.Più scarsa ancora è l'attenzione per lo sviluppo della comunicazione e delle strategie personalizzate degli allievi e della spendibilità della loro competenza comunicativa dentro e fuori la formazione. In questo caso l'osservazione sistematica dei rapporti espressivo comunicativi nella situazione formativa, permetterebbe al docente di elaborare una mappa delle principali attività comunicative che si realizzano nel "suo ambiente" per procedere di conseguenza, ad un intervento di riadattamento, rielaborazione, ristrutturazione del sistema comunicativo. Gli indicatori di questa mappa vanno reperiti nel contesto degli indici di comunicabilità delle situazioni , non tanto in quanto esempi del contesto tipo (codice ristretto), ma in quanto codice elaborato alla base dell'apprendimento comunicativo situazionale.

Strategie osservative
Vista la complessità della situazione, delle radici socio-etno-culturali 40 in cui poggiano i modelli comunicativi vigenti in ambito pedagogico, sembra oltremodo difficile operare un'efficace e produttiva osservazione, procedendo con un'analisi esterna. Essa diventa utile in una logica comparativa mentre in una situazione formativa è più proficua e utile, se non necessaria, la procedura di osservazione partecipante . Il modello di osservazione partecipante è un modello di ricerca azione . L'osservatore in questo caso osserva il contesto comunicazionale osservando sè stesso, in quanto parte integrante dei rapporti e delle relazioni che vi intercorrono. Iniziando con questo atteggiamento fenomenologico , si è obbligati alla percezione della globalità della situazione, nella sua configurazione di movimento e di cambiamento dei sistemi posizionali. Vanno registrati diversi punti di vista , ponendo attenzione alle contraddizioni, alle rotture, ai problemi e a ciò che coinvolge in particolar modo i partecipanti. L'evento esperito nella sua globalità viene esaminato e definito in seguito nei suoi aspetti elementari. A seguito di ciò va contestualizzata l'osservazione mediante la storicizzazione di precedenti: atteggiamenti, comportamenti, credenze inferenze, ideologie. In questo senso si vanno a recuperare storie, strategie personali e sociali, che mettono in luce strutture critiche e resistenze. Con ciò si giunge ad una prima sintesi del problema e ad un' ipotesi di ristrutturazione del modello formativo.
Accanto agli indici situazionali, del qui ed ora sottolineiamo alcuni indici molto potenti e molto ambigui utilizzati frequentemente dalla maggior parte delle persone nei vari processi di comunicazione. Sono indici non formali, prevalentemente inconsci, che si sono costruiti lungo tutta la storia di vita delle persone e dunque probabilmente anche molto radicati. Questi indici vanno tenuti permanentemente sotto controllo perché sono la causa maggiore delle cattive comunicazioni.

Processo del doppio legame
Rappresenta un comportamento espressivo che denota una comunicazione e una meta-comunicazione , la quale toglie il valore denotante informando che in realtà non denota ciò che dovrebbe denotare. E' il caso dell'osservazione di Bateson sulla lotta, allo zoo, delle due scimmie le quali facevano tutta una serie di movimenti di vera lotta, ma nello stesso tempo non dimostravano veramente di lottare ma di giocare: in sintesi un comportamento espressivo che denotava aggressività e la meta comunicazione che gli toglieva il valore denotante.

Oppure si pensi all'uso frequente della frase: sii spontaneo! In questo caso la meta-comunicazione toglie il valore denotante e dunque non denota ciò che dovrebbe denotare: la spontaneità 41.

Contenuto o relazione?
Va sottolineato in modo chiaro quale è l'oggetto al quale effettivamente punta la situazione osservativa della comunicazione. Si tratta del contenuto: informazione, conoscenze, attività, o piuttosto della relazione : insegnanti/allievi, allievi/allievi, allievo/sapere, insegnante/allievo/sapere? I due ordini di significazione sono completamente diversi anche se tutto accade nello stesso istante e nella stessa unità osservativa, e i due sono in reciprocazione 42 . Ma proprio per la loro reciprocazione molto spesso i due diventano alibi per l'uno o per l'altro comportamento osservativo. Non è difficile assistere durante una valutazione al discorso "meriterebbe otto ma meglio dargli sette così impara a comportarsi meglio". Oppure, "il personaggio non sa comunicare in gruppo però è molto intelligente".

Meta-comunicazione43
E' una comunicazione sulla comunicazione e perciò è un segnale e messaggio aggiunto al messaggio che apparentemente viene trasmesso. Il denotativo spesso indica altro da quello che apparentemente viene denotato. Infatti, un comando o un'istruzione , rappresentano un'informazione notizia o un'informazione sul modo con cui va intesa o utilizzata la stessa informazione. In questo frangente è il linguaggio non verbale che va osservato per capire il processo in corso. Errori di traduzioni di messaggi analogici in messaggi numerici o viceversa, hanno un impatto notevole nella relazione tra le persone. Un controllo del processo meta comunicativo evidenzia i rapporti tra livello primario (prevalenza di codici analogici) e secondario (prevalenza di codici digitali) della comunicazione.

Sottolineare ulteriormente questi primi tre indici, significa sollecitare l'attenzione sul meccanismo perverso che può insorgere in soggetti in posizione (one-up) rispetto ad altri soggetti (one-down), i quali possono stabilire con questi ultimi un rapporto comunicativo tale da far sì che un comportamento patologico o quasi, costituisca l'unica via di possibile comunicazione. L'incapacità di questi soggetti è visibile nell'impossibilità di rispondere metacomunicando a loro volta e nella scarsa percettibilità immediata di uno dei due termini della contraddizione. La frequenza di comunicazioni di questo tipo, paradossali in ambienti formali educativi e formativi, lavora in funzione di una ulteriore separazione comunicativa più che di una condivisione. Diventa quindi necessario per il docente e formatore tenere sotto controllo tutti i feedback alla sua comunicazione e rivestire di impeccabile rigore e chiarezza il suo processo comunicativo.

Mistificazione
E' un meccanismo di difesa transpersonale con il quale si attribuiscono ad un'altra persona, esperienze e bisogni che in realtà non ha. Tale attribuzione serve a far fare all'altro quanto si desidera da lui senza dargli l'impressione di imporgli la propria volontà. La mistificazione è un modo di controllare il comportamento comunicativo altrui. Cito a proposito l'esempio di Laing 44: una madre è preoccupata di essere benevola con il figlio ma nello stesso tempo, vuole fargli adottare il comportamento adeguato alle proprie esigenze. Al bambino che ha ancora voglia di giocare mentre vuole stare tranquilla, la madre dice: sono certa che sei stanco tesoro, e che hai voglia di andare a letto, non è vero?

Siamo in presenza di una mistificazione doppia: un'attribuzione nettamente contrastante con la realtà, e un'ingiunzione a sentire veramente ciò che viene attribuito, e a comportarsi conformemente. Il consenso viene strappato attraverso la confusione dell'esperienza, invece che mediante l'imposizione aperta o la sollecitazione. Molto spesso l'ingiunzione, e questa è la forma più pericolosa, non ha la forma sintattica di un imperativo, non è l'espressione di un comando o di un invito, ma si può manifestare con un giudizio dimostrativo in cui viene attribuito qualche pensiero o qualche caratteristica alla vittima, così come quando si invita raccontare la propria esperienza negativa che coinvolge un altro. Per reagire alla mistificazione è necessario avere nello stesso tempo, la capacità di percepire i propri sentimenti affettivi e il potere di opporsi alle false attribuzioni .

Processo di conferma attributiva o ingiuntiva
La mistificazione non si traduce semplicemente nelle strategie di attribuzione e o di ingiunzione ma anche con processi di conferma. Nel processo di conferma vengono attribuiti ad una persona comportamenti di azioni e di aspetti, a cui è estranea. In questo modo si sconferma la sua 'verità' esistenziale contribuendo alla formazione di un falso io. Il processo oltre ad essere facilmente utilizzato in presenza di asimmetria di ruolo (frequenti sono in questo senso i comportamenti familiari o scolastici), viene utilizzato anche fra pari in presenza di conflittualità di competizione . E' un processo molto pericoloso, perché è una falsificazione della reale identità della persona , ed una falsificazione della "realtà", con tutte le conseguenze del caso.

Comunicazione tangenziale 45
E' di tipo pseudo-consolatorio. Dimostra chiaramente l'incapacità di rispondere direttamente e adeguatamente all'attesa della situazione comunicativa. La risposta tangenziale è inadeguata all'intervento verbale proposto, accentuando un'aspetto della situazione che ha carattere incidentale, chiaramente marginale nell'esperienza che l'interlocutore dimostra di avere della situazione. L'esempio del bambino che corre incontro alla maestra mostrandogli una lumaca appena raccolta e la maestra che gli risponde "corri a lavarti le mani (o disegnala subito sull'album!) dimostra chiaramente la difficoltà di trasparenza e di assertività comunicativa dell'insegnante. In questo caso l'insegnante fa emergere ciò che è nello sfondo, invece di concentrarsi sull'esperienza centrale della comunicazione con l'accettazione o con il rifiuto.

Scuola e famiglia sono il luogo paradossale di parecchi di questi errori comunicativi anche nei casi di educazione e insegnamento "democratico" e aperto. Eric Berne ha infatti sottolineato la paradossalità di questo comportamento, presentando una strategia di cambiamento: l'Analisi Transazionale, con la quale imparare a riformulare correttamente il linguaggio tenendo presente i registri interni. La mancanza di una cultura e di una formazione alla comunicazione e ai processi verbali del linguaggio comunicativo , porta ad errori fondamentali di incongrue attribuzioni identitarie e di incompetenze meta-comunicative.
E' proprio sul processo di scambio verbale e delle sue qualità , che si può agire in modo determinante sulle prestazioni comunicative sia degli allievi che degli insegnanti e dei formatori. Pochi mettono in dubbio che l'educazione, ed in particolare la formazione poggino essenzialmente i loro interventi sullo stabilirsi di una relazione con le persone che sono loro confidate. L'educazione oggi e la formazione domani, hanno la necessità di contare su soggetti professionali formatisi lungo tutti gli assi della comunicazione, della relazionalità, oltre agli assi delle conoscenze e della didattica. E'il senso delle proposte educative e formative che dà la misura del grado di competenza del processo di comunicazione a cui bisogna mirare. E' fondamentale in questo caso tenere sotto controllo 46:
-   l'adeguatezza comunicativa al punto di partenza da cui gli allievi si muovono,
-   un continuo feed back dei risultati temporanei,
-   l'analisi e la risoluzione degli ostacoli incontrati,
-   l'attenzione alle incomprensioni e alle difficoltà dei rapporti organizzativi ed interpersonali,
-   la riformulazione degli obiettivi iniziali rispetto a quelli effettivamente via via perseguiti.


Il senso delle proposte, va accompagnato sempre ad una comunicazione di senso e ad una reciprocità di progetto e di comunicazione formativa.

Note

38 Gli anni '70 e '80 hanno visto in Italia un grande interesse nei confronti di una pedagogia del linguaggio verbale e non verbale. Le influenze di una pedagogia non autoritaria (C. Rogers, Neill...) hanno attraversato diversi processi di comunicazione e di relazione educativa. Ricordiamo in particolare il classico di L. Lumbelli, et alii, Pedagogia della comunicazione verbale, Angeli Milano, 1978, di cui siamo debitori in questo capitolo. Sono dello stesso periodo anche tutte le nuove ricerche sul linguaggio al seguito del modello pragmatico ( J.R. Searle, Atti linguistici, Torino Boringhieri, 1976, J. L. Austin, in M. Sbisà, Gli atti linguistici, Milano Feltrinelli, 1978), del modello etnografico e degli studi sociolinguistici, (Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione , Bologna Il Mulino 1969) , del modello filosofico ( la ripresa degli studi su Wittgenstein, W.P. Alston, Filosofia del linguaggio , Bologna il Mulino, 1971), del modello cognitivo (C. Castelfranchi D. Parisi, Linguaggio conoscenze scopi, Bologna Il Mulino, 1980). Per ciò che concerne la pratica comunicativa e relazionale negli anni '80 e '90 in poi, la scuola subisce il fascino dei modelli gruppali e di Team, provenienti da ricerche americane e francesi. In Italia l'artefice del discorso sono stati in gran parte Enzo Spaltro, Renzo Carli, Gian Piero Quaglino. Vengono abbandonate dunque le ricerche sulla comunicazione a favore della relazione educativa basata sulla dinamica di gruppo e di team work. Attualmente il panorama internazionale sta rispolverando i modelli microsociologici (studi comparati, interculturalità, biografie cognitive e sociali, storie di vita, etnografia delle professioni). Assistiamo infatti, per associazione, a una ripresa degli studi sulla comunicazione e sulla relazione educativa.
39 Nel caso siano presenti preoccupazioni di questo tipo, gli strumenti a disposizione sono complessi o gestiti dall' esterno, o non ve ne sono addirittura, tanto che si verifica l'impossibilità di modificare pedagogicamente una situazione critica. Si confida al destino e al tempo l'onere del cambiamento.
40 Il significato di etno in questa situazione corrisponde alle diverse comunità, istituzionali, organizzative, che si occupano oggi del processo formativo.
41 Il problema del doppio legame è uno dei punti fondanti il processo di una corretta "ecologia" della comunicazione. A questo proposito vedere G. Bateson, Verso un'ecologia della mente, Adelphi Milano, 1988; D. Jakson, Eziologia della schizofrenia, Milano Feltrinelli, 1964; D. Laing, L'io e gli altri, Firenze Sansoni, 1969.
42 Fare riferimento alla griglia di valutazione logico-razionale o affettiva, contenuta nel 4° capitolo.
43 Fa parte del processo di meta comunicazione il processo del doppio legame. Qui vogliamo sottolineare la doppia valenza cognitiva della strategia. Watzlawick et alii, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio Roma, 1971 (1969).
44 D. Laing, A. Esterson, Normalità e follia nella famiglia, Torino, Boringhieri, 1970.
45 Watzlawick, op. cit.
46 L. Lumbelli, op. cit .

Tabella Ivana


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