Cap.
V° La Comunicazione
Educativa 38
Errori di comunicazione nella prassi educativa e formativa
La necessit à di analizzare i comportamenti espressivi e
comunicativo sociali è fondamentale in un processo di apprendimento
e di formazione. Pensare di ovviare al problema lavorando sull'expertise
del linguaggio scritto è tradire i presupposti del modello
educativo di Vygotskji. Se gli orientamenti metodologici e didattici
risentono di una mancanza storica dell'insegnamento della comunicazione
e del linguaggio, essi sono quasi completamente all'oscuro della
messa in atto di
processi di controllo e di analisi degli errori
e dei comportamenti devianti 39.Più scarsa
ancora è l'attenzione per lo sviluppo della comunicazione
e
delle strategie personalizzate degli allievi e della
spendibilità della loro competenza comunicativa dentro e
fuori la formazione. In questo caso
l'osservazione sistematica dei
rapporti espressivo comunicativi nella situazione formativa, permetterebbe
al docente di elaborare una mappa delle principali attività comunicative
che si realizzano nel "suo ambiente" per
procedere di conseguenza, ad un intervento di riadattamento,
rielaborazione, ristrutturazione del sistema comunicativo. Gli
indicatori di questa mappa vanno reperiti nel contesto degli
indici
di comunicabilità delle situazioni , non tanto in
quanto esempi del contesto tipo (codice ristretto), ma in quanto
codice
elaborato alla base dell'apprendimento comunicativo situazionale.
Strategie osservative
Vista la complessità della situazione, delle radici socio-etno-culturali
40 in
cui poggiano i modelli comunicativi vigenti in ambito pedagogico,
sembra oltremodo difficile operare un'efficace e produttiva osservazione,
procedendo con un'analisi esterna. Essa diventa utile in una
logica comparativa mentre in una situazione formativa è più proficua
e utile, se non necessaria, la procedura di
osservazione
partecipante . Il modello di osservazione partecipante
è un
modello di ricerca azione . L'osservatore in questo caso
osserva il contesto comunicazionale osservando sè stesso,
in quanto parte integrante dei rapporti e delle relazioni che
vi intercorrono. Iniziando con questo
atteggiamento fenomenologico ,
si è obbligati alla percezione della globalità della
situazione, nella sua configurazione di movimento e di cambiamento
dei sistemi posizionali. Vanno registrati
diversi punti di
vista , ponendo attenzione alle contraddizioni, alle rotture,
ai problemi e a ciò che coinvolge in particolar modo i
partecipanti. L'evento esperito nella sua globalità viene
esaminato e definito in seguito nei suoi aspetti elementari.
A seguito di ciò va contestualizzata l'osservazione mediante
la storicizzazione di precedenti: atteggiamenti, comportamenti,
credenze inferenze, ideologie. In questo senso si vanno a recuperare
storie, strategie personali e sociali, che mettono in luce strutture
critiche e resistenze. Con ciò si giunge ad una prima
sintesi del problema e ad un' ipotesi di ristrutturazione del
modello formativo.
Accanto agli indici situazionali, del
qui ed ora sottolineiamo
alcuni indici molto potenti e molto ambigui utilizzati frequentemente
dalla maggior parte delle persone nei vari processi di comunicazione.
Sono indici non formali, prevalentemente inconsci, che si sono
costruiti lungo tutta la storia di vita delle persone e dunque
probabilmente anche molto radicati. Questi indici vanno tenuti
permanentemente sotto controllo perché sono la causa maggiore
delle cattive comunicazioni.
Processo del doppio legame
Rappresenta un comportamento espressivo che denota
una comunicazione
e una meta-comunicazione , la quale toglie il valore denotante
informando che in realtà non denota ciò che dovrebbe
denotare. E' il caso dell'osservazione di Bateson sulla lotta,
allo zoo, delle due scimmie le quali facevano tutta una serie
di movimenti di vera lotta, ma nello stesso tempo non dimostravano
veramente di lottare ma di giocare: in sintesi un comportamento
espressivo che denotava aggressività e la meta comunicazione
che gli toglieva il valore denotante.
Oppure si pensi all'uso frequente della frase:
sii spontaneo! In
questo caso la meta-comunicazione toglie il valore denotante
e dunque non denota ciò che dovrebbe denotare: la spontaneità
41.
Contenuto o relazione?
Va sottolineato in modo chiaro quale è l'oggetto al quale
effettivamente punta la situazione osservativa della comunicazione.
Si tratta del
contenuto: informazione, conoscenze,
attività, o piuttosto della
relazione : insegnanti/allievi,
allievi/allievi, allievo/sapere, insegnante/allievo/sapere? I
due ordini di significazione sono completamente diversi anche
se tutto accade nello stesso istante e nella stessa unità osservativa,
e i due sono in reciprocazione
42 .
Ma proprio per la loro reciprocazione molto spesso i due diventano
alibi per l'uno o per l'altro comportamento osservativo. Non è difficile
assistere durante una valutazione al discorso "meriterebbe otto
ma meglio dargli sette così impara a comportarsi meglio".
Oppure, "il personaggio non sa comunicare in gruppo però è molto
intelligente".
Meta-comunicazione43E' una
comunicazione sulla comunicazione e perciò è un
segnale e messaggio aggiunto al messaggio che apparentemente
viene trasmesso. Il denotativo spesso indica altro da quello
che apparentemente viene denotato. Infatti,
un comando o
un'istruzione , rappresentano un'informazione notizia o
un'informazione sul modo con cui va intesa o utilizzata la stessa
informazione. In questo frangente è il linguaggio non
verbale che va osservato per capire il processo in corso. Errori
di traduzioni di messaggi analogici in messaggi numerici o viceversa,
hanno un impatto notevole nella relazione tra le persone. Un
controllo del processo meta comunicativo evidenzia i rapporti
tra livello primario (prevalenza di codici analogici) e secondario
(prevalenza di codici digitali) della comunicazione.
Sottolineare ulteriormente questi primi tre indici, significa
sollecitare l'attenzione sul meccanismo perverso che può insorgere
in soggetti in posizione (one-up) rispetto ad altri soggetti
(one-down), i quali possono stabilire con questi ultimi un rapporto
comunicativo tale da far sì che un comportamento patologico
o quasi, costituisca l'unica via di possibile comunicazione.
L'incapacità di questi soggetti è visibile nell'impossibilità di
rispondere
metacomunicando a loro volta e nella
scarsa
percettibilità immediata di uno dei due termini
della contraddizione. La frequenza di comunicazioni di questo
tipo, paradossali in ambienti formali educativi e formativi,
lavora in funzione di una ulteriore separazione comunicativa
più che di una condivisione. Diventa quindi necessario
per il docente e formatore
tenere sotto controllo tutti i
feedback alla sua comunicazione e rivestire di impeccabile
rigore e chiarezza il suo processo comunicativo.
Mistificazione
E' un
meccanismo di difesa transpersonale con il quale
si attribuiscono ad un'altra persona, esperienze e bisogni che
in realtà non ha. Tale attribuzione serve
a far fare
all'altro quanto si desidera da lui senza dargli l'impressione
di imporgli la propria volontà. La mistificazione è un
modo di controllare il comportamento comunicativo altrui. Cito
a proposito l'esempio di Laing
44: una
madre è preoccupata di
essere benevola con il figlio ma nello stesso tempo, vuole fargli
adottare il comportamento adeguato alle proprie esigenze. Al bambino
che ha ancora voglia di giocare mentre vuole stare tranquilla,
la madre dice:
sono
certa che sei stanco tesoro, e che hai voglia di andare a letto,
non è vero? Siamo in presenza di una mistificazione doppia:
un'attribuzione nettamente
contrastante con la realtà, e
un'ingiunzione a
sentire veramente ciò che viene attribuito, e a comportarsi
conformemente. Il consenso viene strappato attraverso la confusione
dell'esperienza, invece che mediante l'imposizione aperta o la
sollecitazione. Molto spesso l'ingiunzione, e questa è la
forma più pericolosa, non ha la forma sintattica di un
imperativo, non è l'espressione di un comando o di un
invito, ma si può
manifestare con un giudizio dimostrativo in
cui viene attribuito qualche pensiero o qualche caratteristica
alla vittima, così come quando si invita raccontare la
propria esperienza negativa che coinvolge un altro. Per reagire
alla mistificazione è necessario avere nello stesso tempo,
la capacità di percepire i propri sentimenti affettivi
e
il potere di opporsi alle false attribuzioni .
Processo di conferma attributiva o ingiuntiva
La mistificazione non si traduce semplicemente nelle strategie
di attribuzione e o di ingiunzione ma anche con processi di conferma.
Nel processo di
conferma vengono attribuiti ad una
persona comportamenti di azioni e di aspetti, a cui è estranea.
In questo modo si sconferma la sua 'verità' esistenziale
contribuendo alla formazione di un falso io. Il processo oltre
ad essere facilmente utilizzato in presenza di asimmetria di
ruolo (frequenti sono in questo senso i comportamenti familiari
o scolastici), viene utilizzato anche fra pari in presenza di
conflittualità di competizione . E' un processo molto
pericoloso, perché è una
falsificazione della
reale identità della persona , ed una falsificazione
della "realtà", con tutte le conseguenze del
caso.
Comunicazione tangenziale 45
E' di tipo pseudo-consolatorio. Dimostra chiaramente l'incapacità di
rispondere direttamente e adeguatamente all'attesa della situazione
comunicativa.
La risposta tangenziale è inadeguata
all'intervento verbale proposto, accentuando un'aspetto della
situazione che ha carattere incidentale, chiaramente marginale
nell'esperienza che l'interlocutore dimostra di avere della situazione.
L'esempio del bambino che corre incontro alla maestra mostrandogli
una lumaca appena raccolta e la maestra che gli risponde "corri
a lavarti le mani (o disegnala subito sull'album!) dimostra chiaramente
la difficoltà di
trasparenza e di assertività comunicativa dell'insegnante.
In questo caso l'insegnante fa emergere ciò che è nello
sfondo, invece di concentrarsi sull'esperienza centrale della
comunicazione con l'accettazione o con il rifiuto.
Scuola e famiglia sono il luogo paradossale di parecchi di questi
errori comunicativi anche nei casi di educazione e insegnamento "democratico" e
aperto. Eric Berne ha infatti sottolineato la paradossalità di
questo comportamento, presentando una strategia di cambiamento:
l'Analisi Transazionale, con la quale imparare a riformulare
correttamente il linguaggio tenendo presente i registri interni.
La mancanza di una cultura e di una
formazione alla comunicazione
e ai processi verbali del linguaggio comunicativo , porta
ad errori fondamentali di incongrue attribuzioni identitarie
e di incompetenze meta-comunicative.
E' proprio
sul processo di scambio verbale e delle sue qualità ,
che si può agire in modo determinante sulle prestazioni
comunicative sia degli allievi che degli insegnanti e dei formatori.
Pochi mettono in dubbio che l'educazione, ed in particolare
la
formazione poggino essenzialmente i loro interventi sullo
stabilirsi di una relazione con le persone che sono loro confidate.
L'educazione oggi e la formazione domani, hanno la necessità di
contare su soggetti professionali formatisi lungo tutti gli assi
della comunicazione, della relazionalità, oltre agli assi
delle conoscenze e della didattica. E'il senso delle proposte educative
e formative che dà la misura del grado di
competenza del processo di comunicazione a cui bisogna mirare. E'
fondamentale in questo caso tenere sotto controllo
46:
- l'adeguatezza
comunicativa al punto di partenza da cui gli allievi si muovono,
- un
continuo feed back dei risultati temporanei,
- l'analisi
e la risoluzione degli ostacoli incontrati,
- l'attenzione alle incomprensioni e alle difficoltà dei
rapporti organizzativi ed interpersonali,
- la riformulazione
degli obiettivi iniziali rispetto a quelli effettivamente via
via perseguiti. Il senso delle proposte,
va accompagnato sempre ad una
comunicazione
di senso e ad
una reciprocità di progetto
e di comunicazione formativa.
Note
38 Gli anni '70 e '80 hanno
visto in Italia un grande interesse nei confronti di una pedagogia
del linguaggio verbale e non verbale. Le influenze di una pedagogia
non autoritaria (C. Rogers, Neill...) hanno attraversato diversi
processi di comunicazione e di relazione educativa. Ricordiamo
in particolare il classico di L. Lumbelli, et alii, Pedagogia
della comunicazione verbale, Angeli Milano, 1978, di cui
siamo debitori in questo capitolo. Sono dello stesso periodo
anche tutte le nuove ricerche sul linguaggio al seguito del modello
pragmatico ( J.R. Searle, Atti linguistici, Torino Boringhieri,
1976, J. L. Austin, in M. Sbisà, Gli atti linguistici, Milano
Feltrinelli, 1978), del modello etnografico e degli studi sociolinguistici,
(Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione ,
Bologna Il Mulino 1969) , del modello filosofico ( la ripresa
degli studi su Wittgenstein, W.P. Alston, Filosofia del linguaggio ,
Bologna il Mulino, 1971), del modello cognitivo (C. Castelfranchi
D. Parisi, Linguaggio conoscenze scopi, Bologna Il
Mulino, 1980). Per ciò che concerne la pratica comunicativa
e relazionale negli anni '80 e '90 in poi, la scuola subisce
il fascino dei modelli gruppali e di Team, provenienti da ricerche
americane e francesi. In Italia l'artefice del discorso sono
stati in gran parte Enzo Spaltro, Renzo Carli, Gian Piero Quaglino.
Vengono abbandonate dunque le ricerche sulla comunicazione a
favore della relazione educativa basata sulla dinamica di gruppo
e di team work. Attualmente il panorama internazionale sta rispolverando
i modelli microsociologici (studi comparati, interculturalità,
biografie cognitive e sociali, storie di vita, etnografia delle
professioni). Assistiamo infatti, per associazione, a una ripresa
degli studi sulla comunicazione e sulla relazione educativa.
39 Nel caso siano presenti preoccupazioni di
questo tipo, gli strumenti a disposizione sono complessi o gestiti
dall' esterno, o non ve ne sono addirittura, tanto che si verifica
l'impossibilità di modificare pedagogicamente una situazione
critica. Si confida al destino e al tempo l'onere del cambiamento.
40 Il significato di etno in questa situazione
corrisponde alle diverse comunità, istituzionali, organizzative,
che si occupano oggi del processo formativo.
41 Il problema del doppio legame è uno
dei punti fondanti il processo di una corretta "ecologia" della
comunicazione. A questo proposito vedere G. Bateson, Verso
un'ecologia della mente, Adelphi Milano, 1988; D. Jakson, Eziologia
della schizofrenia, Milano Feltrinelli, 1964; D. Laing, L'io
e gli altri, Firenze Sansoni, 1969.
42 Fare riferimento alla griglia di valutazione
logico-razionale o affettiva, contenuta nel 4° capitolo.
43 Fa parte del processo di meta comunicazione
il processo del doppio legame. Qui vogliamo sottolineare la doppia
valenza cognitiva della strategia. Watzlawick et alii, Pragmatica
della comunicazione umana, Astrolabio Roma, 1971 (1969).
44 D. Laing, A. Esterson, Normalità e
follia nella famiglia, Torino, Boringhieri, 1970.
45 Watzlawick, op. cit.
46 L. Lumbelli, op. cit .