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I Primi Libri sul Karate
Impaginazione&Grafica  a cura di Davide Rizzo
All rights reserved. Hawaii Karate Seinenkai.
Copyright © Graham Noble.(Testo Originale)
Traduzione Alessandra Fornetti


University of Hawai at Manoa Library - Hawaii Karate Museum Collection

Questo articolo apparve per la prima volta in Fighting Arts International, N. 90, 1995 (pagine 19 - 23) e viene riprodotto qui con il permesso dell’autore, Graham Noble. L’articolo non è stato aggiornato, né rivisto. Copyright © Graham Noble. Tutti i diritti riservati.

Prima di questo secolo, quasi nulla è stato scritto sul karate. Nel 1905 Chomo Hanashiro scrisse alcune note sul karate kumite e nel 1908 Anko Itosu scrisse i suoi 10 precetti su poche pagine; nessuno di questi brevi testi fu però pensato per essere pubblicato. Solo quando il Karate fu introdotto in Giappone, apparve il primo libro sul karate.

Karate di Il primo libro fu Ryukyu Kempo Tode del 1922. (Tode era la pronuncia dei caratteri per “mano cinese”, l’antico nome per il karate). Fu scritto da Gichin Funakoshi, karateka di Okinawa ed ex insegnante elementare, trasferitosi in Giappone da qualche mese. Il 53 enne Funakoshi aveva deciso di rimanere in Giappone per insegnare “l’arte nobile del karate” e sull’onda di questo entusiasmo iniziale, si impegnò duramente per mettere assieme questo piccolo libro di poco più di 300 pagine. Come spiegò più tardi in Karate-dō, Il Mio Stile di Vita (Karate-do Ichiro), il libro si divideva in 5 parti: Cos’è il karate; il Valore del karate; praticare e insegnare il karate; l’organizzazione del karate; e Fondamentali e Kata. La parte principale del libro (pg. 63-272) era formata dalla descrizione dei kata (forme) e, a parte un paio di pagine sulla pratica makiwara e l’illustrazione di otto semplici forme, formava l’intero contenuto tecnico del libro. Il karate era ancora un’arte basata, in maniera sovradimensionata, sul kata.

Ci sono alcuni aspetti interessanti in questo libro. Per esempio, la quantità e qualità delle premesse inusuali per un insegnante elementare di Okinawa in Giappone solo da pochi mesi. Il marchese Hisamasa, l’ex governatore di Okinawa, l’ammiraglio Yashiro, il vice ammiraglio Ogasawara, il conte Shimpei Goto, il sottotenente Generale Oka, l’ammiraglio Kanna, il professor Higaonna, e Bakumonto Sueyoshi del “Okinawan Times” ognuno di questi trovò il tempo per scrivere un paio di pagine per Funakoshi.
Sin dall’inizio era riuscito ad attirare, a beneficio del karate, il supporto di persone importanti, contrastando, anche se solo limitatamente, il pregiudizio Giapponese nei confronti della gente di Okinawa e della loro cultura. Il libro conteneva anche la prima storia scritta del karate "anche allora la sua origine era oscura" e, naturalmente, il suo contenuto tecnico è di importanza storica. Anche se, in realtà, la tecnica si può vedere meglio nel secondo libro di Funakoshi, Rentan Goshin Tode – jutsu (1925).

Il motivo sono le immagini Ryukyu Kempo Tode – jutsu era illustrato con disegni di un artista molto conosciuto, Hoan Kosugi. Ma, anche se all’epoca Kosugi era allievo di Funakoshi, poteva avere solo un’esperienza molto limitata del karate e i suoi semplici disegni non esprimevano davvero le qualità fisiche dell’arte. Nel libro del ‘25, Funakoshi posò per tutti i disegni e questo ci dà un’immagine molto chiara della sua arte in quel periodo. E, come ho già scritto (FAI No. 60), per questo motivo è il libro di Funakoshi che preferisco. Si può notare che in questa fase il fondatore dello Shotokan Karate non praticava lo Shotokan. Il suo stile era una versione del Okinawa Shorin Ryu, come lo chiameremmo ora e, anche se i suoi kata non sono puliti come quelli dei maestri contemporanei, appaiono comunque validi esteticamente e tecnicamente controllati.

Karate dokarate doRentan Goshin Tode - jutsu era una versione rivista di Ryukyu Kempo Tode e il contenuto tecnico era esattamente lo stesso: una breve descrizione del makiwara e di alcuni colpi oltre alla descrizione completa di 15 kata. Mancavano due dei pilastri del karate moderno – kihon e kumite infatti allora, in Giappone, erano solo all’inizio. Una struttura della pratica non era del tutto chiara ed è interessante come l’odierno Heian Nidan (allora Pinan Shodan) fosse descritto per primo e mostrato interamente in entrambe i libri. Probabilmente poco dopo il ‘25, Funakoshi decise che 'Pinan Nidan ' era di fatto il kata più basico e cominciò ad insegnarlo per primo. Così il Pinan Nidan diventò Heian Shodan – che, più tardi, servì come modello per l’ancora più basico Taikyoku. Karate-dō Kyohan , generalmente considerato il capolavoro di Funakoshi, uscì nel 1935. Qui si comincia a vedere lo stile Shotokan che stava allora emergendo anche se non troppo, perché Gichin Funakoshi stava ancora posando per i kata e all’età di 65 anni lui stesso non aveva assorbito molto del nuovo stile che si sarebbe mostrato meglio con le nuove generazioni come quella di suo figlio Yoshitaka o Shigeru Egami. Funakoshi comunque fu una sorta di punto di mezzo tra loro e il vecchio karate di Okinawa, e Karate-dō Kyohan rappresenta uno sviluppo rispetto ai suoi libri precedenti. La differenza sta nell’aggiunta delle 86 pagine di kumite e tecniche di auto difesa, tra cui difese contro, coltello, spada, e da seduto. L’enfasi sull’applicazione pratica delle tecniche di karate, più che la semplice ripetizione dei kata, mostrava come le idee Giapponesi di budo (il modo marziale) avevano influito, dopo l’arrivo di Funakoshi in Giappone.

karate doKarate doKarate doDurante il periodo della Guerra, Funakoshi scrisse Karate Nyumon e nonostante sia stato tradotto in inglese nel 1988 e pubblicato con nuovi disegni, non ho mai visto l’originale (se qualcuno di voi ne ha una copia, per favore mi scriva).

L’ultimo libro di Funakoshi è la seconda edizione di Karate-dō Kyohan. La data di pubblicazione è indicata come Showa 33 (??), ovvero 1958, perciò deve essere uscito subito dopo la sua morte nel 1957. Non possiamo essere certi di quanto Funakoshi fu effettivamente coinvolto nella preparazione, dato che dovrebbe aver avuto all’incirca novant’anni, ma scrisse comunque una prefazione e una cosa che emerge è la sua diffidenza nei confronti del karate del dopoguerra. Non è facile comprenderne le ragioni, egli aveva sviluppato i suoi valori in un’altra epoca e ora non era in sintonia con il mondo moderno.

Il karate si era davvero deteriorato? Visto oggi, è difficile vedere come. Forse in termini di "spirito" qualcosa è andato perduto, e il karate ci ha messo un paio d’anni per tornare sui suoi passi dopo la devastazione della guerra, ma non sembra essere una perdita significativa a livello tecnico. Shigeru Egami fu il modello per l’edizione del 1958 di Kyohan e la sua tecnica sembra buona, del tutto simile allo Shotokan di oggi.

Rispetto alla prima edizione, ci furono dei cambiamenti. Furono aggiunti il kata Taikyoku e il Ten no kata, mentre furono rimosse le sessioni sulle tecniche di auto difesa. C’erano alcune pagine sul ippon kumite  e qui si può vedere un decisivo cambiamento nell’enfasi, con l’uso dei piedi come armi maggiori, e alcuni calci a livello di jodan. Era avvenuta la trasformazione dal Tode originale di Okinawa di Funakoshi del 1922 al Shotokan karate.

I libri di Funakoshi sono unici nel mostrarci questo sviluppo. Non è il caso di un Maestro come Choki Motobu, per esempio, il cui karate non ha mai raggiunto la popolarità del Shotokan di Funakoshi. Quando Motobu morì non lasciò uno stile organizzato e per questo motivo il karate che si vede nei suoi libri aveva raggiunto l’apice dello sviluppo o almeno non aveva bisogno di essere sviluppato ulteriormente, dato che si era dimostrato valido per lui.

Si diceva, così come sosteneva anche Gichin Funakoshi, che Choki Motobu fosse analfabeta. Nonostante ciò mise assieme, in un modo o in un altro, due libri e, anche se aveva dovuto dettarne i contenuti ad uno studente, il sentimento e la tecnica sembrano i suoi. 

I due libri, Okinawan Kempo Tode-jutsu Kumite–hen (1926) e Watashi-no Tode-jutsu (1932), sono piuttosto brevi, rispettivamente di 58 e 100 pagine.

A quel tempo, la pratica del karate era concentrata sui kata. Al contrario, non era permesso studiare la tecnica applicata al combattimento contro un avversario (kumite). Come notò Kenwa Mabuni, “un giovane insegnò a se stesso a lottare da solo, non aveva sensei per questo”. In questo senso, Choki Motobu, concentrandosi sui metodi del kumite, rappresentava un caso singolare tra gli insegnanti di karate. Molti di questi metodi erano i suoi e aveva molta esperienza nei combattimenti che gli dava un vero fondamento. Se si confrontano i libri di Motobu con, ad esempio, la seconda edizione di Karate-dō Kyohan dove gli attacchi sono fatti a distanza, Motobu sembra invece agire da molto più vicino. Le tecniche che usa sono semplici e d’effetto e fa uso di pugno, gomito, ginocchia e calci bassi contro i punti deboli dell’avversario. Okinawa Kempo Tode Kumite-hen non aveva nessun kata anche se in Watashi-no Tode-jutsu Motobu mostrava il Naihanchi, l’unico kata che veramente sembrava usare (anche se ne poteva conoscere degli altri).

I libri di Choki Motobu non sono molto conosciuti ma chiarificano alcuni punti del suo karate. Ad esempio, è stato suggerito che insegnava varie tecniche di Tui-te, il sistema che ha in sé contemporaneamente attacchi e difese, recentemente diventate di moda. Queste speculazioni non trovano supporto nei libri; infatti Motobu non mostra, per esempio, nessuna tecnica di difesa. Colpisce sempre e sembra giusto considerare che il suo stile si sia formato nei distretti a “luci-rosse” di Okinawa, dove l’esperienza gli avrebbe insegnato i benefici dell’essere semplici e diretti. 

Anche gli altri pionieri del karate Giapponese, Kenwa Mabuni (Shito-Ryu) and Chojun Miyagi (Goju-Ryu) scrissero sull’arte. Mabuni fu il più prolifico e scrisse Kempo Karate-dō Sepai-no-Kenkyu (1934) e Goshin Kempo Karate-do Nyumon (con Genwa Nakasone, 1938). Sepai-no-Kenkyu, come suggerisce il nome stesso, era uno studio del kata Sepai. Mabuni mostrò il kata e di seguito le sue applicazioni con Yasuhiro Konishi. Probabilmente, questo è stato il primo libro che analizzava il kata in questo modo e conteneva anche la prima pubblicazione dell’antico manoscritto Bubishi. Chojun Miyagi non scrisse molto tranne il suo famoso saggio Karate-do Gaisetsu apparso nel 1934.

Tutti i libri sopracitati furono scritti dai maestri di Okinawa venuti in Giappone. I karateka Giapponesi stavano ancora imparando l’arte e pochi avevano l’esperienza per mettere assieme un libro. Nisaburo Miki fu un’eccezione e, assieme a Mizuko Takada, scrisse Kempo Gaisetsu nel 1930. Miki era entrato nel Karate Club della Tokyo University nel 1928 e circa un anno più tardi aveva intrapreso un viaggio a Okinawa che diede luogo a Kempo Gaisetsu.

Miki rimase a Okinawa solo per tre mesi ma ebbe la possibilità di incontrare alcuni dei migliori esperti di karate facendo del buon lavoro e portando con sè molti kata, come il Passai-Sho, Chinte e il Gojushiho che allora erano poco (o per niente) praticati in Giappone. Questi kata e alcune varianti come il Yabu-no-Gojushiho (il Gojushiho del Maestro Kentsu Yabu), Kyan-no-Passai (il Passai del Maestro Chotoku Kyan), e Oshiro-no-Seisan (il Seisan del Maestro Oshiro) furono inclusi nel suo libro: è piuttosto importante perché il libro di Miki e Takada è l’unica documentazione contemporanea che abbiamo di questi kata. Sono inclusi anche 3 forme bo (staff) ,il primo trattato stampato di Okinawan kobudo (delle armi), e una descrizione dei diversi articoli che componevano l’equipaggiamento da allenamento allora in uso.

L’unica critica che si può muovere a Kempo Gaisetsu, come anche per il libro di Gichin Funakoshi Ryukyu Kempo Tode, è che si usano disegni piuttosto che foto e, a volte, solo pochi per ciascun kata. 

Secondo me il migliore dei libri pubblicati prima della Guerra fu Karate-do Taikan di Genwa Nakasone del 1938. Sono d’accordo anche due dei maggiori storici del karate contemporanei: Shingo Ohgami lo descrive come “mitico”, mentre per Pat McCarthy è “il miglior libro dell’epoca”.

Karate-do Taikan fu messo assieme da Nakasone che, anche se non era un esperto di karate, desiderava conservare la cultura di Okinawa ed era abbastanza influente da mettere assieme alcuni dei migliori karateka per il suo libro.
I sensei e i loro contributi furono:
- Chomo Hanashiro (1869-1945): Jion kata.
- Shinpan Shiroma (1889-1954): tecniche di attacco e difesa di Karate.
- Kenwa Mabuni (1889-1952): Aragaki Sochin kata.
- Chosin Chibana (1885-1969): Matsumura Passai kata.
- Hironori Ohtsuka (1892-1982): difese con il coltello.
- Shinken Taira (1897-1970): Il bo (staff).

Per ognuno le descrizioni dettagliate erano illustrate da disegni ma c’era anche una grande sezione fotografica che mostrava estratti di kata assieme alle illustrazioni dei manoscritti per Itosu Ten Precepts e Karate Kumite di Hanashiro, queste fotografie fanno del Karate-dō Taikan un libro di grande importanza storica. E’ un libro bellissimo.

Questo materiale di qualità non fu pubblicato per molti anni e solo pochi libri apparirono durante gli anni ‘40 e ‘50. Prima ci fu una guerra e dopo la guerra il mondo del karate ebbe bisogno di alcuni anni per ricomporsi. Dalla metà degli anni ’50 furono pubblicati molti libri e, anche se generalmente brevi, quelli scritti da maestri veterani come Kanken Toyama (1888-1966) e Yasuhiro Konishi (1893-1983) contenevano molto materiale interessante.

Dagli anni ’60 ne comparvero moltissimi, troppi per essere trattati qui. Quelli degni di nota sono:
- Ryukyu Kobudo Taikan (1964) di Shinken Taira, il maestro dell’arte delle armi di Okinawa;
- Karate-dō in due libri (kata e kihon kumite) di Wado-Ryu, fondatore Hironori Ohtsuka;
- i due volumi Karate-dō Shogi (1977) di Hoshu Ikeda, che contiene interessante materiale storico;
- Karate-dō To Ryukyu Kobudo di Katsumi Murakami (1973);
- un libro storico Karate-dō-no-Ayumi  (1984) di Tetsuhiro Hokama;
- Karate-no-Rekishi (1987) di Tokumasu Miyagi, che include un’eccellente bibliografia sul karate;
- il libro di Shosin Nagamine sui capolavori del passato Okinawa-no-Karate Sumo Meijin Den (1986)
- Karate-dō Kata Taikan (1978) di Ryusho Sagakami un libro interessante che contiene tutti i kata: mostra 38 kata, ognuno illustrato nei dettagli ed è davvero un mistero il motivo per cui non sia mai stato pubblicato in inglese.

Un altro libro degno di nota è il bellissimo Okinawa Karate-dō: Sono Rekishi To Gihon, di Kanei Uechi e Shigeru Takamiyagi, fatto uscire a Okinawa dal gruppo Uechi-Ryu nel 1977. Questo libro bellissimo (Shingo Ohgami) del peso di quasi 11 libbre con più di 1300 pagine è composto da 3 parti. La prima, una spiegazione tecnica del Uechi-Ryu, include il Maestro Kanei Uechi mentre mostra i principali 3 kata dello stile. Questa sezione arriva fino a pagina 388; poi, quando la numerazione riprende, da pagina 1 a pagina 663, contiene la storia del Uechi-Ryu di Shigeru Takamiyagi. Anche se da allora è comparso molto materiale nuovo (specialmente sulle radici dello stile nella provincia cinese di Fukien), qui Takamiyagi ha fatto un buon lavoro. E’ un vero peccato che questo materiale non sia stato tradotto e pubblicato in inglese. La terza parte del libro, probabilmente tanto importante quanto le altre due, è un elenco dei maestri di okinawa e dei loro stili e associazioni. Questa sezione è stata usata da molti autori per cercare materiale, spesso senza crediti.



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