In una recente conversazione, il
M° Shirai disse che seguendo una serie di trasmissioni culturali della televisione giapponese sul Bushido e sul libro di Nitobe, aveva tratto motivi di approfondimento e di comprensione del karate do, riflessione sfociata in seguito nella lezione di altissimo livello presentata allo stage di aggiornamento dei tecnici della FIKTA nell'agosto 2012 a Cesenatico. Durante il nostro colloquio il Maestro Shirai manifestò l'intenzione di raccomandare per il corso istruttori e per il corso maestri FIKTA la lettura del testo di Inazio Nitobe, testo che la federazione distribuirà come parte del materiale didattico, e chiese inoltre al
Monaco Koso di tenere una lezione sull'argomento. Benché il libro sia stato scritto e pubblicato per un pubblico non giapponese, con l'intento di gettare un ponte per permettere comprensione reciproca di due mondi differenti, utilizza però dei concetti e una terminologia elaborati dalla tradizione giapponese medievale e che quindi possono creare delle difficoltà di comprensione per un pubblico occidentale, e per questo mi ha chiesto una breve sintetica presentazione. Quello che tenterò di fare sarà di individuare semplici chiavi di lettura, lasciando alla libera scelta di chi è interessato, l'approfondimento dell'argomento sia attraverso lo studio del testo che nella necessaria sperimentazione nel proprio personale vissuto.
Prima riflessione:
E' evidente per chiunque che la società attuale è diversa da quella del tempo feudale del Giappone in cui è stato codificato il Bushido e che occorre affrontare il tema del Bushido tenendo conto delle condizioni di vita attuali, caratterizzate da usi e costumi differenti, oggi infatti al posto della spada ci sono i social network, i tablets, gli smartphone, che ispirano e inducono nelle nuove generazioni, modi di relazionarsi con le persone, non solo in presenza, ma attraverso la rete virtuale, modi dove viene sempre meno l'ingombro della presenza del corpo e dove l'immaginario, i linguaggi sono diversi.
Seconda riflessione: La tradizione ha elaborato nel corso della storia dell'Oriente e dell'Occidente, pratiche e principi che miravano alla realizzazione più alta dell'uomo/donna e della società. Pratiche e teorie hanno dimostrato la loro validità nel preciso momento storico che le ha viste nascere e svilupparsi, ma che lasciano aperta una domanda: "Quelle scuole di vita e di pensiero, quelle pratiche così come furono concepite e adottate, sono ancora efficaci mille, settecento, centocinquant'anni dopo?" Il pericolo è quello di imitare, copiare, assumere schemi di comportamento fuori del proprio tempo e imporli per esempio ai propri allievi, in modo superficiale, senza aver fatto un vero e profondo percorso di maturazione capace di validarne l'essenza.
Per rapportarsi con la profondità autentica del Bushido occorre assolutamente una via di accesso, un filtro, una pratica, una guida, un maestro, che permetta al praticante di appropriarsi di quella parte di verità che vive eterna dentro di sé, "al di là" delle forme, delle strutture, delle convenzioni. Tutto questo richiede un'enorme energia ed amore, oltre che una dedizione totale.
Terza riflessione: Il karate della nostra federazione, è una pratica capace di portare a questa integrazione, a questa realizzazione, ad aiutare la persona a trovare il proprio centro, i propri affetti, emozioni, passioni, a trascendere l'egoismo, a intendere il termine di samurai come "ciò che rende servizio"? Servizio a cosa, servizio a chi? Un servizio a sé, alla famiglia, alla comunità, alla società, a … Se la risposta è sì, allora questa Via è un patrimonio autentico, che richiede un comportamento, uno stile di vita che vi si accordi, e questo è sicuramente uno degli intenti e degli sforzi della Federazione di affermarsi nel cuore e nei comportamenti dei suoi praticanti.
Vediamo allora sinteticamente come attraverso il libro di
Nitobe possiamo rappresentarci il
武士道 - Bushido:
武 bu = guerriero composto da due ideogrammi: tomaru a sinistra che significa dominare e dall'ideogramma di alabarda (hoko) a destra. Il simbolo esprime l'idea di forza guerriera, la cui funzione è quella di soggiogare, dominare, frenare.
士 shi indica l'uomo per eccellenza considerato nella sua valenza spirituale.
Si compone del segno dieci 十 e dal numero uno ichi 一 , da uno a dieci; l'unione dei due indica la completezza, visto che tra l'altro, tra l'uno e il dieci si produce la serie completa dei simboli che compongono la numerazione giapponese.
Bu+shi, cioè bushi esprime l'idea del guerriero come uomo completo, bushi come Uomo completo racchiude in sé l'immagine dell'eroe, del Saggio.
道 dô si legge anche tô o michi. Si compone di un segno che indica l'impronta di un piede, quella del discepolo, un segno che indica un percorso o un sentiero, e un segno che indica la testa di un maestro. L'insieme indica l'apprendimento di una dottrina, di una pratica sotto la guida di una autorità spirituale, di un Maestro.
Il道 dô è la Via che conduce al compimento del Sé, al Satori, all'Illuminazione. Spesso come sinonimo di bushi si utilizza il termine Samurai, dal verbo samuraru o saburaru = servire, in origine detto saburai-ito uomo che serve, e che include l'idea di obbedienza e fedeltà.
In un romanzo inglese ho letto che: "Bushido significa via del guerriero, è il codice di comportamento dei samurai; non si tratta di regole scritte, e nemmeno tramandate oralmente, è il nostro modo di vivere (spiega Minamoto, a figli e discepoli), il Bushido si apprende soltanto attraverso l'azione." Il Bushido è la via di chi combatte per fermare una violenza inutile o negativa, per eliminare ogni sorta di comportamento non giusto e disonorevole. La Via è una cosa viva, che va applicata senza sosta, è quel qualcosa che permette all'essere di trascendere la propria condizione materiale e di ricongiungersi con la propria condizione spirituale interiore ed esteriore. La Via del guerriero è quindi la via dell'uomo nobile che riscopre dento di sé il
Jin 仁(virtù intraducibile a parole che viene resa con benevolenza, ma che sta piuttosto ad indicare ciò che rende l'uomo/donna: Uomo/Donna).
Nitobe sintetizza questo percorso, questa Via, questo Do, come un codice completo di valori o principi che devono essere assunti in toto.
Si compone di sette virtù sono 義 gi - rettitudine, 勇yu - coraggio, 仁 jin - benevolenza, 礼rei rispetto, 誠makoto - onestà, 名誉 (名譽) meiyo - onore e 忠義 Chugi - lealtà-fedeltà.
Se al guerriero manca una di queste qualità non sta camminando sulla via. Per esempio
Gi義 viene detta rettitudine ma questo non rende bene il senso ed il significato che si intende in Giappone. Esattamente Gi è fare la cosa giusta in questo stesso istante, cioè in ogni istante, cioè nell'eterno fluire del presente.
Inteso in questo modo Gi trascende il tempo, il momento, il futuro diviene un eterno presente, e la legge è iscritta interiormente nella persona in modo permanente continuo e ininterrotto.
Questa qualità fonda tutte le altre qualità perché per fare la cosa giusta occorre:
勇yu - coraggio, 仁 jin - benevolenza, 礼rei rispetto, 誠makoto - onestà, 名誉 (名譽) meiyo - onore e 忠義 Chugi - lealtà-fedeltà, se manca anche solo in parte una di queste qualità non c'è più Gi - rettitudine vera, quindi non c'è l'uomo completo.
Questa tensione non scritta è continuamente richiesta a chi cammina sulla Via del Guerriero, al Bushi. Quanto detto per Gi vale per tutte le altre qualità così come sono intese nel Bushido.
Quindi nell'ideale del bushi, il combattimento giusto è l'azione dell'uomo superiore, del saggio, dell'uomo realizzato, l'uomo interiormente libero, perché solo l'uomo realizzato si comporta correttamente al di là di condizionamenti o interessi.
Nulla è regalato alla condizione umana, la
"Genesi" dice: "… guadagnerai il tuo pane col sudore della fronte"… e chi cammina sulla Via lotta incessantemente, pena la caduta. Quindi occorre sì praticare duramente, ma per l'occidente, per capire questa legge non scritta del
Bushi, legge che si forma pedagogicamente sin dalla prima infanzia, occorrono anche le spiegazioni, la teoria, le giuste indicazioni. Per questo occorre lo sforzo della comprensione anche attraverso lo studio, persino per un giapponese del mondo d'oggi.
Il
Bushido è un fenomeno sociale culturale che dura da almeno sette secoli durante i quali ha conosciuto una continua evoluzione, continuo adattamento, incessante perfezionamento, ma se le forme esteriori della società sono cambiate, se è cambiato il modo in cui si manifesta, i valori ed i principi del
Bushido sono rimasti identici. Tutto dipende dal livello di comprensione e di realizzazione di chi sceglie di camminare su questa Via, e di
come cammina sulla Via.
Occorre riflettere profondamente sul detto di Confucio: "
Dalla via non ci si può separare per un solo istante, se ci si potesse separare non sarebbe la vera Via."
Occorre molta attenzione nell'accostarsi, nel valutare e nel giudicare la cultura di un popolo; e soprattutto occorre evitare di fermarsi alle sue apparenze esteriori, il
Bushido è profondamente intriso dei valori dello
Shintoismo, del
Buddismo, del
Confucianesimo.
Ad esempio il monaco Zen Takuan interpreta e spiega il
Bushido alla luce del buddismo. Nel periodo Tokugawa si ha una grande influenza delle dottrine confuciane sul bushido che viene anche chiamato:
Kôshi to bushi = la via di Confucio e del Guerriero. Il lungo periodo di pace, che si instaura in questo periodo favorisce l'approfondimento del bushido come via di realizzazione spirituale.
L'influsso del confucianesimo disciplina l'impetuosità guerriera armonizzandolo con il culto delle lettere e delle arti. Questo tuttavia non produsse un decadimento dei valori marziali, legati alla purezza dell'azione ma favorì al contrario la manifestazione di valori più profondi della sensibilità giapponese.
Il
furyû è un insieme di sentimenti che include il distacco - la solitudine -
sabi, che si accompagna all'amore di ciò che è semplice. Il sabi procura la gioia di sapere essere ricco con poco (
wabi). La solitudine permette all'occhio interiore di risvegliarsi e scoprire l'incanto e la meraviglia delle cose: il mistero che si svela in un fiore …
Yûgen è l'incanto delle cose che parlano il linguaggio dei simboli. Un breve componimento poetico o un rapido tratto di pennello tentano di cogliere lo
yûgen sul punto di … La fragilità delle cose è percepita dallo sguardo del Saggio. Questo sentimento comune a tutte le cose è il
mono no aware, per esempio, la commozione di fronte alla fioritura dei ciliegi …
Il Samurai oltre alla spada impara anche l'arte della calligrafia (vedi
Musashi). Soprattutto, durante l'epoca Tokugawa, l'armonia ideale tra la forza marziale e la sensibilità viene coltivata attraverso la doppia disciplina
bun – bu…
L'ideogramma Bun è costituito da segni che rappresentano un coperchio che copre qualcosa che racchiude un elemento prezioso. Quindi bun da intendere non come cultura nel senso moderno di lettere – cultura nozionistica, ma come sentiero della saggezza, come il culto della sapienza (
chi) del cuore attraverso il silenzio della meditazione o dell'agire impeccabile, che non viene messo davanti ma che traduce un tipo di vita coerente.
Bun bu: il pennello per scrivere e la spada per combattere.
Nell'azione l'uomo si diversifica perché scopi e intenti dell'agire sono diversissimi e contrastanti, e poiché le cose che si raggiungono non corrispondono mai esattamente a ciò che si vuole, si passa continuamente da un desiderio ad un altro. La serenità viene colta nella contemplazione. Il contemplare è un cammino a ritroso, purtroppo è così difficile che pochi riescono ad andare fino in fondo, ma perseverando si arriva ad un punto oltre il quale non si può più procedere e allora si trova la pace, si trova quello che molti hanno raggiunto prima, si trova che i due cammini si ricongiungono.
La quiete nell'azione, e l'azione nella quiete: 無心 Mushin = mente vuota, Muga = non io.
La disciplina della concentrazione della mente mira ad una sola cosa, al superamento (inteso come andare "
al di là") dell'io con le sue paure e i suoi perché, dell'io/ego con le sue simpatie e le sue avversioni.
Una volta liberata la coscienza, l'azione esce, zampilla spontanea. Da questa condizione deriva 無 念 Munen, non pensiero, inteso come: non vi è più nessun pensiero che si interpone tra le cose e la conoscenza delle cose. L'azione proviene allora direttamente dal Cuore, o meglio dall'aver svuotato il Cuore ovvero dalla chiarezza stessa del risveglio.
Mushin, Muga, Munen sono le basi sulle quali riposa la virtù essenziale del Guerriero.
Se si vuole seguire la Via occorre una totale disponibilità dell'essere. Cercare qualcos'altro è senza interesse.
Lo stesso vale per qualsiasi Dô.
Oss
Luciano Puricelli