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Intervita al Maetro Kase, Settembre 2002 Sappada
Intervista al Maestro T. Kase - Abbeverarsi alla fonte

A cura di Luciano Puricelli
i testi sono (c) dell'autore tutti i diritti riservati

kase sappadaIl Maestro Kase in occasione dello stage tenutosi a Sappada nel mese di Settembre 2002 ha voluto lasciare una traccia del passato raccontando alcuni aneddoti dei suoi maestri e del suo passato: “ Siamo nel Febbraio del 1944, avevo ottenuto una lettera di presentazione dal maestro Hironishi e mi presentai al Shoto dojo del Maestro Gichin Funakoshi ( 1868 - 1957 ). Praticavo da una settimana quando il Maestro Yoshitaka - chiamato anche Gikko ( 1906 - 1945 ), terzultimo figlio del Maestro Gichin Funakoshi che , nel 1934 aveva sostituito Takeshi Shimoda assistente del padre deceduto, mi si parò di fronte. “ Il Maestro Yoshitaka senza proferire una parola eseguì, dalla posizione heisokudachi (posizione in piedi) una prima volta al rallenti, maegeri frontale, richiamò la gamba mantenendo l’hikiashi (ginocchio sollevato al petto) e senza appoggiare estendeva la gamba lateralmente per fare yokogeri, poi dalla gamba stesa ruotava con il corpo per fare un calcio circolare (mawashigeri). Al ritorno del calcio, appoggiava la gamba al suolo, dimostrando una grande padronanza muscolare e un notevole controllo mentale del proprio corpo. Poi, improvvisamente, eseguiva le stesse tecniche con una velocità e un kime inimmaginabili.

"Quello che noi studenti abbiamo visto era solamente il bianco bagliore del karategi esplodere in tre direzioni. Non erano la gamba e il corpo che noi percepivamo muoversi, io, a due metri di distanza era come se fossi stato investito da un forte vento capace di spostarmi.

"Sono passati 57 anni eppure mi sembra ieri, e quella sensazione è ancora viva nella mia mente e nel mio cuore. Quella era l'immagine e il livello tecnico del vero karate-do e quella immagine ancor oggi, a 73 anni, mi spinge a cercare e a migliorare la mia tecnica, con più velocità, più kime.

"Poi, dopo questa incredibile kermesse, il Maestro Yoshitaka tornò a sorridere, rilassato, come se nulla fosse accaduto. Scioccato avevo ammirato una tecnica bella, pulita, come qualche cosa di non umano. La “quarta dimensione”. Come cercava più tardi di spiegarci, il karate non è solo forza fisica o eleganza, ma vi è in esso un mistero, qualche cosa di trascendente, un livello che il karateka cerca di cogliere e conseguire, ammesso che sia disposto a cercarlo. Lo Shoto Dojo era stato realizzato, nel 1937, grazie all’intervento dello stesso Yoshitaka che aveva raccolto i fondi dagli allievi del padre Gichin, che nel 1922 aveva lasciato Okinawa per adempiere alla sua missione di presentare il karate in Giappone. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, 1945, lo Shoto dojo viene incendiato da uno dei tanti disastrosi raid aerei.
In quel periodo ero ufficiale marina e mi ero sottoposto a uno speciale allenamento per divenire un kamikaze.
Sei mesi dopo, Yoshitaka sensei moriva.

“Terminata la guerra (1946) alla "Sensho University", famosa per l'economia, sotto insegnamento di Hironishi sensei praticai karate delle 8 della mattina sino alla sera, altro che studi! Il lunedì, al dojo dell'università insegnava lo stesso Gichin Funakoshi, accompagnato qualche volta dal figlio maggiore.
Ero incaricato, da vero deshi (allievo), di andare a prendere e riaccompagnare Funakoshi sensei, che era già anziano. Da buon allievo lo salutavo sempre con “oss sensei” e gli portavo il suo keikogi avvolto in uno scialle. Egli parlava molto sottovoce e io cercavo di capire quello che mi diceva sui vari aspetti del karate.
"Funakoshi sensei vestiva in modo molto tradizionale con un kimono nero, hakama, un cappello nero e zori (zoccoli) molto alti a un dente solo, come si usava nei tempi passati! Asseriva: “Non metto gli zori altissimi per aumentare la mia statura ma per migliorare il mio senso di equilibrio”. Non passava certo inosservato, visto l'abbigliamento piuttosto compassato, in una società, quella giapponese del dopoguerra, che mirava alla americanizzazione in tutti i sensi".

Quello era ieri. Oggi? Iniziai la pratica dello shotokan in quel lontano giorno del 1944, sono passati 58 anni. Nel dopoguerra entrai nella J.K.A. (Japan Karate Association) fondata da Masatoshi Nakayama (1913-1993) nel 1949, e partii poi per la Francia, un pò la mia seconda patria.

Il karate-do JKA era molto diverso da quello che avevo praticato con Yoshitaka.
Mi ponevo delle domande: come mi dovevo allenare per raggiungere quella esplosività, forma, velocità e kime che avevo sempre negli occhi da quel giorno del 1944 quando Yoshitaka sensei eseguì quella sua kermesse di geri, che si intravedeva anche nei kata.

Poi finalmente ho capito: bisognava analizzare e comprendere la storia del karate. Stando alle sue stesse parole, Gichin Funakoshi aveva per compagno di scuola alle elementari, il figlio del maestro Azato. All'età di 13 anni viene presentato al maestro Azato che lo accetta come allievo. Il maestro Azato, proveniente da una famiglia di nobile rango, aveva avuto l'educazione di un samurai, sia culturale che alla pratica delle arti marziali, ed era al servizio della famiglia reale al castello di Shuri, inoltre fu uno dei primi nobili a liberarsi del ciuffo alla cinese. Alto, largo di spalle, era un perfetto studioso ed esperto di karate e kendo.

Era un insegnante molto esigente e non si accontentava facilmente dei risultati del suo allievo. Spesso passavano anni prima che a Funakoshi fosse permesso di imparare un nuovo kata.

Un altro insegnante di Funakoshi, amico di Azato, è stato Yasutsune Itosu, importante funzionario del vecchio governo che, ritiratosi dal servizio nel 1885, insegnava karate a pochi studenti scelti, a casa sua. Itosu era di statura media, ma aveva un torace possente, un fisico di granito e una straordinaria forza nelle braccia. Itosu poteva schiacciare una spessa canna di bambù con la stretta della sua mano, simile a una morsa. Sotto la guida di Itosu, Funakoshi continuò ad approfondire lo studio e la conoscenza del karate. Proprio per la sua struttura corporea, il maestro Itosu aveva tecniche piccole e molto potenti. A un certo punto il maestro Taiji Kase si pose la domanda: Come mai Kenwa Mabuni, fondatore dello Shito Ryu, e il maestro Gichin Funakoshi, entrambi allievi dello stesso Itosu, avevano uno stile di karate così differente? Come si sa le posizioni dello shito ryu sono più raccolte di quelle dello shotokan. Capii allora che la differenza consisteva nel fatto che il vero maestro di Funakoshi era il maestro Azato.

"Azato era un nobile samurai esperto di kendo, della scuola Jigen ryu tramandata a Okinawa dal clan Satsuma, esiliato nell'isola a seguito della sconfitta col clan Tokugawa. Lo jigen ryu si caratterizzava per l'impiego di tecniche molto grandi, incredibilmente potenti , veloci ed efficaci”, giustamente come dice il Maestro Kase: Ô waza “Inoltre, continua il Maestro Kase, Azato era stato allievo del Maestro Sokon Matsumura,responsabile militare presso la famiglia reale a Shuri, ed esperto di jgen ryu.

Un esempio: il kata Sochin del maestro Sokon Matsumura era grande e ampio, diverso da quello trasmesso da Itosu. Difatti, dice il maestro Kase, a Okinawa si parlava di “Sochin Matsumura” . Quindi la tecnica del maestro Gichin Funakoshi, benché sia stato anche allievo del maestro Anko Itosu, si iscrive genealogicamente e storicamente nella tradizione che procede da: Sokon Matsumura, Azato, Gichin Funakoshi e da suo figlio Yoshitaka, e continuata oggi dal Maestro Taiji Kase. Quando il maestro Gichin Funakoshi si trasferisce da Shuri, Okinawa, in Giappone, ottiene sì un grande successo personale, suscitando l'interesse di molti esperti di arti marziali, tra cui lo stesso Jgoro Kano, ma ha inoltre la possibilità di entrare in contatto con il budo giapponese, e immediatamente si rende conto dell'altissimo livello che essi erano in grado di esprimere, specialmente nell’arte della spada.

Capisce che bisogna elevare l’arte del karate al livello di quella del budo, ed è qui che l’opera del figlio Yoshitaka si rivela fondamentale. Yoshitaka opera quel cambiamento rivoluzionario, includendo nella tecnica la ricerca della “Quarta dimensione” grazie alla quale, per esempio, un esperto di kendo poteva esprimere una tale concentrazione di energia da permettergli di tagliare un elmo da guerra con un colpo di katana (dimostrazione effettivamente avvenuta davanti all’imperatore del Giappone)”

Dice il Maestro Kase:Okuyama, assistente del Maestro Yoshitaka Funakoshi, si muove in questa direzione e ha enormemente influenzato il mio karate”. Quando mi allenavo con Yoshitaka sensei pensavo che l’Ô waza fosse il punto di arrivo per sviluppare la velocità, l’esplosività, il kime. Oggi sono convinto che se il Maestro Yoshitaka fosse vivo avrebbe continuato la sua ricerca rivoluzionaria, andando oltre.

Ô waza per me è solo l’inizio, una parte del percorso che deve abbracciare tutto. Tra tecnica grande ( Ô Waza ) e tecnica piccola (Ko Waza ) dal punto di vista dell’energia non ci deve essere differenza. Ô waza prepara, al limite, ko waza che meglio si adatta all’applicazione in combattimento, però attenzione, io credo che per cominciare a studiare seriamente questi concetti, questo mio karate ( Shotokan Ryu Kase Ha Instructor Accademy ), occorre una base di 20 – 30 anni di lavoro tradizionale shotokan, senza la quale è molto difficile aver costruito quell’energia necessaria per esprimere tali livelli. Per esempio: Yoshitaka sensei quando mostrava il suo tsuki aveva le mani aperte alla distanza utile per ko waza, ma quando arrivava ti bucava. Non spingeva il pugno come fanno molti, penetrava. Ve lo assicuro. Con un cambiamento indecifrabile trasformava Ko in Ô. Questa visione mi ha accompagnato per tutta la vita. Anch'io non avevo capito a quel tempo. Oggi, 55 anni dopo, mi rendo conto che è questa la “Via” per acquisire qualche cosa in più, per andare più in là. Raggiungere un livello così alto è possibile ma occorre pensare e praticare la “Via” del karate-do, come budo, non come sport. Il Maestro Gichin Funakoshi e suo figlio Yoshitaka hanno dato questa direzione, in particolare Yoshitaka e i suoi più stretti assistenti hanno parlato di quarta dimensione e di Ki, energia, 2 – 3 principi, ma molto chiari

Il colloquio, intervista, lezione di storia, come volete chiamarlo termina qui.



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