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FRAMMENTI DI TRADIZIONE GIAPPONESE 1
FRAMMENTI DI TRADIZIONE GIAPPONESE
A cura di Luciano Puricelli - I testi sono © dell'autore tutti i diritti riservati
Prima Parte
Il Giappone nel 1868 proclama lo Shintoismo Religione di Stato

Poiché lo Shintoismo è intimamente connesso con il sistema di valore e col modo di pensare ed agire della gente e dell'intera Nazione Giapponese, ci sembra opportuno sfiorare quelle tematiche che possono ampliare ed allargare il nostro programma culturale e farci meglio comprendere alcuni concetti del pensiero giapponese che, se da un lato nella pratica del Karate-Do sono espressioni tecniche, da un'altro punto di vista nascono ed operano in un contesto più ampio e generale e fanno parte del vivere quotidiano. La storia dello Shinto antico si trova in due opere fondamentali ed al tempo monumentali: il "KOIGIKI " ed il " NIHON SHOKI ".

Il loro contenuto è simile: il KOIGIKI comprende la Mitologia e tratta dei primi 33 Sovrani, mentre il NIHON SHOKI oltre alla Mitologia fornisce notizie di carattere storico fino al 41° Sovrano.

Nello Shinto, come in ogni altra religione, il punto di partenza è nella genesi, ovvero concerne l'origine e la creazione del mondo vista in chiave simbolica e mitologica. Immagine All'inizio era il Caos, una confusione estrema tra Cielo e Terra, ma poco a poco i due elementi si differenziarono: l'ALTO ed il BASSO. Il cielo che costituiva l'elemento più puro fluttuava, delimitando così il regno della Divinità, mentre il resto si espandeva verso il basso.

Giunsero allora i KAMI: le Divinità asessuate, ma le prime generazioni scomparvero come per incanto e lasciarono il posto ad una generazione di Kami composta ciascuna da una coppia: Maschio e Femmina, Fratello e Sorella, gli ultimi dei quali si assunsero il compito di creare il mondo.

IZANAGI - no - MIKOTO e sua sorella IZANAMI - no - MIKOTO, armati di una magnifica alabarda ornata di pietre preziose, si diressero verso il "Punto Fluttuante del Cielo": l'Arcobaleno dai sette colori, donde potevano contemplare il magma informe. Immersero l'alabarda in fondo al mare e coscienziosamente l'agitarono in tondo; quando essi tolsero l'arma sacra le gocce di sale che colavano si cristallizzarono e formarono la prima delle Isole dell'Arcipelago Giapponese: la piccola Isola di Onogoro.

Izanagi e Izanami discesero allora per visitare questa prima terra e senza attendere posarono le fondamenta della prima costruzione, piantarono un palo intorno al quale girarono diverse volte prima di accoppiarsi. Da questa unione nacquero le principali 14 Isole del Giappone e le 35 Divinità della natura, ecc. .

Questa breve e molto sintetica descrizione introduttiva degli " INIZI " , ovvero della fondazione del mondo si articola già come un rituale. Il gesto che compie il KAMI, il DIO, verrà puntualmente ripetuto dall'uomo nelle sue pratiche miranti la propria realizzazione. Ad esempio: Izanami ed Izanagi che girarono diverse volte intorno al palo, il centro, prima di dare origine alle altre Isole è una tecnica comune a tutte le culture religiose, poiché il fatto di girare attorno ad un luogo determinato, con precise modalità, permette di assorbire l'energia del luogo, trasferendola dentro di se facendo del proprio corpo un " Tempio", il luogo sacro che permetterà all'adepto di ripetere l'esperienza del contatto personale con gli Dei proprio per tramite e grazie al corpo, ecc. .

Perché tutti i grandi Maestri dicono che bisogna mantenere la tradizione, e perché ancora dicono che i Kata non devono venire cambiati ? E' bene che ognuno che continua a praticare il Karate Tradizionale si dia le proprie risposte e continui a cercare. Comunque ritornando al nostro al nostro soggetto, notiamo inoltre che la nascita del Giappone comincia e coincide con la creazione dello SPAZIO, del territorio.

Di sfuggita facciamo notare che la comprensione dello spazio, soprattutto quello prossemico, lo Spazio Vitale, è uno degli elementi fondamentali dello studio del Kumite. Nella mitologia giapponese il mondo all'inizio è descritto come caotico, disordinato e pericoloso, ma seguendo un itinerario l'eroe (il DIO), combatte con i mostri, stabilisce la posizione delle montagne, dei fiumi, da agli esseri il loro nome, trasformando l'Universo in una immagine simbolicamente regolata, assimilabile e controllabile dall'uomo.

Il MITO traduce cioè l'operazione ordinatrice che la Cultura Giapponese nel corso della sua prima storia ha effettuato nel territorio. La cultura come un modello per la perpetuazione del gruppo sociale postula il proprio ambiente e la società produce lo spazio che le è proprio e questo spazio è la condizione della sua esistenza come società. Fondamentalmente questo Spazio può essere: Articolato e Inarticolato, ovvero costruito cioè ordinato, disordinato o selvaggio. In ogni caso lo spazio in Giappone viene vissuto nella sua dimensione di perfetto equilibrio armonico e rispettoso dei due aspetti. Il mondo Coltivato è lo spazio dell'uomo, è la sua dimensione attiva, nella quale interviene, opera, produce, il mondo Selvaggio è lo spazio non umano, il mondo dei morti, dei mostri degli Dei. Il Principiante farà lo stesso, studierà la tecnica in modo da disciplinare le proprie sensazioni interne e le proprie azioni fino a creare ed a strutturare la propria identità collegandosi con la Tradizione e la storia che gli ha permesso una tale realizzazione. Lo Spazio, il Territorio, è dunque il primo elemento che lega l'uomo con la sua storia, col passato e con la trascendenza. Per l'uomo delle società arcaiche il fatto stesso di vedere nel mondo un valore religioso, egli vive infatti in un mondo creato dagli esseri soprannaturali, ed in questa prospettiva si avverte che gli antenati, anche se possono sembrare esseri Naïf, primitivi, erano caratteri "Interi" che non avevano nulla di quel miscuglio di debolezza, complicazione e corruzione che caratterizza la media degli uomini della nostra epoca. L'antenato è l'origine e la norma spirituale, per i suoi discendenti la personalità essenziale, qualcosa di perfetto, ciò che noi dovremmo essere o ciò che noi dovremmo divenire perché lo siamo. La fedeltà a questo modello è come essere fedeli a Dio, ci obbliga a mantenere una profonda connessione ed identità all'idea divina dalla quale proveniamo e che è la Legge e lo Scopo della nostra vita. La parola giapponese KAMI letteralmente significa " Il posto più in alto " ; e nel linguaggio sacro significa "Divino" " Spirito ", "Principio Cosmico ".

Lo Shintoismo viene definito KAMI - no - MICHI " VIA DEGLI DEI" Il che implica che è anche la Via dei nostri antenati. L'uomo deve perciò rimanere nella condizione della perfezione originaria, egli deve vedere negli antenati e persino nei parenti prossimi ciò che è perfetto; che un defunto sia divenuto un Kami significa ch'egli si è ricongiunto al proprio prototipo celeste, di cui era stato quaggiù la manifestazione senza dubbio precaria, ma in ogni caso reale. Verrebbe qui da domandarsi che cosa vuol dire per noi Occidentali esporre nel Dojo la fotografia del Maestro G. Funakoshi e perché viene fatto il saluto nella sua direzione se in qualche modo non si hanno nozioni di cultura tradizionale giapponese dei significati che tale cultura vincola. La realizzazione dell'Uomo con il Kami determina e condiziona quindi le modalità della sua esistenza, il divino ha un suo spessore non solo psicologico ma anche reale, ha un suo spazio, uno spazio sacro. E' questa spaccatura operata nello spazio che consente il costituirsi del mondo.

Quando il sacro si manifesta afferma una realtà assoluta, rivela il CENTRO ed un ORIENTAMENTO in base al quale viene ordinata in quanto non ancora fondata. E' questo un punto di estrema importanza poiché nulla si può fare, senza una legge, senza un orientamento preliminare. La scoperta di un punto fisso, di un centro equivale alla creazione del mondo. Per essere abitato il mondo deve essere fondato. Il RITUALE con il quale l'uomo costruisce uno spazio sacro infatti è efficace nella misura in cui riproduce l'opera degli Dei. Per esempio la storia di Roma inizia con la fondazione della città, e in ogni tempio, città, casa, palazzo, Dojo, evidenziano ciascuno con le proprie modalità, un medesimo e fondamentale simbolismo: esprimono tutte l'esperienza fondamentale dell'essere al mondo, dell'essere in un mondo organizzato e significativo.

Stabilizzarsi da qualche parte anche costruendo semplicemente una casa rappresenta allora una grande decisione che coinvolge l'esistenza dell'uomo, egli deve creare il proprio mondo ed assumersi la responsabilità di conservarlo e rinnovarlo. Non si cambia facilmente abitazione perché non è facile abbandonare il proprio mondo.
Oss
Luciano Puricelli

Shinjtzu - Interviste - Storia


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