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Kata Sincronizzato
Hiroshi Shirai - Scintille di Genio
A cura di Luciano Puricelli - I testi sono © dell'autore tutti i diritti riservati
La foto del maestro Shirai fa parte dell'archivio D.Rizzo
La Potenza della Semplicità
Stage nazionale insegnanti tecnici Fikta, Busto Arsizio, gennaio 2004. Ogni anno ha una sua caratteristica, un suo sapore, una sua forza, una sua energia, è come un albero in fiore, benché l'albero sia sempre lo stesso, lo spettacolo si rinnova, rapisce e lascia sempre incantati: è il karate, il nostro karate, per noi è così.

Le sue radici sono solide, noi che ci incontriamo siamo invecchiati, no direi maturati, di un anno, però i sorrisi le emozioni, hanno sempre la stessa bellezza, anzi mi sembra che la luce negli occhi dei vecchi amici sia sempre più nuova, più chiara. Il maestro ci divide, due gruppi di lavoro, dal quarto dan in su lavoreranno la prima giornata con il maestro Hidetaka Nishiyama, gli altri con il maestro Takeshi Naito, il giorno seguente i 2° e 3° dan saranno con il maestro Hidetaka Nishiyama, e l'altro gruppo seguirà il maestro Hiroshi Shirai.

lo traduco in italiano le parole e i concetti espressi dal maestro Hidetaka Nishiyama, mentre nell'applicazione ho il piacere di lavorare con Dino Contarelli, con lui si è costretti a migliorare anche se non si vuole! Come sempre il maestro Hidetaka Nishiyama dice che il tempo a disposizione è poco ma che farà del suo meglio per trattare a fondo i temi a lui richiesti.

Quest'anno parla di asse, di centro, di energia che sgorga dall'interno, di espansione del ki che nasce dalla concentrazione e dalla respirazione. Kime wazaDurante il lavoro, percepisco dietro di me l'intensità dell'azione del maestro Shirai che, attento, osserva con occhio acuto ogni dettaglio, e pesa ogni parola ogni gesto ed espressione del maestro Nishiyama. Spesso sorride in segno di approvazione, e non è un sorriso di circostanza, è un sentimento spontaneo, di contentezza. Anche il maestro Nishiyama se ne accorge, e finito di spiegare, va da lui direttamente, per puntualizzare ancor più il proprio pensiero.

Questo gruppo il giorno dopo si allenerà con il maestro Shirai, io continuerò ad assistere il maestro Nishiyama con l'altro gruppo, e allora, poi, a Milano chiedo al maestro Shirai di illustrarmi il programma da lui svolto. Mi guarda, sorride e mi dice vieni in ufficio (che è poi il suo dojo intimo e personale), che parliamo.

Senza preamboli, diretto, immediato, mi dice che quello che io ho fatto è l'applicazione pratica, diretta, efficace esplosiva di quello che ha spiegato ieri teoricamente il maestro Nishiyama. " Innanzitutto, il kihon. Io penso,dice il maestro, che a questo livello di praticanti sia interessante studiare il kihon e le tecniche di base con un partner " Al mio sguardo interrogativo, il maestro Shirai parte improvvisamente Yoriashi kizami tzuki gyakuzuki kiai.
Capisco subito che per me è una giornata fortunata!

E il maestro sussurra: " kime waza diretto ".
Sono colpito dalle sue parole e dai suoi gesti, e mi rendo conto che capisco. Geniale mi dico, perché vedo un filo diretto tra kihon, applicazione, esperienza e teoria, e soprattutto è chiaro! Ma il maestro continua: " cosa fare contro questo gyakuzuki? Per esempio kotai (schivata senza parata) e contrattacco yoriashi gyakuzuki. In questo modo posso fare seriamente allenamento di velocità, scatto, potenza del kime, sfruttando la pressione verso terra, la contrazione massimale e decontrazione, uso dell'hara".

È brillante, in un esempio, il maestro ha illustrato e condensato tutti punti e i concetti analiticamente esposti il giorno prima dal maestro Nishiyama, e capisco che anche se esegue una tecnica semplice, nella sua profondità può includere tutto.

Il maestro Shirai parla poco, ma fa, dimostra, e in questo suo fare c'è tutto.
Mi osserva, vede se sono in grado di seguire questo suo modo di "non dire", ma estremamente esplicito e perspicace e continua: " Oppure un'altra situazione: yoriashi kizami tzuki gyakuzuki, zanshin, kizamizuki".

Mentre i suoni escono dalla sua bocca veloce si sposta da un punto all'altro della stanza. "Contro questo, per esempio: kotai yoriashi due volte e poi contrattacco".

Mi rendo conto allora che con kotai (spostamento senza parata) il maestro vuole mettere enfasi nello spostamento (body dynamic), nel muovere il corpo.
Soprattutto, l'hara deve operare in modo adeguato in modo da poter sostenere in maniera compatta il corpo, altrimenti l'applicazione perde forza.

Il maestro è contento, si vede che ama quello che mi sta insegnando, in quei momenti è una sola cosa con la tecnica, non vi è spazio per il pensiero, la sua è un'azione spontanea, fluida e potente.

Poi continua, "Un'altra situazione che ho fatto studiare è attacco di kizamizuki gyakutzuki, yoriashi kizami gyakutzuki. Contro questo, 3 volte kotai poi gyakutzuki per contrattacco." Poi aggiunge: "Qui, nello spostamento dell'energia, del ki, devi avere forza nelle anche e nei glutei, accompagnata da una forte espirazione, kiai, allora puoi sferrare un attacco diretto. La stessa situazione si può allenare cambiando la tecnica finale di attacco, per esempio con yoriashi maegeri o mawashigeri e oikomi gyakutzuki"

" Tutto questo per 30 minuti senza tempi morti, è un allenamento durissimo" Dopo di questo dice: "Siamo passati alla seconda parte: kihon kata bunkai dei kata taikyoku, heian shodan, nidan, sandan, yodan, godan, tekki shodan, con applicazione omote e ura e poi happo bunkai di tekki shodan, questa seconda fase è durata 60 minuti".

I Bunkai di tutti kata dello stile shotokan sono il frutto di una ricerca che il maestro Shirai ha condotto per più di dieci anni, nella quale ha analizzato non solo la singola tecnica di ogni kata ma anche l'intima struttura dei collegamenti tra tecnica e tecnica, in rapporto a spazio, tempo, situazioni, strategie, avversari, ritmo.
Lavoro analitico minuzioso, sul campo, non solo teorico, nel quale ha riversato i suoi 50 anni di pratica seria e sincera.

" I bunkai omote e ura dei kata heian fino a tekki shodan, dice il maestro, sono stati insegnati nei raduni nazionali dal 2000 al 2003, e tutti gli istruttori li devono conoscere. Con il 2004 si partirà con lo studio bunkai omote e ura dei kata superiori". "Nella terza fase ho fatto studiare tecniche kumite seguendo il principio fondame del maestro Nishiyama: uso massimale esfruttamento della pressione verso terra di tutto il corpo, respirazione e spostamento rapido usando ken sei".

Il maestro mi guarda e aggiunge seriamente: "ken sei: io faccio un gesto in modo da provocare la reazione dell'avversario, allora lui si concentra su questo e dimentica quella che era la sua intenzione e quel che voleva fare, a questo punto c'è un kyo, allora in modo risolutivo si attacca.

A seconda delle reazioni dell'avversario questa azione può dare origine a: kake no sen, shikake waza sen, kusushi waza sen, sassoi waza sen"
Nella pratica questi tipi di illustrate e allenate con tecniche di braccia perché, dice il maestro Shirai, " Gli istruttori possono coglierle con più facilità, sarà poi compito di ognuno quello di assimilarle, studiarle, approfondirle nella propria palestra".

Dal profondo del cuore posso solo ringraziare il maestro Shirai per la sua gentilezza e sensibilità e per questa magnifica lezione, diretta, "da cuore a cuore" nello spirito più puro del karate tradizionale.

Questo incontro continua con la discussione dei prossimi impegni e prospettive internazionali della Federazione, però questa è un altra cosa.
Oss
Luciano Puricelli

Shinjtzu - Interviste - Storia


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