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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Rapporti stage tecnici FIKTA
Salsomaggiore 23/24 Gennaio 2010

A cura di Davide Rizzo

“SHIN GI TAI”
STAGE TECNICI
A SALSOMAGGIORE 23-24 gennaio 2010


Palazzetto dello Sport di Salsomaggiore gremitissimo per l’appuntamento nazionale annuale del Raduno Tecnici, al quale nessuno vuole mancare per la ricchezza di spunti di lavoro e riflessione che offre. L’allenamento inizia dalla base, il kihon di 1° Dan, di 2° Dan e così via.

Attraverso lo studio preliminare del kihon il M° Shirai richiama subito l’attenzione di tutti su alcuni aspetti: la necessità di concentrarsi su ogni singola tecnica per verificare i punti dove la nostra esecuzione è debole, carente, “poco pulita” .

E ancora, non dare mai nulla per scontato, non lasciarsi prendere dalla trappola degli automatismi.
Curare invece la forma, la dinamica, la transizione, la potenza e quindi lo sviluppo dell’energia e, soprattutto, l’atteggiamento mentale, zanshin.

L’esercitazione, eseguita sempre in coppia, richiama la necessità, osservando l’altro, di riflettere sul proprio karate.
La forza… Il karate, per essere vero, deve esprimere forza ma soprattutto deve sviluppare energia. Anche l’esecuzione lenta deve curare questo aspetto: kihon come kumite, la massima armonia e fluidità abbinate all’efficacia.

Quando ci si allena lentamente bisogna sempre eseguire le tecniche con il massimo della forza: solo così si potrà raggiungere maggiore efficacia anche durante l’esecuzione veloce di una tecnica, di una sequenza di tecniche, di un kihon o di un kata.
Il Maestro non si stanca di ripetere che sembra facile, ma qualcuno ancora non sa fare bene e, quindi, bisogna allenare e allenare… facendo sempre sul serio, controllando ogni volta che il corpo faccia quello che la mente ha pensato.
Mente, tecnica, corpo - shin gi tai - come una cosa sola.

Dal Kihon ai Kata bunkai di base: KISO KATA. Il cerchio si chiude: è la conclusione di un ciclo.
Magistrale sintesi dello studio dei kata bunkai di base, da Taikyoku, agli Heian fino a Tekki Shodan, un patrimonio di conoscenze che il M° Shirai ha elaborato dal 2000 ad oggi, passando attraverso l’approfondimento e lo studio dei tanti aspetti che il bunkai offre.
Ciò che colpisce è la chiarezza con cui egli presenta la sintesi dello studio del bunkai dei kata di base, offrendo indicazioni sulla direzione della nostra ricerca-studio-allenamento.

Che cosa comporta lo studio del kata come forma? Significa lo studio di ogni singola tecnica considerandone tutti gli aspetti: postura, posizioni, direzione dello sguardo, focalizzazione del bersaglio, fluidità dei movimenti (dinamica), potenza, kime, zanshin…

Inizialmente, come base, bisogna pensare al kata come forma in ogni suo aspetto, allenandolo in tutte le sue parti (omote e ura) per arrivare a padroneggiarlo perfettamente affinché diventi “nostro”, solo allora si potrà puntare l’attenzione sulla fase successiva, quella dello sviluppo dell’energia che possa poi essere utilizzata nel combattimento. Solo quando la mente è libera dal pensiero della forma può concentrarsi sull’energia e, quindi, anche sull’applicazione. Lo studio dell’applicazione comporta l’allenamento di ogni singola tecnica omote e ura, finché non la si controlli perfettamente, dimostrando di saperla eseguire con la massima velocità con fluidità, forza, senza incertezze o esitazioni.

Successivamente, si passerà allo studio dell’applicazione di una sequenza di tecniche, omote ed ura, sempre con la massima sicurezza, fino a passare allo studio del bunkai di tutto il kata, omote e ura.
Il passo seguente sarà quello dello studio del bunkai del kata, alternando omote e ura secondo una sequenza prestabilita. Fino all’obiettivo di arrivare al livello più alto, ossia di eseguire il bunkai alternando indifferentemente omote e ura, senza uno schema prefissato, secondo la situazione e la necessità. Solo così il kata e il bunkai non saranno più “in affitto”, ma apparterranno davvero pienamente a chi li esegue.

Possedere una tecnica significa saperla eseguire nell’immediatezza, con il massimo della velocità e in ogni situazione. Partendo proprio dai kata di base, tutti i praticanti, dai maestri ai loro allievi, ha detto il M° Shirai, devono essere in grado di eseguirli allo stesso modo, senza difficoltà, per poter passare ai kata superiori
.

Lo studio prosegue con GANKAKU, ENPI, UNSU: stessa logica, identico, meticoloso allenamento.
Il Maestro propone l’approfondimento di alcuni aspetti del kumite.

Atteggiamento mentale: KI SEN, cioè l’intenzione di fare SEN (KI = scelta di tempo, SEN = anticipo).
Vengono proposte alcune situazioni per l’allenamento: chi prende l’iniziativa agisce pensando a SEN; chi si difende fa KAKE NO SEN, cioè anticipa la tecnica dell’avversario interrompendone l’azione.

Per il difensore l’allenamento consiste nel percepire l’intenzione dell’attaccante anticipandolo con KAKE NO SEN.
Nella fase successiva, invece, l’attaccante dovrà neutralizzare il KAKE NO SEN del difensore facendo UKE KIME in una situazione di GO NO SEN.

Questo allenamento serve, per chi prende l’iniziativa, ad essere sempre pronto alla difesa, anche durante l’attacco, se si presenta la necessità.

Un altro allenamento proposto è: chi prende l’iniziativa vuole fare SEN e si accinge ad attaccare, ma percepisce l’intenzione dell’avversario di fare KAKE NO SEN e lo anticipa con SEN-SEN NO SEN.
Questo allenamento è di altissimo livello, perché l’attaccante dev’essere sempre pronto, durante la fase di attacco, ad anticipare in ogni istante qualunque azione dell’avversario: ciò richiede massima determinazione e un elevatissimo livello di zanshin.
Il “filo” che lega i due avversari non si deve mai spezzare: bisogna mantenere sempre alta la tensione per essere pronti in ogni momento a qualunque risposta.
Il senso dell’allenamento era proprio la cura dell’aspetto dello zanshin, cioè entrambi gli avversari rispettivamente nel ruolo di iniziativa (KAKE WAZA) o risposta (OJI WAZA), devono mantenere lo stesso atteggiamento mentale KI SEN: prevedere l’attacco dell’avversario e, appena c’è una possibilità - una situazione di KIHO fisico o mentale - devono portare la tecnica definitiva.

Nel kumite il ruolo di attaccante e difensore cambia continuamente, a seconda della situazione entrambi devono cercare di portare la tecnica in anticipo rispetto all’avversario.

Due giorni di intenso lavoro ma, come sempre, trascorsi in un batter d’occhio: la sensazione è quella di non avere esaurito gli argomenti, ma di avere approfondito un’altra delle tante sfaccettature del karate che il Maestro ha esplorato.

Anche in quest’occasione il Maestro ci ha mostrato la profondità del lavoro da lui svolto in questi anni e l’ampiezza del compito che ogni buon tecnico deve svolgere costantemente, senza mai abbandonare la passione per la ricerca.

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LA RICERCA INFINITA DEL SUPERAMENTO DEL PROPRIO LIMITE

Programma intensissimo allo stage di Kata Bunkai di Desio, le tre ore previste, diventate quattro, sono volate come in un soffio.
Quando il Maestro Shirai si congeda qualcuno, incredulo, sussurra: «Ma come, è già finito? Pensavo fosse solo l'intervallo!».


Il tracciato nel quale ci conduce il Maestro è avvincente.
Dallo stage Tecnici, al corso di Kata Bunkai, una sottile linea collega i due eventi, che diventano parte di un unico programma. Un inizio è in medias res: si parte subito dal punto in cui ci siamo lasciati a Salsomaggiore. Studio dei Bunkai di Tekki Shodan. L’esecuzione dei Maestri della FIKTA è esemplare, poi tutti si applicano subito nello studio e nell'allenamento, dove non c'è molto tempo per provare, quindi, massima concentrazione e poi ecco un nuovo compito.

Così si avvicendano le dimostrazioni dei Maestri, sotto la guida e lo sguardo attentissimo del M° Shirai, nelle esecuzioni di Tekki Nidan,Tekki Sandan, Jitte, Kanku Sho, Hangetsu, Bassai Sho, Hajime, Omote e ura senza interruzioni.
Una codifica definitiva e una sintesi conclusiva. Si fa così, sembra dirci il Maestro: queste sono le regole.
Il kata è forma, ma per essere vero deve esprimere energia ed ecco che il Bunkai diventa kumite, li paziente studio dei M° Shirai, trasmesso e approfondito costantemente attraverso stage e gare, in questi anni ha portato alla codificazione di uno straordinario patrimonio di conoscenze tecniche.

Come un immenso puzzle scomposto in tanti piccoli pezzi, questo aspetto dei karate è stato studiato, setacciato, allenato ed acquisito in ogni singolo particolare. La codifica del Bunkai di tutti i kata si è presentata ormai in forma pressoché definitiva, pare dirci il ,Maestro li cerchio si chiude, così la fine coincide con il principio e si riparte di nuovo, tornando sullo stesso percorso con una nuova consapevolezza.

Lo studio del kata deve essere vero ogni volta fare sul serio, non fare finta, dice sempre il Maestro Shirai. “Il karate è via di sincerità” recita il Dojo Kun. Nella pratica dei karate non bisogna mentire a se stessi, accontentandosi dell'apparenza. E necessario ricercare l'autenticità, il superamento dei propri limiti, di schemi consolidati che, se all'inizio sono sinonimo di certezza, con la crescita tecnica possono costituire una gabbia e un impedimento alla liberazione della nostra energia. Questo richiede il coraggio di essere sempre autentici e sinceri soprattutto con se stessi.

Lo studio dei kata è personale: il gesto tecnico viene da dentro, esprime la nostra personalità. Immaginare se stessi in azione, a questo serve l'allenamento in coppia: mentre uno esegue, l'altro guarda e pensa a ciò che c'è di positivo o di negativo. L’automatismo nell'esecuzione non deve diventare abitudine, Il "possedere" il kata significa farlo proprio.
Ognuno di noi deve arrivare a conoscere il proprio margine di miglioramento e sforzarsi di superare ogni volta il limite raggiunto. Questo è il karate, la ricerca infinita del superamento del proprio limite.
Non e solo ricerca della perfezione fine a se stessa, la perfezione della forma porta con se la dinamica che a sua volta è legata alla transizione, alla forza l'insieme di tutte queste sfaccettature mira alla massima espressione cieli' energia che è dentro di noi.

E così il kata diventa kumite e la forma acquista vita, esprime forza, sincerità.

Il Maestro Shirai ci ha lasciato un compito: insegnare il karate come una disciplina severa, come educazione al rispetto delle regole.
E le regole codificate in modo chiaro e sperimentate su noi stessi, vengono trasmesse dal Maestro come un grande patrimonio a tutta la FIKTA, sta a noi farne tesoro e continuare lo studio in questa direzione.

Grazie Maestro!
Oss. Giorgio Gazich
Tabella Stage Tecnici

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