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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Rapporti stage tecnici FIKTA
Salsomaggiore 29/30 Gennaio 2011

A cura di Davide Rizzo

STAGE TECNICI
A SALSOMAGGIORE 29 - 30 Gennaio 2011
Lo studio dell'essenzialità

Anche quest’anno lo Stage tecnici FIKTA ha riservato grandi sorprese. Affollatissimo come sempre, il tatami è animato sin dal primo mattino, ci si riscalda con grande anticipo... vista la temperatura esterna. Il M° Shirai è già presente e si prepara fisicamente, dopo i saluti di rito, si parte dallo studio del kihon, la base. 1°, 2°, 3°, 4° dan: il Maestro propone la sequenza di combinazioni per i vari livelli.

La lezione è sempre teorica e pratica allo stesso momento: mentre si guarda, si pratica, si pensa, si riflette su ciò che si sta facendo. Mente e corpo sempre collegate, perché solo così si può migliorare. Massime l’attenzione e la concentrazione, il tempo è tiranno e due ore passano in gran fretta.

Il programma è intenso, sembra dirci il Maestro tra le righe, non c’è tempo da perdere. La metodologia di lavoro è sempre molto efficace: dimostrazione, osservazioni, pratica. Con meticolosa precisione il Maestro osserva, corregge, evidenzia gli aspetti della postura e della forma che determinano lo sviluppo del potenziale di energia che è dentro ciascuno di noi.

Si studia la precisione della forma: piede anteriore e posteriore, postura, direzione dello sguardo, posizione del gomito. Studio della forma non fine a se stessa, ma in funzione dell’energia.

Molte cose dovrebbero essere scontate, sembra dirci il Maestro, e tuttavia ogni volta vale la pena di sottolineare le caratteristiche essenziali. Egli segue con attenzione l’esecuzione degli esercizi correggendo “al millimetro”, perché nella dinamica del movimento, a seconda della tecnica da eseguire, il corpo ha dei punti strategici dai quali si può sviluppare oppure disperdere la forza. Ed è questa la novità: rivedere ogni cosa alla luce dell’essenzialità, alla ricerca della massima espressione di energia.

Niente di nuovo, apparentemente, ma ricerca sempre più in profondità delle basi di una pratica consapevole: questo il senso del kihon così riproposto. Lo studio e la pratica del kihon servono per sviluppare il kime, cioè la forza di impatto. Ogni tecnica va eseguita prestando attenzione al bersaglio, alla compattezza finale.

FONDAMENTALE vuole dire appunto questo: studio della base, perché è da lì che bisogna partire.

Si parte con il Kihon di 1° dan, rivisto in modo da sviluppare le tecniche in sequenza, senza interruzione tra una combinazione ed un’altra. Il kihon si studia in ogni particolare, dalla precisione del mawate, alla direzione del pugno, alla posizione del baricentro. Il risultato deve essere un’esecuzione fluida, senza esitazioni, precisa, sicura. Solo cosi il karate è “bello”, perché è espressivo, comunica emozioni.

Con questa meticolosa precisione si studia il kihon fino a 4° dan. La didattica del Maestro, come sempre, è esemplare: per i tecnici lo stage è non solo un’imperdibile occasione di allenamento ed arricchimento personale, ma anche fonte di preziose indicazioni per l’attività di insegnamento.

La scuola del M° Shirai si caratterizza anche per questo aspetto: c’è un modello di insegnante non solo sotto il profilo metodologico/didattico, ma soprattutto sotto il profilo tecnico. E il Maestro ha uno sguardo per tutti, per ciascuno e per l’insieme, uno stage è anche un’occasione per fare un bilancio sul livello tecnico generale di un corpo di tecnici. È bello rivedersi anche per verificare “ a che punto siamo”, cosa quanto mai utile ed importante. Il Maestro invita tutti a riflettere sul proprio livello di preparazione tecnica e questo è un grandissimo stimolo a non “mollare mai” per mantenere sempre altissimo il “minimo”.

Si passa poi allo studio dei kata e del bunkai. Vengono proposti lo studio del kata e dell’Engi Bunkai di Gojiushodai, Enpi, Gankaku, Kankudai, Kankusho, Sochin, Unsu.

Il kata si deve eseguire con attenzione alla forma, all’applicazione, passando dall’una all’altra senza esitazioni. Solo così si può dire di SAPERE FARE  e non solo di SAPERE! La pratica costante è l’unica via per acquisire sicurezza nell’esecuzione, solo così si potrà liberare l’energia e il karate sarà “bello”.

Si passa poi allo studio e alla pratica del kumite.
L’allenamento si è basato su tre situazioni:

1^ SITUAZIONE:
ATTACCANTE: WAZA, attacco diretto con tecnica lunga.
DIFENSORE: OJI WAZA (risposta)
GO NO SEN: AMASHI WAZA (togliere la distanza durante l’attacco ed effettuare il contrattacco), oppure UKE WAZA (parata e contrattacco)
TAI NO SEN (sen no sen - parata contemporanea all’attacco dell’avversario)

2^ SITUAZIONE:
ATTACCANTE: iniziativa di attacco con tecnica composta (due tecniche).
DIFENSORE: OJI WAZA
GO NO SEN: AMASHI WAZA, oppure UKE WAZA
TAI NO SEN (sen no sen)

3^ SITUAZIONE:
ATTACCANTE: SHIKAKE WAZA: crea una situazione (attraverso una finta - ENKA -o una combinazione di tecniche - RENZOKU WAZA - oppure con tecniche che creano      instabilità, come deashi barai, seguite da una tecnica - KUZUSHI WAZA) per portare la tecnica definitiva, cioè TODOME finale.
DIFENSORE: OJI WAZA
GO NO SEN: AMASHI WAZA, oppure UKE WAZA
TAI NO SEN ( sen no sen)

In tutte e tre le situazioni, il difensore può sempre anticipare l’azione dell’attaccante: KAKE NO SEN (SEN NO SEN).
Provando molte volte le diverse situazioni - di attacco, difesa, studio della distanza, del tempo e della strategia - sicuramente il kumite viene da sé ed è facile intuire l’ intenzione dell’avversario.

La cosa più importante, dice sempre il Maestro, è allenare, provare, studiare, fintanto che tutto viene naturale. Ma ogni volta è necessario fare attenzione al bersaglio, alla forza di impatto, alla distanza, alla precisione ed all’efficacia delle tecniche. Però a tutto questa bisogna dedicare tempo, passione, energia, solo così il nostro karate sarà vero.

Alla fine delle due giornate di stage il Maestro raccomanda lo studio. Questa è la nostra base, da qui si parte per proseguire nel perfezionamento e nello studio. Un buon tecnico deve padroneggiare con grande sicurezza queste tecniche per poi poterle trasmettere ai suoi allievi.

QUESTO È IL NOSTRO COMPITO PER IL 2011!

Allo Stage tecnici ha partecipato il M° Watanabe che ha avuto il compito di allenare i giovani agonisti. La sua simpatia, la capacità di comunicare con ogni centimetro del suo corpo – con lo sguardo, la mimica, l’espressione del volto, il tono della voce, la sua schietta risata – ha coinvolto davvero tutti, attratti dal suo singolare ma efficacissimo modo di trasmettere il karate.

Il M° Watanabe ha inteso dare dei suggerimenti, delle indicazioni per la nostra pratica: «Voi avete in Italia dei bravissimi tecnici, tra i migliori al mondo, e la fortuna di avere con voi il M° Shirai»  e ci ha proposto alcuni aspetti sui quali soffermare la nostra attenzione e sui quali fare poi gli approfondimenti, ciascuno nel suo allenamento.

L’allenamento si è incentrato sullo studio della rotazione delle anche, con specifici esercizi. Nell’allenamento del kata ha prestato attenzione all’aspetto della spazialità, in funzione dello studio dell’energia e dell’applicazione nel kumite.

Studio della distanza, della scelta di tempo, dell’intenzione dell’avversario, il M° Watanabe ha insistito sulla necessità di non legarsi a schemi prefissati, ma di inventare soluzioni nuove a seconda della situazione e dell’avversario.

Con la sua versatilità, creatività e straordinaria espressività, ha proposto un karate molto legato anche alla vita concreta, a situazioni di difesa personale in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi ogni giorno. La sua capacità di osservazione della natura e del mondo degli animali è diventato uno strumento comunicativo efficacissimo ed originale.

Soluzioni nuove, un karate che ognuno deve adattare al proprio fisico e “cucire” su se stesso e approfondire. Anche da parte sua, quindi, indicazioni interessantissime per un compito da svolgere nel corso dell’anno.

Grazie Maestro!
Oss. Giorgio Gazich

Tabella Stage Tecnici

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