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KUJIKERUNA
Non cedere, non mollare mai
Alla mia età - 27 Giugno domenica ore 9.00
I testi sono degli autori
L'afa veneziana, che tardava ad arrivare, si è tuttavia presentata come
una maledizione proprio ieri mattina. Oppure come una prova.
Sono distrutta, mentalmente e fisicamente. Non rinuncio a questo stage per puro senso del dovere e per dignità nei confronti di Susanna che vuole a tutti i costi venire a vedermi.
Non è un momento facile. So che il maestro l'ha capito. Lo sa: la sua frase in pizzeria, a fine stage, era stata lapidaria:"Se l'anno prossimo Anna e Chika ci saranno ancora...".
Eppure non ho mai pensato di lasciare...Però i momenti di difficoltà, di debolezza e di paura sono forti.
E allora io non mollo. Non mollo mai.
E ieri è stata veramente una prova. Però ho vinto io.
Appena uscita di casa, le gambe cedevano da sole mentre "scalavo" il ponte dei Tre Archi. "Non deve essere un alibi, "sto cazzo di ponte!". Già...ma io non ce la faccio. 43 anni e sentirli tutti, dal primo all'ultimo, in questo momento della mia esistenza. Fare i conti con il corpo che non ha più la resistenza né dei 20 né dei 30.
E' il vero momento della resa dei conti al giro di boa della vita, con il fisico che non risponde più ai comandi, le ginocchia che cedono dopo 10 minuti di corsa, le giunture che partono. Che casino.
A metà Kihon il maestro inizia a parlare un'altra lingua. L'impostazione ad un livello molto più alto rispetto alle capacità ed alle nozioni acquisite finora dalle cinture colorate mi manda in tilt: mi sembra di essere scesa alla stazione di un paese straniero.
Quando poi ci mettono a fare i kumite con le nere, allora mi dico:"adesso vado a casa." E sudo. Fa un caldo boia. E sudo, e resisto, e le tossine evaporano insieme all'energia negativa. Come un miracolo. E resto. Non so cosa sia accaduto.
Come continuare a camminare in un sentiero in montagna dopo essersi tolti dalle spalle uno zaino di trenta chili.
E nei kumite (pur non comprendendo una mazza) tiro pugni, faccio parate e stringo la pancia per non sentire il dolore dei pugni della Marina sullo stomaco.
Il maestro Bacchin ci insegna il quarto kata. Lui non mi conosce. Io sì, mi conosco, e il mio andare in panico per paura di sbagliare è un conto in sospeso con me stessa. E infatti la battuta ultima del mio Maestro ( "sarai anche fuori concorso pubblico, ma esistono i concorsi privati") la interpreto a modo mio.
Un concorso, una piccola guerra privata contro una Santini che non deve essere. Chiamatelo bipolarismo, chiamatelo come cazzo vi pare. Io ci convivo. E vinco io.
Vinco anche contro quel cazzo di Ponte dei Tre Archi che, tornando a casa, riesco a fare quasi di corsa.
-Sai, Susanna, mi ha fatto bene andare allo stage oggi... -Era ovvio, mamma...
Karate no shugyo wa issho de aru
Il Karate si pratica tutta la vita
Oss
Da Davide:
Molto bello, è vero, l'età avanza per tutti così come la consapevolezza che il Dovere verso noi stessi va mantenuto, lottare per il proprio onore, per la propria vita.
L'onore di far parte di un piccolo sparuto gruppo che si riconosce in un Maestro spacca balle, riconoscersi negli occhi di chi "ci prova" sempre e comunque essendoci sempre!! vince se stesso e ristabilisce criteri di valutazione e di autostima.
Lo so mia " anziana" e graziosa allieva, lo so, conosco questa fatica è la fatica delle verdi e blu spesso marroni e nere 1,2,3,4,5 dan che siano, è una fatica che distrugge le negatività, una fatica che costruisce le fondamenta e si radicalizza nel proprio DNA.
Susy alla fine ha vinto, ha vinto anche lei nel vedere l'esempio.
Una ultima cosa se al posto di Tre Archi fossero stati cinque ce l'avresti fatta?
Credo proprio che siano quegli scalini a farti comprendere l'importanza di scalarli uno ad uno.
Oss vincitrice di molti concorsi pubblici o privati che siano sei una splendida concorrente....... e lo sai :-) e poi è assolutamente vero....
Karate no shugyo wa issho de aru
Il Karate si pratica tutta la vita
Aggiungerei KUJIKERUNA Anna KUJIKERUNA!!
I testi sono degli autori
L'afa veneziana, che tardava ad arrivare, si è tuttavia presentata come
una maledizione proprio ieri mattina. Oppure come una prova. Sono distrutta, mentalmente e fisicamente. Non rinuncio a questo stage per puro senso del dovere e per dignità nei confronti di Susanna che vuole a tutti i costi venire a vedermi.
Non è un momento facile. So che il maestro l'ha capito. Lo sa: la sua frase in pizzeria, a fine stage, era stata lapidaria:"Se l'anno prossimo Anna e Chika ci saranno ancora...".
Eppure non ho mai pensato di lasciare...Però i momenti di difficoltà, di debolezza e di paura sono forti.
E allora io non mollo. Non mollo mai.
E ieri è stata veramente una prova. Però ho vinto io.
Appena uscita di casa, le gambe cedevano da sole mentre "scalavo" il ponte dei Tre Archi. "Non deve essere un alibi, "sto cazzo di ponte!". Già...ma io non ce la faccio. 43 anni e sentirli tutti, dal primo all'ultimo, in questo momento della mia esistenza. Fare i conti con il corpo che non ha più la resistenza né dei 20 né dei 30.
E' il vero momento della resa dei conti al giro di boa della vita, con il fisico che non risponde più ai comandi, le ginocchia che cedono dopo 10 minuti di corsa, le giunture che partono. Che casino.
A metà Kihon il maestro inizia a parlare un'altra lingua. L'impostazione ad un livello molto più alto rispetto alle capacità ed alle nozioni acquisite finora dalle cinture colorate mi manda in tilt: mi sembra di essere scesa alla stazione di un paese straniero.
Quando poi ci mettono a fare i kumite con le nere, allora mi dico:"adesso vado a casa." E sudo. Fa un caldo boia. E sudo, e resisto, e le tossine evaporano insieme all'energia negativa. Come un miracolo. E resto. Non so cosa sia accaduto.
Come continuare a camminare in un sentiero in montagna dopo essersi tolti dalle spalle uno zaino di trenta chili.
E nei kumite (pur non comprendendo una mazza) tiro pugni, faccio parate e stringo la pancia per non sentire il dolore dei pugni della Marina sullo stomaco.
Il maestro Bacchin ci insegna il quarto kata. Lui non mi conosce. Io sì, mi conosco, e il mio andare in panico per paura di sbagliare è un conto in sospeso con me stessa. E infatti la battuta ultima del mio Maestro ( "sarai anche fuori concorso pubblico, ma esistono i concorsi privati") la interpreto a modo mio.
Un concorso, una piccola guerra privata contro una Santini che non deve essere. Chiamatelo bipolarismo, chiamatelo come cazzo vi pare. Io ci convivo. E vinco io.
Vinco anche contro quel cazzo di Ponte dei Tre Archi che, tornando a casa, riesco a fare quasi di corsa.
-Sai, Susanna, mi ha fatto bene andare allo stage oggi... -Era ovvio, mamma...
Karate no shugyo wa issho de aru
Il Karate si pratica tutta la vita
Oss
Anna Santini
________________Da Davide:
Molto bello, è vero, l'età avanza per tutti così come la consapevolezza che il Dovere verso noi stessi va mantenuto, lottare per il proprio onore, per la propria vita.
L'onore di far parte di un piccolo sparuto gruppo che si riconosce in un Maestro spacca balle, riconoscersi negli occhi di chi "ci prova" sempre e comunque essendoci sempre!! vince se stesso e ristabilisce criteri di valutazione e di autostima.
Lo so mia " anziana" e graziosa allieva, lo so, conosco questa fatica è la fatica delle verdi e blu spesso marroni e nere 1,2,3,4,5 dan che siano, è una fatica che distrugge le negatività, una fatica che costruisce le fondamenta e si radicalizza nel proprio DNA.
Susy alla fine ha vinto, ha vinto anche lei nel vedere l'esempio.
Una ultima cosa se al posto di Tre Archi fossero stati cinque ce l'avresti fatta?
Credo proprio che siano quegli scalini a farti comprendere l'importanza di scalarli uno ad uno.
Oss vincitrice di molti concorsi pubblici o privati che siano sei una splendida concorrente....... e lo sai :-) e poi è assolutamente vero....
Karate no shugyo wa issho de aru
Il Karate si pratica tutta la vita
Aggiungerei KUJIKERUNA Anna KUJIKERUNA!!
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