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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Lettera al millepiedi Parte Seconda
I testi sono degli autori
CeolinMONICACiao Millepiedi, come vedi ho mantenuto la promessa e ti sto riscrivendo per raccontarti come vanno le cose in palestra.

Nella precedente lettera ti ho raccontato che mi incasinavo nei movimenti e che non riuscivo a coordinare tutti i gesti che dovevo compiere, bene oggi ti scrivo che ieri sera durante la lezione di Goshindo ho colto una mia peculiarità: penso!
Si, penso a cosa devo  fare e come, perdendo così lo stato di tensione che prepara alla successiva tecnica. E' una delle tante cose che devo togliere.
Ho detto al Maestro che questa incapacità mi fa arrabbiare e lui ha risposto ermeticamente con la parola “Magia: vedere l'attacco”.
Fosse facile riuscirci sempre e con velocità, con quella esplosività tanto richiesta;  non è nelle corde quotidiane, non è una di quelle cose che facciamo tutti i giorni come mangiare, dormire, camminare per strada; le parate e gli attacchi richiedono un qualcosa in più che deve nascere da dentro e che devo aiutare ad uscire.

E a chi posso chiedere consiglio per questo? A chi ne sa qualcosa sulle difficoltà di movimento perché deve superare 1000 ostacoli.

Sposta il piede destro poi il sinistro, prima quello davanti poi quello dietro che va di là, va in diagonale poi dritto,...... e che sono una giostra?
Che ne so io su come girarmi, io vado a destra e sinistra spostandomi e basta, non penso cosa muovo o cosa devo muovere. Bene, sul tatami deve essere uguale solo che l'obiettivo è non prendere un pugno o un calcio; a questo facile vero?

A chi fa questo da anni viene normale, è parte di quell’essere, ma ancora questo non mi appartiene; allora ti chiedo “spiegami: che cosa sentirò quando anche per me sarà tutto naturale, quando ci sarà quella naturalezza? “
Forse uso un termine sbagliato ma quando sento la mia rigidità e la mia poca abilità nel fare le tecniche  mi “ arrabbio”, o meglio mi monta uno stato di presa di coscienza della mia rigidità fisica e mentale. E questo non lo accetto!
Ecco è non accettazione, no rabbia; è presa d'atto che sono una persona rigida con me stessa e questo mi frena in molti contesti, mi porta a pensare alle conseguenze e non all'attimo che vivo, e se  credo che il risultato di un mio gesto mi può creare un problema non rischio: Folle, ecco cosa sono!
Sono folle a non provare una cosa nuova e utile, fuori da me tutti provano almeno una volta ad attaccare e rischiano, perché io non dovrei?

Questa lettera è diventata più un mezzo di autoanalisi che non la richiesta di aiuto per capire come superare e poi sentire i cambiamenti.

Una piccola soddisfazione: Mi hanno chiesto cosa serva che io faccia Karate- do, il mio compagno, che è stato il primo a porsi questa domanda, ha risposto:” la rende più sicura e capace di affrontare le difficoltà e sta imparando a rischiare.
E' vero, ci sono momenti che dentro mi sento così, ora quei momenti devo farli uscire, ci vuole ancora molto? Più per il fatto che quando arrivano spingono e non uscendo a volte fanno male (penso che sia come l'attimo prima che nasca un figlio, lui preme per uscire e l'ultima spinta è la più dolorosa ma anche la più forte emotivamente).

Caro Millepiedi ( a cui darò un nome prima o poi – e breve pure - ) ora che so in parte decodificare l'emozione che vivo, ora che ho posto i miei quesiti,ora che mi sono alzata almeno una decina di volte tra una riga e l'altra di questo pezzo, ora che ho osservato il mio giardino e pensato che la sua bellezza sta nell'essere libero e lasciare liberi foglie e fiori ne possederlo e farlo così, ti lascio alla tua giornata e alla tua libertà.

Un'ultima riflessione: come ti ho detto ho osservato fuori la porta e osservato la meraviglia della natura che riesplode nella sua energia manifestata in colori, profumi, boccioli, suoni ma di più calore. Nel praticare karate-do come si manifesta questa rinascita della persona?

Continua....

Monica Ceolin

Tabella testi Davide - Scritti da noi

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