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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Vivere col piacere
I testi sono degli autori
CeolinMONICA Quante volte ci siamo sentiti dire che si devono fare le cose con e per "Piacere"?

Troppe, decisamente troppe. Anche perchè spesso il Piacere va a scontrarsi col "fare perchè è un DOVERE" e questo conflitto rende il nostro agire forzato e mal vissuto.

Davvero noi ci troviamo in un continuo agire tra conflitti, ma questo non ci impone di dover vivere tutto come se fosse una guerra, dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra le nostre parti agenti ed emotive, bisogna far maturare l'autocontrollo e la forza di volontà: bisogna trovare il bello!
Molti di noi sono in grado di percorrere questo cammino da soli, o comunque cercano di farlo nella loro autonomia, altri cercano di trovare il loro benessere in ambienti di condivisione, come ad esempio gruppi, palestre, campi sportivi..... Io vi racconterò la ricerca attraverso il Dojo

-Vi racconto la mia esperienza:
Io non pratico per mero piacere di eseguire delle tecniche, o per poter dire Io Pratico, però l'ho iniziato per NECESSITA' .
Molti lo sanno, altri lo hanno capito, ad altri non ho detto nulla, ma la mia storia inizia alla vigilia dei miei 31 anni.
Da circa un anno lottavo con me stessa, qualcosa o qualcuno non era in armonia con il mio ego, ma io lottavo lo stesso, perdevo ma non mollavo, finchè alla fine stremata e delusa stavo gettando tutto all'aria, corpo, mente , anima e sarei rimasta lì da sola in un limbo di "perchè".

La mano tesa, una scommessa con me stessa, una esperienza nuova e tanta curiosità mi hanno portata a iniziare la strada del Karate-dò.

Mai nella mia vita avrei pensato a questa strada, mai nella mia vita avevo conosciuto chi lo praticava ma da quel momento ho indossato il KARATEGI e mi sono rotrovata a calciare e tirare pugni ( da notare: io sono per la non-violenza e ancora adesso a distanza di alcuni anni mi fa strano colpire o avere l'istinto di farlo).

E' stato terapeutico
Si per me è stato e lo è tuttora un metodo di crescita della mia consapevolezza terapeutico, mi manca non praticare, a volte non entro sul tatami e partecipo solo guardando, ma sento un piccolo vuoto anche nel fisico.

Ho capito che mi ha cambiata una sera, in strada e da sola.

Ho scoperto un nuovo stato d'animo
Abito in una zona tranquilla (dove oggi per tranquilla intendi che se passa la polizia è solo per far firmare la presenza a qualche persona ai domiciliari), ci conosciamo più o meno tutti e questo fatto ti fa stare serena e cammini col tuo cagnolino anche in tarda serata.
"Buona sera, tutto bene?".... "ottimo, buona notte", "Ciao, vai a casa? Benone ..." e cosi via tutte le sere.

Poi ti capita quella volta che alcuni equilibri vengono meno.
Ero a spasso, io rientro a casa ad orari abbastanza consoni, quella sera saranno state circa le 22.30/23.00, sono sola col mio cagnolino e non vi era anima viva, costeggio, nella mia canonica passeggiata, ogni sera un piccolo parchetto, senza mai vederlo, lo do per scontato.
Da quella sera non è più stato anonimo, ne il parchetto, ne il cespuglio dal quale sono emersi dei rumori strani e che non sembrano affatto causati da animali (li dietro, lo saprò solo il giorno dopo, si rifugiavano dei barboni).

In un attimo ho provato una tensione interna nuova , non era ne bella ne brutta, solo strana. Mi sentivo come un elastico che sarebbe scoccato ad ogni minimo cambiamento. Mi ha spaventata e tanto; "io non sono così" e me lo sono ripetuta una miriade di volte.

Poi ho capito. Ne ho parlato col Maestro ed ho avuto la conferma: Sto guarendo. Sto guarendo dalla cecità emotiva che mi lascia sopita, sto guarendo dall'accettare ogni cosa come scontata, stò guarendo dalla paura di non riuscire.
Sto crescendo!

La terapia, di qual natura essa sia, non è facile, nessuna terapia è bella, nessuna terapia è immediata, ogni volta che ci affrontiamo e che ci mettiamo a nudo con noi stessi soffriamo, scalciamo per allontanare le cose che non vogliamo vedere ne vivere, fuggiamo. Solo quando apri gli occhi del cuore e vedi l'altra TU, la accetti e la ami con ogni cellula del tuo essere.

IL BELLO DEL PIACERE
Il bello del "fare con PIACERE" ogni cosa, gioca in favore del non soffrire durante la crescita inevitabile che ci accompagna da sempre e per sempre, il piacere è un ingrediente base per svegliarsi col sorriso, per avere sempre gli occhi vigili su quello che viviamo.
Il piacere è tutto.

Nella pratica marziale il PIACERE io lo traduco cosi " capacità di vivere l'astratto come fosse realtà" cioè sentire che l'atto è VERO.

Non sempre si riesce ad imprimere nel gesto la forza utile a renderlo realistico, anzi, spesso ci illudiamo di aver fatto il massimo ma non è cosi, ma il solo sapere quanto si prova nell'ottenere il top ti spinge a ricercare la perfezione.

Se poi siamo bravi, riusciamo a trasmettere il bello ed il lato piacevole di praticare anche a chi ci circonda fuori dall'ambiente marziale.

Dobbiamo essere "marziali" in ogni momento della giornata, dobbiamo saper cogliere quel qualcosa di diverso dagli altri, dobbiamo sentire l'energia che il mondo circostante emana; anche se, detto così, sembra più MARZIANO che non MARZIALE.
E' un qualcosa da vivere, non si riesce a spiegare.

Io l'ho vissuta questa esperienza e vi garantisco che è una bella situazione.

Il mondo marziale è una strana famiglia
Nella mia vita ne ho conosciute di famiglie: tradizionali, separate, innamorate, trasgressive..... ma la più strana di tutte è quella composta da chi pratica il Karate-do.

I suoi componenti sono di diverse età e di diverse provenienze: chi ha già praticato altrove, chi si avvicina alla pratica da adulto invece che da bambino, chi lo inizia come terapia e chi per curiosità..... ma tutti vengono coinvolti in un solo percorso.
L'autodisciplina

Visti da fuori, nel loro eseguire le tecniche, i fratelli di pratica appaiono violenti, aggressivi, senza controllo, in verità all'interno della casa-dojo si vive in rispetto reciproco e si lavora molto sul come comportarsi sia prima che durante l'allenamento e sul modo di rivolgersi all'avversario. Esistono, come in ogni famiglia regole scritte e regole non scritte, le prime sono all'interno del codice chiamato Dojo Kun ed esso indica a tutti i componenti le regole del dōjō, a cui essi appartengono, mentre le regole non scritte sono quelle acquisite nella pratica e riguardano la mente, il corpo e lo spirito, ma soprattutto l'onestà del praticare l'arte marziale con mero piacere e non perchè la si prende per una attività sportiva leggera.

Ho letto nel mio Dojo che "solo sudando si migliora" e questo sottointende quanto ho finora asserito, ossia che ogni cosa in questa arte và vissuta con la massima energia e la dimostrazione che si ha lavorato bene è il proprio sudore. Questa è una regola non scritta.

Come ogni famiglia che si rispetti vi è un capostipite che imprime il suo nome nell'albero genealogico, da quella radice poi si erigono rami diversificati che sono tutte le famiglie a lui legate, anche nel karate-do è così; ma come nella famiglia "tradizionale" vi è il marchio del capostipite dato dal cognome, nell'arte marziale è il rispetto e la verità, quindi piacere.

MA COSA E' IL PIACERE
Ma dopo tutto sto parlare del piacere, come definisce la lingua italiana, questo sentimento?

Nella ricerca ho trovato questa definizione "Senso di viva soddisfazione, che s'identifica con l'appagamento di appetiti, desideri, aspirazioni: è una notizia che mi fa piacere.; spesso in frasi di cortesia: che piacere. vederti così ben ristabilito!"

arc. Il diletto motivato dalla consuetudine e dall'amicizia.
2. Motivo di compiacimento, di divertimento, di soddisfazione: i piaceri dello spirito, della mensa; pregustare i piaceri delle vacanze; correr dietro ai piaceri.
3. Desiderio, volontà. Come possiamo leggere in questa breve definizione, il piacere è un termine poliedrico, che pur guardandolo in diversi aspetti riporta al vivere positivo.

AGIRE PER PIACERE
La lezione primaria che porto nel mio cuore è che SOLO IO vivo il MIO piacere, nessuno me lo può dare; io con l mio atteggiamento mentale, io con la mia consapevolezza, io con la mia DIGNITA'.

Non lo impari subito, non lo impari trattando ogni cosa e persona come fosse anonima, ma lo impari dando spessore e valore a ciò che ti circonda e vivendolo come se dopo non ci sarà più, allora sai di essere vivo, amerai questa sensazione e la vorrai per sempre con te.

Non fare nulla per se stessi è negare al mondo il nostro esserci e siccome tutti siamo un anello della stessa catena, non possiamo esimerci dal fare.

Solo bisogna fare alcune cose con più amore e passione rispetto ad altre.

Prima di tutto DONARSI LA DIGNITA '!Senza di essa quanto ho finora ho donato su questo foglio non ha alcun valore.

Per quanto può contare, questo pezzo è dedicato ai miei fratelli di Dojo, alcuni di loro mi hanno portata a capire il piacere di fare; al Maestro; mi sprona, mi fa soffrire dentro, ma mi ha allevata con lo stesso amore di buon padre e oggi sono una donna adulta anche per merito suo.

Lo dedico a me stessa, che ancora oggi su un pezzo di carta, come sul Tatami faccio ed accetto la mia terapia.

Venezia 23/05/2016

Oss
Monica Ceolin
Risposta immediata:
Ichi Go Ichi e: Ora, adesso, in questo momento, alle volta e anche prima che si manifesti l'azione, la situazione. Presagire.

Zanshin: Mantenere uno stato vigile prima e dopo l'azione. Per fare un esempio che TUTTI possono comprendere è il tipico atteggiamento di una guardia del corpo. Attenta ad ogni fruscio, movimento mantiene uno stato altissimo di attenzione.
Molti potrebbero dire vivi in modo paranoico ma in realtà VIVO esattamente in quel MOMENTO NON in ALTRI.

Brava Monica hai citato inconsapevolmente anche qualto dice il Maestro. Il Karate Tradizionale deve essere BELLO.
Bello come la tua persona che esprime con parole semplicemente profonde uno stato d'animo che pochi sanno trasmettere.

Che dire sul dojo, che dire sui fratelli di pratica, i miei non li ho più, mi mancano un sacco, mi manca il mio dojo.

Ma ho te, ho voi e questo mi basta e mi onora.
Davide


Continua


Tabella testi Davide - Scritti da noi

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