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KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Goshindo: Comportamento
Concezione della difesa personale

A cura di Davide Rizzo

Laprevisione del pericolo
Per difendersi dal pericolo è necessario, innanzitutto, rendersene conto, sentirlo,conoscerlo e, di conseguenza, essere in grado di prevenirlo.

Una storia può esemplificare cosa intendiamo come previsione del pericolo: un signore domandò al proprio medico, membro di una grande stirpe di guaritori, chi fosse nella sua famiglia il più abile nell'arte della medicina.

Il medico, la cui reputazione era tale che il suo nome era sinonimo di scienza medica, rispose: " Il mio primogenito vede lo spirito della malattia e lo rimuove prima che prenda forma; per questo motivo il suo nome non è conosciuto al di fuori della nostra casa. Il secondo cura la malattia quando è ancora all'inizio; perciò il suo nome è conosciuto in tutta la città. Per quanto mi riguarda, pratico agopuntura, prescrivo pozioni e massaggio il corpo; così il mio nome giunge al di là dei confini del nostro Paese".

In questo racconto è riassunta l'essenza della strategia della previsione del pericolo che insegna ad agire il più precocemente possibile, allora vale il detto: "meno si fa e meglio è". Sia nel combattimento che nella guarigione di un male che in una discussione, si affronta una disarmonia; la cura sarà tanto più efficace quanto riuscirà a rendere il conflitto inutile, identificando anticipatamente il problema e trovandone la soluzione: "la massima abilità sta nello sconfiggere il nemico, apparentemente, senza combattere". Il successo è ottenuto il più delle volte mediante il "non agire"; così è meglio sapere cosa non fare e quando non farlo piuttosto che cosa fare e quando farlo.
E’ indispensabile, pertanto, mantenere il controllo di se stessi e delle proprie emozioni e reazioni, che il più delle volte, se non allenate, sono impreviste poiché generate a livello inconscio, soprattutto in situazioni estreme e disperate, la dove invece, abbiamo bisogno per poterci salvare, di reagire adeguatamente alla situazione di pericolo. Il praticante di Goshindo è colui che si prefigge, con il costante allenamento, di conoscere intimamente la psicologia e la meccanica di ogni conflitto in modo da prevedere ogni mossa dell’avversario; è colui che sa agire in accordo armonioso con la situazione, guidando gli eventi con il minimo sforzo.

Da tutto ciò deriva che innanzitutto dobbiamo conoscere noi stessi , essere coscienti dei nostri limiti e delle nostre possibilità di reazione ,sia nell’agire che nel non agire. Cercando di raggiungere una profonda serenità interiore che ci permetta di sviluppare la sensibilità richiesta in modo da rispondere in modo adeguato alle situazioni di pericolo senza doversi fermare a riflettere, dobbiamo tenere sempre presente a questo punto un altro concetto fondamentale: “una cosa alla volta” non possiamo combattere e ragionare allo stesso tempo. Da Machiavelli: “ Nel cuore della battaglia chiudete la mente al troppo pensare poiché quando cominciate a ragionare siete perduti”.

Il vero combattente è colui che ,con il costante allenamento, intuisce ed agisce prima che l'intelligenza ordinaria abbia elaborato la situazione; prevede il pericolo prima che il pericolo si manifesti, la sventura prima che si abbatta su di lui ,la rovina prima della rovina. Infatti: "Valutare e capire solo in seguito alle azioni non può essere chiamato comprensione. Agire solo dopo l'azione dell'avversario non può essere chiamato agire. Conoscere soltanto in seguito all'aver visto non è degno di essere chiamato conoscenza" (Chung-ho chi ,Zhongho ji). Queste tre situazioni sono ben lontane dalla via dell'intuizione immediata.

Il vero guerriero deve ricercare l'abilità di agire con ciò che è ancora inattivo, comprendere ciò che è oscuro e vedere ciò che ancora non è nato. A questo punto nulla è valutato che non sia già prima compreso, niente è intrapreso senza successo ed ovunque si vada avremo beneficio; questa è la particolare sensibilità che deve sviluppare il praticante: comprendere e padroneggiare ogni situazione.

Attraverso lo studio del proprio corpo con le tecniche, la respirazione, l’attenzione, l’equilibrio e la concentrazione, cavalchiamo le nostre sensazioni e possiamo così raggiungere quel benessere psicofisico, quella tranquillità interiore che ci permette di affrontare le avversità e superarle.

Comportamenti per fronteggiare il pericolo

Come abbiamo detto più volte, la difesa dal pericolo, a cui mira il Goshindo, prescinde dalla difesa intesa come scontro fisico con un avversario, in quanto il combattimento od il confronto deve essere considerato, come ultima scelta.
“ Il guerriero che vince è colui che non deve estrarre la spada. Se è costretto ad estrarre la spada e vince il suo avversario, ha perso comunque; perché il suo nemico ha potuto pensare di poterlo vincere”.
Quando il pericolo diventa oggettivamente e soggettivamente superiore alle nostre possibilità il Goshindo insegna che è bene tentare ,persino ,la fuga avvalendosi di un piano strategico per attuarla.
Il Goshido, allora insegna a mettere in pratica tutti i mezzi strategici, tattici e tecnici sia nel caso si scelga l’alternativa della fuga, che si sia costretti ad accettare il confronto con l’avversario.
Tenendo ben presente che la maggior parte dei contrasti umani dipende da errori di comprensione reciproca, il praticante sceglie un preciso codice morale di pace. Niente e nessuno lo indurrà mai a combattere, mettendo se stesso e altri in pericolo, per ragioni di poco conto. Tuttavia il Goshindo non insegna ad essere vigliacchi: una cosa è la fuga di chi ha paura altro è la ritirata di chi invece sceglie di non combattere, pur con una perfetta conoscienza dei mezzi di difesa, al fine di salvaguardare gli altri e se stesso dai danni che possono derivare da uno scontro.
Qualora lo scontro sia inevitabile il praticante combatterà secondo il principio:
“Io non ho cercato il tuo danno, ma morirai se attenterai a ciò che è mio od alla mia famiglia” (Libro di Hun). Qualora la decisione sia: combattere, non ci devono essere dubbi; la vittoria risiede nello spirito di chi è costretto a combattere e non nei suoi muscoli.
Il guerriero combatterà solo dopo aver fatto di tutto per evitare lo scontro, nel caso in cui la battaglia sia l’unica via di fuga, allora lo scontro sarà inevitabile.
E tanto avrà accettato umiliazioni in nome della pace tanto più colpirà con forza, poiché non è lui stesso che colpisce ma le sue ragioni e attraverso esse le ragioni dell’universo che sono pace e armonia. “Prima del duello si sa già chi vincerà: quello che non usa la spada per colpire l’altro ma per restare se stesso”.

Comportamenti, reazioni e scelte in caso di pericolo
Le varie strategie e tattiche che abbiamo elaborato per evitare lo scontro, ora devono esserci d’aiuto se, come scelta finale, si è costretti a difendersi non con la fuga ma attraverso un combattimento.
Se l’attacco non avviene a sorpresa, è attraverso un piano strategico che dobbiamo provocare una reazione dell’avversario per indurlo a palesare le sue reali intenzioni, nel caso non fossero chiare fin dal primo istante ed essere così in grado di neutralizzare ogni mossa, ogni attacco, ogni spostamento con una reazione che preveda la tecnica più adeguata ed una precisa scelta di tempo nell’azione da eseguire.
La condotta di un qualsiasi conflitto si basa sempre sull’inganno, nessun combattimento segue uno schema fisso, esso si modella attraverso uno stratagemma, che ci permette di mettere a frutto le nostre strategie.
Con questo modo di agire, possiamo ottenere una migliore scelta di tempo per utilizzare le tecniche; è così, infatti, che una buona tecnica diviene efficace dipende esclusivamente dal modo in cui si riesce ad essere tempestivi nell’utilizzarla.
Efficacia e tempestività dipendono a loro volta da come si riesce ad intuire in anticipo le intenzioni dell’avversario.
Quindi la capacità di percepire il pericolo deve, come abbiamo detto, per prima cosa darci la possibilità di evitarlo, in caso di combattimento deve mirare ad anticipare ogni azione dell’avversario per neutralizzarle con le tecniche più idonee.
La tattica, quindi, è intesa come programmazione razionale di combattimento per il migliore utilizzo della tecnica in funzione delle proprie capacità, di quelle dell’avversario e delle situazioni di combattimento.

Comportamenti per fronteggiare il pericolo
Se l’adeguata sensibilità di percepire un pericolo, viene utilizzata inizialmente per evitare il conflitto, in un secondo tempo, deve essere utilizzata come mezzo per ingaggiare il combattimento in situazione di vantaggio, la tecnica fornisce esclusivamente i mezzi per difendere se stessi nel caso in cui
La tecnica e la scelta di tempo sono determinanti per la vittoria, quindi, quando si combatte bisogna farlo sul serio, capire che ogni nemico potrebbe essere l’ultimo, consci che iniziando una lotta ci si espone ad un rischio mortale.
Dobbiamo allenarci costantemente per mantenere alto il livello di preparazione fisica e psichica; se veniamo attaccati la reazione deve essere immediata, la tecnica appropriata alla situazione ed applicata con la maggior forza possibile fronteggiando o sfruttando quella dell’avversario, la tattica deve mirare ad ottenere il minor danno possibile nello scontro.
Se è vero che le tecniche del Goshindo servono per difendersi quando la lotta è ormai inevitabile è pur vero che puntando ad elevare al massimo il livello della propria preparazione si acquisisce quella tranquillità interiore e quella fiducia in sè stessi che, insieme alla capacità di sentire il pericolo, di agire con strategia o tattica e di reagire con perfetta scelta di tempo, concorrono a fornire l’autocontrollo indispensabile a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Tabella testi Davide - Scritti da noi

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