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KUJIKERUNA Non Mollate MAI!


KUJIKERUNA

Non cedere, non mollare mai
Una storia Zen il bisogno di mendicare
A cura di Davide Rizzo
Durante l'epoca Menji i novizi di un tempio di Osaka erano a disagio per il fatto di dover mendicare (nota la costrizione).
Mendicare era comunque parte della loro formazione.

Dovevano mettersi agli angoli delle strade, inchinarsi e allungare le ciotole. Oppure dovevano stare davanti a un negozio e cantare sino a quando non veniva dato loro qualcosa. Oppure dovevano camminare lentemente nelle strade suonando un campanellino e, così, sollecitare i passanti a fare l'elemosina.

Tutto questo metteva a disagio i novizi: ridacchiavano e si davano di gomito, oppure arrossivano e s'intimidivano, oppure si mettevano seduti e rifiutavano.

Il diacono li rimproverò. Sottolineò che mendicare era cosa degna. In Cina era parte dell'educazione religiosa sin dai tempi più antichi. Era un ottimo esercizio per la mente. Ovunque ogni novizio aveva dovuto mendicare. Ma queste parole non sortirono alcun effetto.
Aggiunse che il roshi(maestro venerabile) non avrebbe affatto approvato il loro atteggiamento. Anche questo non ebbe alcun effetto.

Al momento opportuno il roshi venne a sapere delle difficoltà dei novizi. Li chiamò uno a uno e chiese loro perchè i monaci mendicavano. Le risposte furono diverse: umiliava lo spirito, era un altro modo di meditare, rendeva riconoscenti nel modo più giusto.

Ciononostante, tutti loro ne convenivano, il fatto di mendicare continuava a metterli a disagio. Il roshi decise di tenere una lezione sull'argomento. "Si dovrebbe mendicare per la pura e semplice difficoltà dell'atto". Persino in passato, quando non c'era abbastanza cibo, mendicare era difficile. Ora che c'è cibo a sufficienza e che ci sono i pali del telegrafo e le macchine a vapore, è ancora più difficile. Capisco i vostri timori. Si tratta della vostra dignità. Voi pensate che l'atto di mendicare manchi di dignità. Ma provate a riflettere. Qualunque cosa caratterizzata da una tale difficoltà ha una propria dignità. La dignità è nella difficoltà. Per esempio, è molto più difficile ricevere che dare.
Tutti sono in grado di dare, soprattutto quando il dono è abbastanza piccolo. Ma ricevere qualcosa, in particolare qualcosa di piccolo, è molto difficile. Mendicare è così difficile che si dovrebbe esserne orgogliosi invece che provarne vergogna.
Parlo di dignità perchè voi tutti siete ancora giovani e siete quindi turbati da tali vane preoccupazioni. E poichè apparentemente desiderate questa qualità che non ha alcun valore, io ve la offrirò.
Per avere dignità è necessario avere un bisogno. E io vi darò questo bisogno"
.
I novizi, soddisfatti, si guardarono l'un l'altro. Avrebbero ricevuto qualcosa.

Il roshi continuò: "Riceverete questo da me nello spirito in cui io lo intendo. Vi concederò un bisogno estremamente reale. Grazie ad esso avrete dignità e, a causa di esso, la getterete via.
Io vi offrirò un vero bisogno."

Andò quindi nella cucina del tempio e ordinò di non preparare più nulla. E così i novizi, smagriti e affamati, presero l'abitudine di mendicare con grande solerzia, come non avevano mai fatto prima.
I loro stomaci brontolavano così tanto che essi si dimenticarono sia del disagio sia della dignità. Si mettevano agli angoli delle strade e si inchinavano.
Cantavano davanti ai negozi sino a quando non venivano riconpensati. Camminavano per le strade suonando i loro campanellini. Facevano questo con tutto se stessi, senza mai dedicare un solo pensiero a qualcos'altro.

Questo ormai succedeva da un po di tempo. I novizi non erano solamente più magri, erano anche più seri.

Il roshi li chiamò a raccolta: "Quando si è raggiunto un estremo, è allora necessario raggiungerne un altro. Tutto ciò è stato inutile.
Ma penso che ora voi comprendiate meglio. Il cibo verrà preparato. E si continuerà a mendicare"
. Non ci furono domande.
I novizi avevano capito.
Tabella Storie Zen

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