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Difesa Attiva

Purtroppo, non sempre le nostre migliori intenzioni sono sufficienti a proteggerci dai guai, a nulla serve il più nobile pacifismo di fronte ad un aggressore armato: ancor oggi, “contro la forza, la ragion non vale”.

Dobbiamo quindi metterci in testa che la delinquenza purtroppo esiste, che una certa  percentuale delle persone che incontriamo può volerci nuocere, e che la polizia può intervenire per proteggerci solo occasionalmente.

Dobbiamo ricordare a noi stessi che il diritto alla difesa è inalienabile, e che di fronte ad una minaccia non sempre è possibile (e lecito) scappare.
Ricordiamo anche che i crimini più violenti sono  esercitati ai danni di chi rinuncia a difendersi, e che la codardia incoraggia, anziché impietosire l’aggressore.

Possiamo anche trovarci con le spalle al muro, possiamo decidere di cedere (se la perdita è accettabile) o di reagire coraggiosamente.
Non confondiamo ragionevolezza con vigliaccheria: troppe volte si cede quando si potrebbe reagire.

La vittima che si ribella fa salire i “costi” dell’aggressore, rende un utile servizio alla società, conserva la sua dignità e il rispetto di se stessa.

Molte persone sono tuttavia impreparate a reagire, molti quando vengono aggrediti, rimangono attoniti e senza parole, incapaci di fare un solo gesto e prendere decisioni veloci e imprevedibili.

Volendo affrontare realisticamente il problema della difesa  nostra, dei nostri cari, dei nostri beni, dobbiamo anzitutto imparare a reagire immediatamente, ma ragionevolmente ad ogni minaccia.


Problemi morali e legali

Nel momento in cui l’aggressore superi le nostre difese e prosegue nella sua azione lesiva senza lasciarci scampo, non rimane che difenderci con tutte le nostre forze. La nostra difesa può comportare il ferimento o l’uccisione dell’aggressore, è bene essere informati delle implicazioni morali e legali. 

Sul piano morale si tenga presente che:
- Il diritto alla difesa è primario dell’individuo; viene immediatamente dopo il diritto all’esistenza e prima del diritto alla libertà d’azione e d’espressione (carta dei diritti dell’uomo).
- L’individuo che si difende da un’aggressione compie un dovere civico verso la società, poiché contribuisce a tenere a bada e a scoraggiare i violenti.
- La difesa della vita, dell’integrità, del pudore, della libertà, dei beni, può moralmente arrivare (dice la religione cattolica) sino all’uccisione dell’aggressore, anche “a costo di farlo dannare” (in altre parole farlo morire in stato di peccato mortale).

Sul piano legale, la difesa personale deve rispondere a criteri di necessità, di legittimità e di proporzionalità.
- L’articolo 52 del codice penale afferma, infatti, che non è punibile chiunque percuote, ferisce o uccide l’avversario per necessità o per  legittima difesa, sempre che questa sia proporzionata all’offesa. 
- L’aggredito però (secondo la legge italiana) dovrebbe scegliere, tra i tanti comportamenti idonei a neutralizzare un pericolo, quello meno dannoso per l’aggressore.

Altrimenti, lo dice l’articolo 55 c.p., si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi, cioè quei delitti causati da negligenza, imprudenza o imperizia, e per i quali è prevista una lieve pena.
Inoltre il postulato della necessità impone  che il pericolo sia attuale, non essendo consentita né la vendetta (pericolo già passato) né la difesa preventiva (pericolo imminente, ma non ancora  concreto).

Nel caso sia impossibile dimostrare lo stato di necessità della difesa, occorre appellarsi all’articolo 581 c.p. che punisce  “chiunque percuota taluno”, o all’articolo 610 c.p. ove si parla di violenza privata.

La legittimità della difesa personale è perciò di fatto subordinata all’esistenza o meno di testimoni, alla dimostrazione o meno della necessità di difesa, alla gravità delle lesioni inflitte all’aggressore.
Tabella Difesa