Parte prima - a cura di R.Benocci, M. Cialli e L. Massai
Aspetti teorici della preparazione atletica nelle discipline Open Skill ( Prima Parte)
Fino a non molto tempo fa parlare di Teoria dell'allenamento ha significato:
- allontanarsi dai sistemi empirici che guidavano gli allenamenti;
- ricercare una nascente "scienza del movimento" costruendo metodologie a seguito di principi scientifici presi in prestito da scienze con la "S" maiuscola, medicina, fisiologia bio-meccanica, psicologia ecc...;
- accettare solo quelle esperienze che fossero riconducibili a quei principi scientifici e promuovere metodologie sperimentali.
Per esempio, una definizione rimasta storica, chiarificatrice e funzionale per le conoscenze dell'epoca, è quella formulata da C. Vettori:
"L'allenamento sportivo è un processo pedagogico-educativo che si concretizza nell'organizzazione dell'esercizio fisico, ripetuto in quantità e con intensità tali da produrre carichi, progressivamente crescenti, che stimolino i processi fisiologici di super-compensazione dell'organismo e favoriscano l'aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell'atleta, al fine di esaltarne e consolidarne l'esercizio in gara".
L'assioma a cui era strettamente legata e che ha contribuito a diffondere in italia era quello dell'uomo-macchina, visione che per altro ha dato l'impressione di spianare la strada alla possibilità di formulare una coerente "Scienza del movimento".
All'atto pratico i risultati dell'uomo-macchina hanno avuto un andamento tutt'altro che lineare e questa ipotesi è stata fortemente rimessa in discussione dal punto di vista operativo. Sul piano teorico, inoltre, la nascente "scienza del movimento è stata completamente rimessa in discussione perché i postulati, propri e di altre scienze, che ne avevano strutturato le fondamenta, sono divenuti relativi a causa della revisione del paradigma scientifico già avviata dalla fisica e seguita subito dopo dalla biologia e da tutte le altre scienze messe in atto dalle nuove teorie sistemiche e del caos.
Oggi nello sport sono generalmente preferite definizioni più aperte come quella di Berstein dove l'allenamento è visto come:
"Processo pedagogico-educativo che si concretizza nell'organizzazione dell'esercizio fisico ripetuto in quantità, intensità, forma e gradi di difficoltà tali da favorire e consolidare l'assimilazione di abilità (generali e specifiche) sempre più complesse ed efficaci".
Introducendo così il concetto di processo complesso, ci si allontana dalla visione lineare dell'uomo-macchina, dove messa a punto, carburazione, tipo di benzina, quantità di prove, equivalevano almeno nelle intenzioni, alla possibilità di record, e ci si avvicina ad una realtà più calzante del mondo sportivo, ma a parer nostro ancora poco approfondita.
Inserire il concetto di processo complesso vuol dire affrontare il tema da un altro punto di vista ed un ulteriore salto qualitativo è inserire nel progetto finale l'assimilazione di abilità più complesse ed efficaci, tuttavia oggi riteniamo ci siano le premesse per poterci spingere ancora più avanti, potremmo infatti sostituire il risultato predefinito con una visione generale, evolutiva dell'atleta dove egli non solo assimili abilità sempre più complesse, ma, per alcuni aspetti, sia capace di produrle in proprio o addirittura dove l'assimilazione di queste abilità si traduca in un'espressione della condizione fisica ottimale, per il più possibile costante nell'allenamento stesso.
Seconda Parte
R.Benocci, M. Cialli e L. Massai