La programmazione del lavoro, fa parte della quotidianità di ogni azienda
di successo. Anche in un settore caratterizzato dall'imprevedibilità,
come quello del calcio, è stato necessario adottare un approccio scientifico alla gestione dell'attività lavorativa.
Una visione sistemica, che tiene conto di ogni piccolo dettaglio, nella
convinzione che nulla deve essere lasciato al caso, che ogni
collaboratore contribuisca al raggiungimento degli obiettivi.
Un esempio dell'efficacia di questo metodo di lavoro è Milan Lab.
Per capire meglio quanto Milan Lab abbia contribuito ai recenti successi della squadra,
Affari ha intervistato in esclusiva il Dott. Bruno Demichelis. Conosciuto come
Il leone di Venezia, per
la sua strepitosa carriera agonistica nel karate (negli anni settanta è
stato campione d'Italia, d'Europa e medaglia d'argento ai mondiali), il
Dott. Demichelis lavora al Milan dal 1986 ed è un ricercatore stimato
a livello internazionale. Nel mondo del calcio, è noto anche per aver
ideato un sistema per monitorare lo stato psicologico dei calciatori ed
aiutarli ad allontanare lo stress: la Mind Room. Questo training
mentale ha una durata di circa 20 minuti e si svolge al termine di ogni
allenamento. Il programma prevede che otto giocatori per volta si
sdraino su comode poltrone ergonomiche e guardino immagini rilassanti
interagendo con gli psicologi, mentre sul loro corpo sono posizionati
degli elettrodi per monitorane le funzioni psico-fisiche. Una tecnica
che fa capire quanto sia importante la componente scientifica nella
preparazione dei calciatori.
Dott. Demichelis, ci parli del suo lavoro al Milan Lab.
"Io
sono il coordinatore scientifico del Milan Lab, che è diretto dal Dott.
Messerman. Il Milan Lab è un sistema di supporto alla gestione delle
risorse sportive. Quest'anno abbiamo iniziato a lavorare anche con la
Primavera, l'idea a lungo termine è quella di estendere la nostra
attività a tutte le squadre del Milan.
Il nostro obiettivo è
tenere alto il livello di benessere e di efficienza dei giocatori. In
quattro anni, abbiamo ridotto gli infortuni non traumatici di circa
il 90% (rispetto agli otto/nove anni precedenti)."
Come strutturate il lavoro? Esiste un piano stabilito?
"Noi
lavoriamo in equipe, svolgendo indagini in campo psicologico,
biochimico, strutturale e funzionale, guardiamo ad ogni situazione
nella sua totalità. C'è chi guarda ad un essere umano e vede solo un
insieme di carne e ossa; noi vediamo una persona con delle
emozioni, dei problemi, delle convinzioni e lavoriamo anche su tutto
questo.
E' molto importante saper motivare i giocatori,
aiutarli quando attraversano un momento difficile, far capire loro che
possono contare su un gruppo di supporto che sarà sempre presente."
Il presidente Berlusconi è un grande appassionato di calcio e Milan. Segue da vicino anche il vostro lavoro?
"Certamente,
il nostro approccio al lavoro è figlio della mentalità che il
Presidente Berlusconi ha voluto trasmetterci fin dal 1986. Quando ha
comprato il Milan, ha convocato tutti (anche l'autista, il
magazziniere, le centraliniste…) al castello di Pomerio, spiegando che
non esistono lavori di serie-B. Ognuno deve svolgere con
professionalità il suo compito perchè ognuno contribuisce al
successo della squadra. Questo modo di concepire il lavoro, è
presente anche in natura. Pensiamo al corpo umano: se ci rompiamo il
dito del piede, camminiamo zoppicando, questo influisce anche sul resto
del corpo, sull'umore e di conseguenza sulla nostra performance
lavorativa."
Dopo aver avuto uno scarso
rendimento in altre squadre, alcuni giocatori sono arrivati al Milan ed
hanno prodotto grandi risultati. E' stato un caso?
"Assolutamente no.
Il loro rendimento elevatissimo è frutto del lavoro che facciamo al Milan. Chi viene da noi, si rende conto di far parte di qualcosa di speciale,
di avere un'opportunità unica per crescere professionalmente e dà
il meglio. Come dicevo prima, noi cerchiamo di aiutarlo in ogni
modo.
L'attenzione verso i collaboratori ci è stata
trasmessa dal Presidente Berlusconi: quando viene a Milanello, stringe
la mano a tutti e li ringrazia per quello che fanno per il Milan. I
collaboratori ne sono felici perché capiscono che è sincero. Ricordo
quando, dopo la conquista di uno scudetto, comprò una pagina di un
quotidiano per ringraziare tutti i collaboratori. Vedere riconosciuto
il proprio lavoro, è uno stimolo per fare sempre meglio.
Se
alcuni campioni hanno una longevità sportiva che ad altri appare
straordinaria, è anche perché lavorano in un ambiente in cui si trovano
a loro agio."
E' raro che i giocatori
del Milan facciano gaffe durante le interviste; li aiutate anche in
questo, con un corso di media-training?
"Se per
media-training si intende aiutarli ad esprimere il loro pensiero,
parlando in modo corretto, non facendosi sopraffare dall'emozione, la
risposta è affermativa. Sono, invece, contrario ad insegnare i
cosiddetti
trucchi del mestiere come guardare la telecamere
mentre si parla, tenere il microfono vicino alla bocca… Queste cose,
fanno perdere la spontaneità. E' inutile che un giocatore si comporti
in modo diverso mentre concede un'intervista o parla in pubblico. Non
conta la facciata, ma la sostanza. Io faccio anche consulenze di
public speaking.
Sa chi viene da me? Chi è già abituato a parlare in pubblico. Vengono
da me perché faccio ricorso agli strumenti più moderni (come le
apparecchiature di biorilevazione), che mi permettono di verificare il
loro stato d'animo mentre parlano. Molte volte, chi è padrone delle
tecniche comunicative, produce una performance scadente perché non
lavora con tranquillità. Anche questo è un esempio di lavoro secondo
una visione sistemica."
In definitiva, nel mondo del calcio non c'è più spazio per l'improvvisazione?
"Al
Milan, non c'è mai stato. Fin dall'inizio, abbiamo assorbito la cultura
della Fininvest; un'azienda che si è sempre posta obiettivi a lungo
termine ed ha lavorato sodo per raggiungerli. Quello che dico è
riscontrabile anche in altri sport.
In Formula 1, il
pilota deve avere talento, volontà e determinazione, ma è fondamentale
che sia aiutato dalla squadra. Senza ingegneri e meccanici di
prim'ordine, non si vince il titolo mondiale."
Luca De Franco