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La storia della FESIKA a cura di Davide Rizzo - Main Room Bruno Demichelis -
Esclusiva/Parla il coordinatore scientifico di Milan Lab

BrunoLa programmazione del lavoro, fa parte della quotidianità di ogni azienda di successo. Anche in un settore caratterizzato dall'imprevedibilità, come quello del calcio, è stato necessario adottare un approccio scientifico alla gestione dell'attività lavorativa.
Una visione sistemica, che tiene conto di ogni piccolo dettaglio, nella convinzione che nulla deve essere lasciato al caso, che ogni collaboratore contribuisca al raggiungimento degli obiettivi.

Un esempio dell'efficacia di questo metodo di lavoro è Milan Lab.
Per capire meglio quanto Milan Lab abbia contribuito ai recenti successi della squadra, Affari ha intervistato in esclusiva il Dott. Bruno Demichelis. Conosciuto come Il leone di Venezia, per la sua strepitosa carriera agonistica nel karate (negli anni settanta è stato campione d'Italia, d'Europa e medaglia d'argento ai mondiali), il Dott. Demichelis lavora al Milan dal 1986 ed è un ricercatore stimato a livello internazionale. Nel mondo del calcio, è noto anche per aver ideato un sistema per monitorare lo stato psicologico dei calciatori ed aiutarli ad allontanare lo stress: la Mind Room. Questo training mentale ha una durata di circa 20 minuti e si svolge al termine di ogni allenamento. Il programma prevede che otto giocatori per volta si sdraino su comode poltrone ergonomiche e guardino immagini rilassanti interagendo con gli psicologi, mentre sul loro corpo sono posizionati degli elettrodi per monitorane le funzioni psico-fisiche. Una tecnica che fa capire quanto sia importante la componente scientifica nella preparazione dei calciatori.

Dott. Demichelis, ci parli del suo lavoro al Milan Lab.
"Io sono il coordinatore scientifico del Milan Lab, che è diretto dal Dott. Messerman. Il Milan Lab è un sistema di supporto alla gestione delle risorse sportive. Quest'anno abbiamo iniziato a lavorare anche con la Primavera, l'idea a lungo termine è quella di estendere la nostra attività a tutte le squadre del Milan. Il nostro obiettivo è tenere alto il livello di benessere e di efficienza dei giocatori. In quattro anni, abbiamo ridotto gli infortuni non traumatici di circa il  90% (rispetto agli otto/nove anni precedenti)."

Come strutturate il lavoro? Esiste un piano stabilito?
"Noi lavoriamo in equipe, svolgendo indagini in campo psicologico, biochimico, strutturale e funzionale, guardiamo ad ogni situazione nella sua totalità. C'è chi guarda ad un essere umano e vede solo un insieme di carne e ossa; noi vediamo una persona con delle emozioni, dei problemi, delle convinzioni e lavoriamo anche su tutto questo. E' molto importante saper motivare i giocatori, aiutarli quando attraversano un momento difficile, far capire loro che possono contare su un gruppo di supporto che sarà sempre presente."

Il presidente Berlusconi è un grande appassionato di calcio e Milan. Segue da vicino anche il vostro lavoro?
"Certamente, il nostro approccio al lavoro è figlio della mentalità che il Presidente Berlusconi ha voluto trasmetterci fin dal 1986. Quando ha comprato il Milan, ha convocato tutti (anche l'autista, il magazziniere, le centraliniste…) al castello di Pomerio, spiegando che non esistono lavori di serie-B. Ognuno deve svolgere con professionalità il suo compito perchè ognuno contribuisce al successo della squadra. Questo modo di concepire il lavoro, è presente anche in natura. Pensiamo al corpo umano: se ci rompiamo il dito del piede, camminiamo zoppicando, questo influisce anche sul resto del corpo, sull'umore e di conseguenza sulla nostra performance lavorativa."

Dopo aver avuto uno scarso rendimento in altre squadre, alcuni giocatori sono arrivati al Milan ed hanno prodotto grandi risultati. E' stato un caso?    
"Assolutamente no. Il loro rendimento elevatissimo è frutto del lavoro che facciamo al Milan. Chi viene da noi, si rende conto di far parte di qualcosa di speciale, di avere un'opportunità unica per crescere professionalmente e dà il meglio. Come dicevo prima, noi cerchiamo di aiutarlo in ogni modo. L'attenzione verso i collaboratori ci è stata trasmessa dal Presidente Berlusconi: quando viene a Milanello, stringe la mano a tutti e li ringrazia per quello che fanno per il Milan. I collaboratori ne sono felici perché capiscono che è sincero. Ricordo quando, dopo la conquista di uno scudetto, comprò una pagina di un quotidiano per ringraziare tutti i collaboratori. Vedere riconosciuto il proprio lavoro, è uno stimolo per fare sempre meglio. Se alcuni campioni hanno una longevità sportiva che ad altri appare straordinaria, è anche perché lavorano in un ambiente in cui si trovano a loro agio."

E' raro che i giocatori del Milan facciano gaffe durante le interviste; li aiutate anche in questo, con un corso di media-training?
"Se per media-training si intende aiutarli ad esprimere il loro pensiero, parlando in modo corretto, non facendosi sopraffare dall'emozione, la risposta è affermativa. Sono, invece, contrario ad insegnare i cosiddetti trucchi del mestiere come guardare la telecamere mentre si parla, tenere il microfono vicino alla bocca… Queste cose, fanno perdere la spontaneità. E' inutile che un giocatore si comporti in modo diverso mentre concede un'intervista o parla in pubblico. Non conta la facciata, ma la sostanza. Io faccio anche consulenze di public speaking. Sa chi viene da me? Chi è già abituato a parlare in pubblico. Vengono da me perché faccio ricorso agli strumenti più moderni (come le apparecchiature di biorilevazione), che mi permettono di verificare il loro stato d'animo mentre parlano. Molte volte, chi è padrone delle tecniche comunicative, produce una performance scadente perché non lavora con tranquillità. Anche questo è un esempio di lavoro secondo una visione sistemica."

In definitiva, nel mondo del calcio non c'è più spazio per l'improvvisazione?
"Al Milan, non c'è mai stato. Fin dall'inizio, abbiamo assorbito la cultura della Fininvest; un'azienda che si è sempre posta obiettivi a lungo termine ed ha lavorato sodo per raggiungerli. Quello che dico è riscontrabile anche in altri sport. In Formula 1, il pilota deve avere talento, volontà e determinazione, ma è fondamentale che sia aiutato dalla squadra. Senza ingegneri e meccanici di prim'ordine, non si vince il titolo mondiale."

Luca De Franco

Tabella FESIKA