Questa rivisitazione non vuol essere una verità storica inappellabile ma solo una semplice cronistoria dei fatti e degli accadimenti. Potrebbero esserci delle inesattezze storico culturali non volute dall'autore in quanto tutti i passaggi fanno parte di diverse raccolte effettuate su testi e articoli raccolti fino ad oggi.
Per parlare dell'evoluzione politica del karate in Italia ho preso spunto da diversi punti di vista. Ho notato molte similitudini in molti articoli e dispense e dopo una attenta valutazione conoscitiva mi sono permesso l'elaborazione di questa catena temporale.
Già nel lontano
1955 a Parigi esisteva un'organizzazione di Karate e ciò si deve alla scuola e all'intraprendenza di
Henry Plee che dopo diversi viaggi in Giappone invitò diversi maestri giapponesi ad insegnare in Francia come
Oshima,
Nambu e
Tetsuji Murakami.
Tetsuji Murakami, a differenza degli altri, dal
1962 insegnava in Italia regolarmente almeno due volte l'anno per diffondere lo Shotokai, i suoi metodi erano molto duri e tradizionalmente ricchi di spiritualità.
Nel
1963 fondò la Murakami
Kai (
Associazione Internazionale), tra i fondatori in Italia della Murakami Kai troviamo:
Francesco Romani di Viareggio;
Alfredo Gufoni di Livorno;
Vero Freschi;
Antonio Maltoni di Forlì
Giulio Cappai;
Antonio Frignani di Verona;
Luciano Padoan di Venezia.
La prima palestra di karate in Italia venne aperta a Firenze nel 1955 nel dojo del Judo Kodokan da
Vladimiro Malatesti che conobbe il karate in Giappone in uno dei suoi viaggi.
Un vecchio articolo del 1960 - Una nuova arte marziale è nata a Firenze -
Gli allievi di Malatesti tenevano contatti sia con Plee che con Murakami. Il gruppo di Murakami, che era più vicino agli insegnamenti del maestro Egami, nel
1958 fonda la
FIK (
Federazione Italiana Karate) Presidente e Direttore Tecnico
Vladimiro Malatesti;
Nel
1962:
Augusto Basile già praticante di judo inizia a praticare karate nel 1958 nel dojo del maestro Malatesti a Firenze, fonda la
KIAI (
Karate International Academy of Italy) con sede a Roma e Presidente Silvano Addamiani.
Nel
1965, la Federazione con a capo Basile, la KIAI, si unisce alla
FIK in un unica Federazione diretta da Augusto Ceracchini che riesce a far entrare la FIK nella
WUKO, l'organizzazione mondiale che raggruppava allora tutti gli stili e tutte le federazioni (compreso lo shotokan JKA). Ceracchini incrementò il numero delle società e degli affiliati, spostando il centro politico-organizzativo sportivo a Roma.
Nel
1965, Roberto Fassi, che pratica, come
Malatesti, karate con
Plee in Francia, scrive in Giappone e chiede un istruttore per l'Italia; nel novembre dello stesso anno arrivano a Milano quattro maestri della JKA:
Kase,
Kanazawa,
Enoeda e
Hiroshi Shirai.
Dopo una dimostrazione formidabile nella sala secondaria del Palalido i quattro decidono il loro futuro nel Karate e così il Maestro Kase si stabilisce da prima in Olanda quindi in belgio e poi definitivamente a Parigi, Enoeda si trasferirà in Inghilterra, Kanazawa decide di ritornare in Giappone.Il Maestro Shirai si ferma in Italia.
Nel
1966 nasce l'
AIK (
Associazione Italiana Karate ) presieduta da
Bibi Vasallo con la direzione tecnica del Maestro
Hiroshi Shirai che nel frattempo si è stabilito a Milano.
Il M° Fassi ci fa rivivere gli anni pionieristici dell’A.I.K
In questo periodo in Italia ci sono tre Federazioni: al centro Italia la KIAI di Basile, a Firenze la FIK di Malatesti e a Milano l'AIK del Maestro Shirai.
Nel
1966 nasce l'
AIK (
Associazione Italiana Karate ) presieduta da Bibi Vasallo con la direzione tecnica del Maestro
Hiroshi Shirai, tra i fondatori della AIK il Maestro
Perlati,
Fassi,
Falsoni, Abruzzo, Possenti, Parisi e
Baleotti.
Fassi insegnava a Milano, mentre
Parisi ed Ottaggio iniziarono ad insegnare a Genova, Shoji Sugiyama (
1933-2017) e
Masaru Miura a Torino, Guaraldi,
Baleotti (
Intervista di Samurai Channel),
Perlati e
Balzarro a Bologna.
L'AIK trova in questo modo una dimensione territoriale nel Nord Italia unendo i gruppi di Milano, Genova e Bologna. A Milano comunque con il maestro Shirai si concentrava l'area tecnica italiana per eccellenza.
Nel
1970: Dopo il mancato riconoscimento della maggior abilità tecnica degli allievi del Maestro Shirai all'interno dell'AIK si verifica una crisi e viene a tetemirnarsi una frattura insanabile, una componente, con alla testa lo stesso Maestro Shirai esce dalla AIK per dare vita alla prestigiosa
FE.S.I.KA. (
Federazione Sportiva Italiana Karate e Affini). Una grande Federazione con Presidente Giacomo Zoja che mise a disposizione del Maestro Shirai e della nuova sigla quelli che sono ancora i locali
FIKTA in via Piacenza. All'interno della nuova sede non si svolgevano solo le riunioni federali, ma anche corsi di formazione didattica per gli insegnanti tecnici e si fregiava di avere docenti come, Carlo Gobbi de "La Gazzetta dello Sport" e Remo Masumeci "dell'Unità".
La nuova Federazione può contare su un centinaio di Società ed un migliaio di affiliati e
si presentava come la più capace Federazione di Karate in Italia per l'alto livello tecnico dimostrato visto che a quel tempo i migliori karateka italiani erano tutti allievi del Maestro Hiroshi Shirai ed erano sempre ai primi posti nelle competizioni internazionali. Pertanto la FESIKA aveva ora denaro, organizzazione, mezzi e uomini, tra cui faceva spicco Franco Franchi, il politico che sapeva usare meglio di tutti i media, facendo parlare del karate come non si era mai visto.
La FESIKA era sicuramente una Federazione dinamica, vivace, e diretta come un'azienda privata: l'unica Federazione a contrastare seriamente la burocratica FIK protetta del CONI.
Nel
1972: durante i campionati del mondo
WUKO di Parigi l'Italia, rappresentata da una squadra della FIK costituita da ex allievi di Shirai, arrivò seconda a squadre, dopo la Francia ed il Giappone che, rappresentato da una squadra della JKA, molto forte, fu battuto dall'Inghilterra, l'episodio aumentò il contrasto fra la direzione della
WUKO ed i maestri della
JKA e il karate mondiale si divise e la
JKA uscì definitivamente dalla WUKO. Kanazawa e
Nishiyama diedero vita ad un'altra Federazione mondiale, la
IAKF (oggi
ITKF) con sede a Los Angeles (
Presidente Nishiyama) e di conseguenza in Europa si costitui la
EAKF con sede a Milano.
A questo punto
Zoja e Shirai erano riusciti a dare uno sbocco internazionale alla FESIKA e a questo punto anche in Italia le contrapposizioni internazionali portarono a all'ulteriore divisione tra la
FESIKA, che aderiva alla JKA, e la FIK che aderiva alla WUKO.
Per la WUKO, ma soprattutto per il karate mondiale, fu un vero e proprio terremoto. Infatti con la nuova presenza della IAKF iniziarono le battaglie per il riconoscimento olimpico presso il GAISF e CIO.
Il
1976 è un anno nel quale si vedono le
dimissioni del presidente della FESIKA Giacomo Zoja che, con l'approssimarsi dell'Assemblea per il rinnovo delle cariche federali (ormai in minoranza e consapevole di poter subire una sconfitta elettorale) decise di dare le dimissioni e nessuno gli chiede di recedere nella sua decisione e così il 25 aprile 1976venne eletto al suo posto il nuovo Presidente Elia Fugazza con Franco Franchi Segretario Generale.
La nuova FESIKA, di fatto capeggiata da Shirai con i suoi più stretti collaboratori: Carlo Fugazza, Beppe Perlati, Bruno Demichelis, Rosario Capuana ed altri dà di fatto l'addio a Zoja.
Qualche anno dopo Zoja tornò alla ribalta autoproclamandosi P.R. della FESIKA, (forse perché la riteneva una sua creatura) e lo sgarbo del 25 aprile 1976 non lo sopportò, avviando quindi i relativi contatti con la FIK di Ceracchini per la fusione.
Una delle verità storiche conduce a Barcellona quando nel 1977 il GAISF riuni in assemblea i vertici delle maggiori organizzazioni di karate nel Mondo vale a dire WUKO con Delcourt-Ceracchini e Zoja ed altri.
La IAKF (con Nishiyama, Wendland, Elia Fugazza ed altri) si presenta con una valigia piena di documenti a dimostrare che aveva dalla sua parte le iscrizioni di circa 70 paesi nel Mondo, asserisce pertanto che il riconoscimento ufficiale doveva essere a loro attribuito.
Ma qui il colpo di scena: il dott. Giacomo Zoja (già segretario generale dell'IAKF e già presidente della EAKF) alla commissione del GAISF smentisce tutto e tutti, dichiarando e spiegando che diversi documenti non erano firmati da lui, iscrizioni di paesi non veritiere, bilanci non proprio corretti, ecc.
Insomma una vera catastrofe, e nel giro di qualche ora la WUKO all'unanimità viene riconosciuta ufficialmente come unico organismo mondiale del karate.
La vendetta del 25 aprile era ormai compiuta da Zoja.
Nel
1979: su pressione del
CONI e con la promessa del riconoscimento ufficiale di una Federazione autonoma di karate, le due Organizzazioni FIK e FESIKA si uniscono e danno origine alla
F.I.K.D.A (
Federazione Italiana Karate e Discipline Affini).
Nel
1982 con l’ingresso del Taekwondo la FIKDA cambia nome e diventa
F.I.K.T.D.A (
Federazione Italiana Karate Taekwondo e Discipline Affini).
Al
Congresso di Berlino del 1985 il CIO vota a favore dell'introduzione del Taekwondo tra le discipline a carattere dimostrativo. Il Presidente della FILPJ, dott. Pellicone, decide di dare un "segnale" ed appoggia la candidatura del
Dr. Park a Presidente della FIKTEDA.
È il momento in cui il settore Karate si spacca in due: da una parte molti appoggiavano la decisione del Dr. Pellicone, dall'altra c'era però chi preferiva un personaggio del mondo del Karate.
Nel 1985 il Taekwondo si separa dalla FIKTEDA e da vita alla
F.I.T.A. (
Federazione Italiana Taekwondo).
Nel
1986 nasce la
F.I.T.A.K. (
Federazione Italiana Taekwondo Karate). La FITAK nasce per l'esigenza di un gruppo di società che vedono nella FIKTEDA un limite nell'aprirsi ad una via più "Sportiva" e pertanto passano alla FITA in quanto offre più possibilità, ad uno sbocco più agonistico e meno tradizionalistico per il karate.
Nel
1987, anche la parte più tradizionale della FIKTEDA, per il bene del karate italiano e su pressione del CONI e della FILPJ, sempre con la promessa del riconoscimento ufficiale del karate, si scioglie per confluire definitivamente nella
FITAK di cui rimane Presidente il dott. Park.
Nel
1989 dopo continue lotte interne per il riconoscimento del Karate Tradizionale da parte del CONI e della stessa FITAK la parte più tradizionale, che si riconosce negli insegnamenti del Maestro Shirai e Nishiyama, decide di dar vita alla
F.I.K.T.A. (
Federazione Italiana Karate Tradizionale e Affini).
Ad oggi la FIKTA conta quasi 450 società, circa 900 quadri Tecnici e 5000 cinture nere
Nel 1995 la FILPJ si è riorganizzata, dando più peso al karate, strutturandosi in quattro settori e cambiando il nome in F.I.L.P.J.K. (Federazione Italiana Lotta, Pesi, Judo e Karate).
Nel 2000 con l'uscita del settore pesi la FILPJK cambia nome e divenendo F.I.J.L.K.A.M. (Federazione Italiana Judo, Lotta, Karate, Arti Marziali)
Nel 2012 Viene siglato un primo importante protocollo di intesa fra FIKTA e F.I.J.L.K.A.M. per quanto riguarda la promozione d diffusione del Karate in Italia e dove la FIKTA disciplina il Karate Tradizionale. ( Testo del Protocollo del 2012) - ( Testo del Protocollo del 2015) nel 2018 si stipula la prima Convenzione che si evidenzia con l'apertura alla doppia affilazione. ( Testo della Convenzione del 2018)
Come abbiamo visto la storia del Karate in Italia è abbastanza travagliata. Ancora oggi si dibatte spesso su chi debba ricadere la colpa della divisione nel mondo del Karate.
A tal scopo trovo utile la lettura di alcune interviste rilasciate da uno dei pionieri del karate in Italia il Maestro Giuseppe Perlati allievo diretto e Vice Presidente in carica della FIKTA
La verità del Maestro Perlati in merito alle polemiche nazionale ed internazionali
Intervista al Maestro Perlati.
Samurai intervista il Segretario FIKTA M° Giuseppe Perlati e il Presidente FIKTA M° Gabriele Achilli in merito ai 30 anni di Karate FIKTA
Per saperne di più in campo internazionale vi sono diversi articoli scritti dal Maestro Luciano Puricelli Vice Presidente I.T.K.F. -
Vice Presidente F.I.K.T.A. - General Segretary E.T.K.F.
Differenze - la Tradizione -
Riflessioni -
Definizione "Karate Tradizionale"
Non posso fare a meno di notare che spesso la FIKTA e i suoi più alti dirigenti vengono tacciati di molte colpe. Io credo che se Maestri del calibro di Perlati, Contarelli, Puricelli, Marangoni, Fugazza e molti altri hanno ritenuto opportuno andarsene da situazioni poco chiare e pregiudizievoli per il Karate Tradizionale nulla si può loro obiettare.
Percorrere la via del Maestro in qualsiasi direzione essa si evolva, questo è il principio cardine dell'arte marziale che pratichiamo. Se poi il Maestro è Hiroshi Shirai......
Davide Rizzo
Il testo è sempre in via di approfondimento.
Alcuni pezzi sono stati rilevati dalle seguenti fonti:
www.federkarate.it/ Storia del karate di De Luca
www.taekwondowtf.it/
www.fikta.it/
www.henryplee.com/
http://xoomer.virgilio.it/
www.ska.org
Il video sugli albori del karate italiano a cura di Sergio Roedner