Maestro, quando ha cominciato a praticare karate? Un breve excursus della sua carriera.
Per prima cosa vorrei dire che sono maestro perché ho conseguito tale titolo attraverso un esame alla fine del corso biennale istituito dalla federazione, ma non mi sento assolutamente un maestro, o quanto meno non mi sento maestro nell’accezione che do a questo termine.
Maestro è una persona che è ciò che dice ed io non riesco ad avere questo tipo di coerenza. Mi sforzo, ma mi rendo conto che molte volte non riesco. Quindi diciamo che accetto di essere chiamato così per convenzione più che per convinzione…
Detto questo ho iniziato a praticare karate nel 1981 e fui subito attratto da questa disciplina soprattutto dal kumite. Iniziai a fare gare fin da subito, allora si poteva gareggiare anche da cintura colorata. Il mio primo maestro fu
Salvatore Giordano, in seguito mi allenai con
Sauro Somigli e con
Michelangelo Giordano che ci tenne un meraviglioso corso agonisti. In pratica ci faceva partire di corsa da due parti opposte della palestra e arrivati a distanza giusta dovevamo colpirci senza controllo. Ricordo che ogni volta che tornavamo alle postazioni di partenza per colpirci fi nuovo c’era sempre qualcuno che non ricominciava. Eravamo esaltati da questo metodo, anche se devo dire che il corso iniziò con una trentina di persone ma dopo 3 o 4 lezioni eravamo rimasti in pochi, tra questi i miei amici Massimiliano e Antonio….
La mia carriera non è stata esaltante anche se ci ho messo tanta passione 2 volte secondo agli italiani individuali, 2 volte terzo, 1 volta terzo agli italiani a federazioni unificate nell’86 a Napoli nella mia categoria eravamo 90 persone tra cui Guazzaroni, Sacchi e Michieli. 5 titoli italiani a squadre, terzo posto alla coppa shotokan individuale (persi in semifinale contro il mitico Formenton, dopo aver battuto Bianchi nei quarti) ho vinto una coppa del presidente Mubarak a squadre in Egitto combattendo all’aperto sotto le piramidi con la pioggia! Davanti al presidente egiziano, al Maestro Shirai al Maestro Nishiyama e al Maestro Kase, miei compagni di squadra erano Gigi Gatti e Gabriele Tagliagambe. Ho partecipato a 3 campionati europei Eska, ad 1 mondiale della stessa organizzazione.
Tutto sommato un atleta mediocre visto che non ho mai vinto niente a livello individuale.
Ci parli un po’ di sé?
Sono laureato in Scienze motorie insegno tale materia in un liceo di Pistoia sono sposato ed ho un figlio di 25 anni. Ho una palestra di karate dal 1993 dalla quale sono usciti molti bravi atleti e ottime persone, educate e rispettose e di questo vado fiero.
E’ il karate che l’ha conquistata o è lei che ha conquistato il karate? Il suo rapporto con la “nobile Arte dei Mari del Sud”.
Ovviamente è il karate che ha conquistato me.
Il karate che pratichiamo oggi è uguale a quello che si praticava negli anni 65/70? Cosa c’è di nuovo e cosa invece è rimasto immutato da allora?
In quegli anni non praticavo per cui non lo so, ma il karate degli anni 80 me lo ricordo ed era molto più essenziale, efficace e intriso di sudore, lacrime e sangue.
Che valore hanno i Dan oggi? Ci racconta il suo primo esame da cintura nera?
Secondo me i Dan non hanno alcun valore se non formale, personalmente ho fatto gli esami quando me lo dicevano i miei maestri, non per interesse mio. La cintura nera la presi in una gara.
Il karate oggi si appoggia sui giovanissimi atleti cosa ne pensa dei Baby corsi?
I corsi dei bambini non mi piacciono secondo me dovrebbero farli i giovani infatti nel mio dojo li faccio fare ai miei allievi laureati in scienze motorie, ma è un punto di vista personale. Occorre saper giocare e relazionarsi con loro ed io non lo so fare.
Il karate e i ragazzi. Come era allora e come è adesso il rapporto fra il karate e i giovani praticanti? Di conseguenza, come è il rapporto fra il maestro e il suo allievo?
Il rapporto prima comprendeva più disciplina adesso più empatia, anche se devo dire che il mio maestro di riferimento prima del Maestro Shirai è cioè Sauro Somigli era un maestro inconsueto per quei tempi non impostava la relazione usando la disciplina ma il rispetto.
Il controllo una fantasia o una necessità di fronte alla mancanza di coraggio?
Il controllo lo di può applicare solo se si è praticato a fondo la mancanza di controllo, questa è una mia convinzione, altrimenti non è controllo ma incapacità a colpire.
Mi ricordo negli anni 80 facevamo spesso scambi e allenamenti interi senza controllo.
A parte quelli già citati un periodo ci allenavamo una volta la settimana io e Claudio Ceruti nella palestra di Porta Romana a Firenze facendo kumite senza controllo chudan… Una bella esperienza ahahah
Come spiegare, in poche parole, la frase: “il karate si pratica tutta la vita”? E’ ancora presente negli allievi e nei praticanti questo profondo concetto?
Secondo me ha sempre voluto dire in ogni ambito della vita, in tutta la vita. Per lo meno io l’ho sempre inteso così, altrimenti sarebbe una condanna…
Come vede il futuro del karate in Italia anche alla luce dell’evoluzione dei rapporti frale diverse realtà associative o federali?
Non ne ho idea.
Bacchi Alberto