Quando sono arrivato al capitolo n° 4 " Tecniche mentali: coltivare l'animo e mantenere salda la volontà" al paragrafo che parla della Dolcezza del libro La saggezza dei samurai scritto da Thomas Cleary subito, fin dalla prima frase mi è venuto alla mente il Maestro Taiji Kase e tutta l'influenza che ha avuto nel mio rapporto con il karate, il suo modo di karate. Colgo l'occasione di questa lettura per dedicarla a tutti noi in quanto credo e spero in un'etica ancora migliore di oggi.
In un mondo che vede sempre più violenza, sperequazione e volgarità questo paragafo fotografa come dovemmo modificare il nostro atteggiamento.
Senza pretesa alcuna Davide.
Oss sensei
Un uomo valoroso, con un grande animo e una volontà forte, ha per natura una certa dolcezza. Essere dolci significa essere profondi e tolleranti, umili, privi di vanteria e capaci di stare nell’ombra senza dare sfoggio di sé.
Gli sciocchi e gli incapaci si vantano con gli altri del loro sapere e si mettono in mostra nel mondo, perché in realtà sanno fare poco. Quando hai un animo grande sei buono di carattere, in gradi di stare al di sopra delle cose, non hai bisogno di vantarti ne di fare sfoggio delle tue imprese e dunque non sei arrogante.
Quando la dolcezza si manifesta spontaneamente sul tuo volto e ti poni nei confronti degli altri come un uomo umano e nobile d’animo sarai come il sole di primavera, una benedizione per tutti gli esseri viventi. Questa è la dolcezza di un volto valoroso.
La dolcezza ti permette di essere premuroso, caritatevole e utile al prossimo. Quando vedi dei profughi disperati, ovunque essi siano, ne soffri in prima persona e allora apri il tuo magazzino e rovesci tutte le botti di riso, spendendo i tuoi soldi per aiutare tutti e tranquillizzandoti solo quando la crisi è passata.
Questo è il frutto della dolcezza. E’ questo il senso del detto che recita: “ Con il diaspro nascosto sotto la superficie, il fiume è bello; racchiudendo la giada, la montagna nasconde il suo splendore”.
Senza una profonda dolcezza è impossibile affrontare le cose come se si fosse una barca vuota, come diceva un saggio dell’antichità