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Il MAESTRO KASE
dal libro Cadere sette volte… rialzarsi otto di Luigi Zoia
Kase YOIE’ necessario che a questo punto spenda alcune parole sulla figura del maestro Kase. Ancora oggi, se alzo gli occhi dalla scrivania del mio studio di Milano dove sto scrivendo queste pagine, vedo alla mia sinistra una sua fotografia, con il suo volto serio, quasi enigmatico, ampio e massiccio portale dietro al quale si celava un'anima leggera e piena di brio.
La cosa che più caratterizza la sua foto sono gli occhi. Uno potrebbe, aspettarsi uno sguardo duro, deciso, pronto ad uccidere, terribile, che incute timore. Invece dai suoi occhi traspare una luce amorevole, che ti tocca con dolcezza, che ti guarda con una umanità infinita, rivelando la sua grande tenerezza interna, il suo amore compassionevole per le persone. Ti fa sentire accettato e amato.
Il maestro Kase non era molto alto ma aveva una costituzionè fisica robusta, che negli anni si era appesantita. Questo l'aveva però reso ancora più sorprendente per l'abilità di  esecuziotie dei kata, che faceva con una intensità, leggerezza e precisione inimitabili.

A questo univa una consapevolezza nel karate che lo avrebbe portato nel 2000 sino al massimo livello raggiungibile, cioè la cintura nera del decimo dan. Per ottenere le cinture si devono superare degli esami e, quando si diventa cintura nera, si è al primo grado o dan. Questo però non è un punto di arrivo ma di partenza: si devono superare ulteriori esami per crescere di livello, cioè di «dan», sino al quinto. I dan successivi, dal sesto e fino al decimo, non sono più basati solo su esami tecnici o speciali classifiche ottenute nei combattimenti, ma sulla base del raggiungimento di una esperienza avanzata, frutto di ricerca interiore e di esercizio di virtù.

Il maestro Kase era sulla strada che l'avrebbe portato al raggiungimento di livelli di consapevolezza sempre più elevati. Ed era anche dotato della ineguagliata (da noi allievi) capacità di entrare in sintonia con il mondo circostante. In palestra, durante la guardia, ci spiegava come disporci all'ascolto per capire il modo in cui l'avversario ci avrebbe attaccato prima ancora che il colpo venisse portato. E per illustrare meglio il concetto, quasi senza guardarci, con gli occhi stretti a fessura, ci diceva il colpo che stavamo preparandoci a scagliare contro di lui. Aveva sviluppato una capacità quasi chiaroveggente che lui chiamava «la quarta dimensione». Era impressionante vederlo all'opera, perché coglieva sempre nel giusto con ognuno di noi.

Tabella Maestro Kase