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Il Dojo - Il luogo dove si pratica il Bu-Dō
A cura di Davide Rizzo

Palestra Mushoyoku  Palestra Mushoyoku  Palestra Mushoyoku  Palestra Mushoyoku

Pochi sanno che in origine il termine, Dōjō (道場, è stato ereditato dalla tradizione buddhista cinese, indicava il luogo in cui il Buddha ottenne il risveglio e per estensione i luoghi deputati alla pratica religiosa nei templi buddhisti
Il termine venne poi adottato nel mondo militare e nella pratica del Bujutsu, che durante il periodo Tokugawa fu influenzata dalla tradizione Zen, perciò è a tutt'oggi diffuso nell'ambiente delle Arti Marziali. Nel Budō è lo spazio in cui si svolge l'allenamento ma è anche simbolo della profondità del rapporto che il praticante instaura con l'arte marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo quale luogo dell'isolamento e della meditazione. ( Fonte Wikipedia)

La domanda e la riflessione che dobbiamo comunque porci è: " che cosa si deve intendere per arte marziale budō e per Dojo ? Andando per ordine diremo che sta per Via, metodo, sentiero, verità l'ottuplice "sentiero o Via di Mezzo".
Secondo l’insegnamento del Buddha è il cammino che porta alla liberazione. E’ anche chiamata Via del Nirvana, in giapponese hasshodo:

1) Retta visione (shoken): vedere la vita per quello che è senza essere né troppo pessimisti né troppo ottimisti.
2) Retto pensiero (shoshiyui): è quel pensiero, quella teoria che sorge dal giusto punto di vista, né troppo idealizzato, né troppo materializzato.
3) Retta parola (shogo): non dire menzogne.
4) Retta azione (shogo): azione appropriata alla situazione senza essere influenzato dall’umore del momento.
5) Retto modo di sostentarsi (shomyo): scegliere un modo corretto per guadagnarsi da vivere.
6) Retto sforzo (shoshojin): impegnarsi con tutte le proprie forze per raggiungere la verità.
7) Retta attenzione ( shonen ): si riferisce ad una mente tranquilla e non disturbata.
8) Retta concentrazione (shojo): non essere troppo rigidi o troppo sciolti, troppo tesi o troppo rilassati.

BudoBu viene creato dall'unione di due ideogrammi che significano rispettivamente: Arrestare, fermare, controllare e lancia (in senso esteso tutte le armi della guerra e il combattimento). Quindi Bu Do significa Via, metodo per arrestare e controllare la lancia, il combattimento.
( Via) Si tratta di un metodo che è allo stesso tempo pratica e realizzazione senza distinzione quindi tra mezzo e finalità da raggiungere.
Nel budo quindi è lo spazio in cui si svolge l'allenamento ma è anche simbolo della profondità del rapporto che il praticante instaura con l' arte marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo quale luogo dell'isolamento e della meditazione .

Il Dojo prende il suo significato dagli ideogrammi:
Do - ViaJo - LuogoVia, metodo, sentiero, verità, Spirituale, Morale - Jo, luogo.
E' anche il luogo in cui i maestri esortano gli allievi: praticate come se un fuoco bruciasse sopra le vostre teste (Daichi Zenji), o: per comprendere è necessario entrare almeno una volta nella propria bara. (Taisen Deshimaru Roshi).
Presagi di morte, atmosfera cupa, grave, rattristata dalla paura della morte? Esattamente il contrario: i vecchi maestri della tradizione conoscevano e conoscono bene la dinamica dei contrari, un aspetto che genera il suo contrario e lo utilizzano ad arte.
- Entrate con il piede sinistro ed uscite con il destro
- Non entrate mai dal centro della porta
- Chiudete la porta con attenzione, dolcemente, senza sbatterla nè fare il minimo rumore
- Non tenete mai atteggiamenti sconvenienti di fronte ad un maestro o un allievo anziano

Questi «bizzarri » ammonimenti riflettono esattamente l'atmosfera che regna e deve regnare nel Dojo. L'educazione che vi si applica. Il Dojo non è un convegno sportivo, un luogo di piacere, un luogo di divertimento: è il luogo in cui l'individuo, sotto la guida di un Maestro, studia e pratica la più elevata dimensione di se stesso come individuo (Ji) e come membro della comunità (Ta). Lo spirito di rispetto ( rei no kokoro) è insieme il mezzo ed il fine per arrivare all'essenza. Rispetto significa saper osservare, comprendere, utilizzare per il proprio e l'altrui benessere.
La disposizione del Dojo:
Disposizione del DojoPochi sono a conoscenza che i quattro lati di un «dojo» hanno la loro importanza tradizionale. Si presume che questo termine provenga dal Buddismo. Esso indica il luogo nel quale i Buddisti, dopo la cerimonia della purificazione, allenano lo spirito e il corpo. Nel judo (come nel Karate) indica la sala dove si pratica.
Lato inferiore = shimoseki: è dove si allineano tutti i gradi inferiori (kyu).

Lato superiore = joseki: é di fronte al lato inferiore; qui si mettono gli insegnanti e alla destra del Maestro vanno i Senpai e gli istruttori, osservando l'ordine di grado.

Lato d'onore =
kamiza: è alla destra del joseki ed è riservato alle personalita. Qui vengono poste le foto dei Maestri fondatori. Entrando nel dojo, ogni Karateka, cosi vuole il cerimoniale della tradizione, effettua il saluto verso il kamiza.

Alla sinistra del joseki si trova la piazza inferiore
= shimoza: é riservata agli allievi di alto grado con il piu anziano capo fila, il quale è vicino al joseki e comanda il saluto.
Il cerimoniale vuole che il saluto collettivo iniziale venga rivolto prima al lato d'onore (kamiza) e poi agli insegnanti; alla fine della lezione cio si verifica all'inverso. Conoscere le forme cerimoniali e il saluto è necessario per un karateka.
Il primo dei venti precetti della Via del Karate scritti da G. Funakoshi recita: Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.
Va ricordato che anticamente nel dojo veniva eseguito il rito del soji (pulizia): gli allievi, usando scope e strofinacci, pulivano l'ambiente, lasciandolo in ordine per i succesivi allenamenti. Tale gesto è il simbolo della purificazione del corpo e della mente: i praticanti si preparano ad affrontare il mondo esterno con umiltà, dote necessaria per apprendere e per insegnare l'arte marziale.

Il saluto al Maestro Gikin Funakoshi - Rei, il saluto