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L'essenza degli insegnamenti di Sensei Shirai
Fonte: Shodo
Hannya shingyō: il Sutra del cuore

L’Hannya shingyō, noto in italiano come “Sutra del cuore”, appartiene al canone della Perfezione della Saggezza, composto da circa centomila versi, ed è un conciso testo — 14 versi in sanscrito, 260 caratteri nella versione cinese più diffusa — che racchiude l’essenza dell’insegnamento del buddhismo mahayana.
Composto in India intorno al IV secolo dopo Cristo, è un testo fondamentale, studiato e recitato in ambito zen e tibetano e un po’ in tutta l’Asia Orientale. È considerato estremamente significativo anche dalla scuola shingon giapponese, il cui fondatore, Kūkai, ne scrisse un commento.
L’Hannya shingyō viene quotidianamente recitato alla fine delle sessioni di zazen e lo si può considerare uno dei testi principali a cui si riferiscono tutte le scuole zen.
Recitare l’Hannya shingyō è segno di devozione e genera “meriti”.

Recitativo

Immerso nella saggezza suprema davanti a monaci e bodhisattva riuniti, Kannon (Avalokitesvara) bodhisattva della compassione, risponde all’allievo Shariputra insegnando la dottrina del vuoto.

Oh Shariputra, la forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma;
lo stesso è per sensazione, percezione, discriminazione e coscienza.

Tutte le cose sono vuote apparizioni, Shariputra.
Non sono nate, non sono distrutte, non sono macchiate, non sono pure;
non aumentano e non decrescono.

Perciò nella vacuità non c’è forma né sensazione, né percezione, né discriminazione, né coscienza;
Non ci sono occhi né orecchi, naso, lingua, corpo, mente;
Non ci sono forma né suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c’è un regno del vedere, e così via fino ad arrivare a nessun regno della coscienza;
non vi è conoscenza, né ignoranza,
né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza,
e così via fino ad arrivare a né vecchiaia né morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c’è sofferenza, karma, estinzione, via;
non c’è saggezza né realizzazione.

Dal momento che non si ha nulla da conseguire, si è un bodhisattva.
Poiché ci si è interamente affidati alla prajna paramita,
la mente non conosce ostacoli;
dal momento che la mente non conosce ostacoli
non si conosce la paura, si è oltre il pensiero illusorio,
e si raggiunge il Nirvana.

Poiché tutti i Buddha
del passato, del presente e del futuro
si affidano interamente alla prajna paramita, conseguono la suprema illuminazione.

Sappi dunque che la prajna paramita è il grande mantra,
il mantra più alto,
il mantra supremo e incomparabile,
capace di placare ogni sofferenza.

Ciò è vero.
Non è falso.
Perciò io recito il mantra della prajna paramita,
Che dice:
Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, svaha!
(andate, andate, andate insieme all’altra sponda, completamente sull’altra sponda, benvenuto risveglio!)

Davide Rizzo