Cronaca di una serata di conoscenza
16 Aprile 2008
Alla fine o all'inizio uno si chiede quale sia lo scopo di mettersi ancora una volta in cammino, di sudare, di faticare e di impegnarsi con costanza e pulizia, alla fine la risposta è sempre una "
PASSIONE" e "
DOVERE".
La
passione nasce dal desiderio. Desiderio di apprendere, di conoscere, nasce dagli stimoli che ricevi dalle persone che ti stanno accanto, che ti seguono e che ti incitano a fare sempre di più e sempre meglio ( non dimentichiamolo!) e qui devo ringraziare Giampietro, Claudio e tutto il gruppo di studio di Venezia.
Il
dovere nasce dal cuore. Nasce dal senso di responsabilità verso se stessi, verso il proprio Maestro ma sopratutto dalla responsabilità di trasmttere cose
SANE e
SERIE ai propri allievi, vecchi e nuovi.
La tradizione infatti pone l'accento sul Maestro e chi, più di Hiroshi Shirai, infonde e incarna questo principio! Un Uomo prima di tutto, un Maestro sempre proteso alla perfezione, alla ricerca di cosa è vero e cosa è falso ( per citare una frase del Maestro T.Kase " Yes or Not" Funziona o non Funziona). Il dovere verso me stesso e verso il mio ruolo.
( questa frase, già citata in un precedente articolo devo lasciarla, descrive esattamente quello che mi anima)
Si arriva a Gorizia alle 18.30, Enrico ha anticipato l'orario, il mio battello in ritardo di 20' mi fa temere di arrivare in ritardo, così non è, Gianfranco con i suoi 120 costanti ci fa arrivare in perfetto orario, anche in questa occasione incontriamo un Maestro Sorridente, il suo ingresso in calzettini neri già ci mostra un'immagine che il Maestro si sente in casa sua, non ospite, ma padre di tutti noi. Sempre sorridente, sempre cordiale inizia ad assomigliare al Maestro Kase,
forse sbaglio a dire questa cosa ma è quello che penso.
Il Maestro arriva alle 19.00 e subito... Silvio! centro! e Silvio Campari sente la responsabilità del gesto. Taikyoku Ichi lentamente, profondamente, noto l'assouta tranquillità del gesto tecnico di Silvio ( oggi mi puzza un po dire sto nome, mi ricorda Berlusconi "
forse sbaglio a dirlo ma è quello che sento"
ma percepisco armonia ed energia, percepisco la concentrazione e il bene che il Maestro gli fa dono.
Passiamao alla serata, un folto gruppo di Sloveni grandi e grossi, per loro, per qualcuno di loro, forse la prima volta.
Il Maestro impeccabilmente li corregge, li supervisiona, si accerta che comprendano l'italiano, la serata ci propone uno Shirai dialogante, spiega perchè ha sentito la necessità di elaborare le sue tecniche di autodifesa (Goshin-dō). fa un inciso sulle specificità delle tecniche e dei movimenti, dice, il Maestro che lo shotokan ha poco evidenziato l'aspetto dell'autodifesa senza comunque togliere merito alla sua formazione agonistica, specifica la valenza dello shotokan in tema di forma, forza kime, lo shotokan, ripete si sofferma sugli aspetti tecnici e tradizionalmente concepiti per la competizione e lascia poco spazio all'interpretazione dell'autodifesa.
Credo anche io che nella pratica vi siano diversi livelli, livelli che hanno necessità di maturare dentro di noi, livelli che devono trovarci pronti prima di manifestarsi non per niente esistono tre pratiche interconnesse tra di loro Kihon Kata e Kumite. Il Maestro spiega che nel Goshindo vi sono le dimensioni di Kata come applicazione per l'autodifesa. Il Goshin-dō si basa sopratutto nell'applicazione dei Kata sapientemente costruiti dal Maestro tenendo conto delle diverse peculiarità di diversi stili di Karate. Kata ed applicazione, spostamenti in otto (happo) direzioni per poter rispondere in maniera concreta, veloce e reale a qualcsiasi attacco arrivi da qualsiasi direzione.
Iniziamo comunque l'applicazione con Goshin Taikyoku Ichi e mi trovo a lavorare con Gianfranco ed Umberto, passiamo al Taikyoku Ni e ancora ci viene chiesto di applicare, Claudio ci avvicina e ci invita a seguire un gruppo di karateka Croati, sento la responsabilità ma sarei un bugiardo se non mi sentissi anche gratificato. Il Maestro comunque ci chiama tutti a verificare la posizione Goshin Dachi, Claudio si presta a dimostrare Taikyoku Ni ed osservo anche in lui una netta, precisa e determinata concentrazione, Claudio già di per se incute timore con la sua mole, e il Maestro esige da lui più di chiunque altro, indica Claudio come Kyoshi, colui che insegna ai Renshi, in Italia i Hanshi sono solamente
Dino Contarelli e
Claudio Ceruti. Claudio dimostra potenza, uso del respiro, uso della posizione e anche se mi ripeto sento per lui un grande e profondo affetto per quello che continua a darmi e a darci.
Il Maestro chiama tutti i Renshi al centro, Kata "
forte, staccato dimostrare coraggio, concentrazione velocità pressione, zanshin", ci sono! quest'uomo mi rende forte, sicuro, mi chiede se c'è problema, non capisco perchè, rispondo che sto bene e si vede e credo l'abbia visto perchè ogni tanto mi sento osservato, come al solito.
Eseguiamo tutti i Taikyoku da prima lentamente poi forte sempre una tecnica alla volta. Tocca poi Tokon, entro in panico, non lo ricordo, Giampietro mi mostra le prime tecniche e la mia memoria si risveglia, per poco però, per mia fortuna ho Tosetto davanti Carlo dietro a sinistra e Giampietro alla mia destra, magari con un po di ritardo ma finisco con loro, stessa sorte per i kata Enka e Tai Hei Ichi e Ni. Ci accorgiamo che sono le 21.50 il Maestro ci ferma, ci dice che dobbiamo ancora lavorare sugli ultimi kata ma mi sembra contento, ribadisce agli Sloveni e anche a noi che per capire ci vuole un lavoro continuo di dieci anni, ci ribadisce che finchè la tecnica non esce spontaneamente non ci si puù dedicare ad altro.
Quando il corpo e la mente saranno un tutt'uno con la tecnica allora ci si potrà dedicare a comprendere l'uso della forza, l'uso della velocità e dell'applicazione.
Il Maestro si rimprovera che il tempo non è bastato per introdurre Shiai, un kumite preordinato all'inizio contro diversi avversari che attaccano da diverse direzioni e con decniche non sempre definite, a questa mancanza il Maestro promette che si terrà al prossimo stage, non vedo l'ora!
Mi piace Goshindo, vorrei che i miei allievi fossero più partecipi a questa chance che il Maestro ci ha dato. Non è importante quanto siamo forti ma è importante quanto noi crediamo di esserlo!
E un Grazie al Maestro Hiroshi Shirai con a un arrivederci al 2007.
Oss Maestro, grazie per la lezione e......
Karate no shugyo wa issho de aru
Il karate si pratica tutta la vita così come il Goshin-DŌ
Davide Rizzo