Tutti a Mestre, ma che pochi!
Quando arrivo sono le 18, il Maestro deve ancora arrivare ma c’è già Giampietro, Angelo, Claudio e un nutritissimo gruppo dalla toscana che come sempre ci aiutano con la loro presenza a raggiungere la cinquantina di iscritti.
Ci sono anche Monica e Giuseppe che hanno chieso di poter vedere per capire e per scoprire.
Trovo alquanto strano che ancor oggi le società siano sensibili o non comprendano l’importanza di questo percorso formativo che il Maestro Shirai e il Gruppo di Studio Goshindo del veneto, con i suoi renshi, Pitteri, Fregonese, Cappelletto, Santoiemma e Rizzo, stanno portando avanti.
Tutto è tradizionale, tutto è DŌ !! Ed è strano che non ci sia la sensibilità di esserci e mettersi in discussione attraverso la pratica.
Molto spesso il Maestro sottolinea l’importanza
che fare due cose è farne due e non una. Ripete con insistenza la “non differenza” tra karate e goshindŌ e, come ha ben scritto
Roberto Benocci nel suo ben noto articolo che
GoshinDŌ E’ Karate e Karate E’ GoshinDŌ perché karate e GoshindŌ fondono in se i due aspetti del budo marziale con la sola differenza tecnica che il Karate può essere “competizione”.
Sfogo a parte alle 18,20 arriva la BMW del Maestro con Silvio Campari alla guida, c’è anche il Presidente dell’Associazione GoshinDŌ Hiroshi Shirai, Marco Pocaterra e con loro Elio Giacobini.
Dopo i saluti di rito e i sorrisi di sempre il Maestro, nell’attesa, inizia il suo percorso e, in mezzo all’asfalto, lo vediamo concentrato nell’eseguire gli otto spostamenti.
Già mi assaporo mentalmente lo stage che verrà, o è già cominciato?
Oggi per me è una giornata strana, mille emozioni e diecimila pensieri mi sono passati per la testa,
cose personali, ma sono le 18 e trenta e la mente deve “
ripulirsi” per lasciare spazio al
percepire, sentire e praticare.
Alle 19.00 la lezione ha inizio subito i quattro Taikyoku, poi, sorpresa e dice: “
Goshin Taikyoku, penso: Ichi, Ni, San o Yon? nulla di tutto questo e come per il Taikyoku dello shotokan il Maestro ha fuso i quattro kata assieme e cosi ci si ritrova a eseguire
162 tecniche tutte messe assieme e qui si nota già un primo cedimento della concentrazione su alcuni partecipanti, a questo punto e compresa la situazione il Maestro ci divide chi sa bene e chi no!
Poi inizia:
fare forte, comando per comando, non scappare, non fare fretta, fare forte con concentrazione, riafferma il principio di forzare ulteriormente la posizione, spirito in hara, portare il respiro sotto e da questo far muovere il corpo. Mente e corpo, corpo mente e azione, questo chiede il maestro e noi…. Ci proviamo e lui… sembra contento, il secondo gruppo sotto la direzione di Claudio esegue il Taikyoku ICHI e Ni e vedo i miei giovani atleti Nicola e Andrea, gli unici che hanno dato disponibilità, provare e seguire, alla fine li vedo abbastanza consapevoli dei loro nuovi limiti, so che Nicola farà fatica in questo stage ma ha voluto esserci e non ho potuto dire di no! (
chiedo scusa a Claudio e Giampietro) ma proprio non potevo dirgli di no.
Lo stage continua ancora,
più preciso, ancora più forte, concentrazione, non sbagliare incita il Maestro e anche questa ultima parte ci trova consapevoli dei nostri nuovi limiti, e si, perché ne abbiamo tutti e molti da superare, per fortuna, dobbiamo ancora lavorare parecchio con il Maestro.
Poi Tokon e Enka ed io, per rispetto verso me stesso, pur sapendoli in parte mi discosto a malincuore dal gruppo anche se da fuori vedo molti che sbagliano e stanno li non so se ho fatto bene o male ma preferisco guardare anche per mia dignità.
Si passa quindi agli Tai Hei ICI e NI altre
81 tecniche ma il Maestro ha anche un'altra esigenza e chiama Salvatore e Giampietro a fare questi due kata partendo con
Ura.
E come per magia anche i migliori sbagliano ma il maestro non rimprovera, anzi trova modo di rendere positivo questo momento, non importa, importante fare con sicurezza poi però aggiunge… non sbagliare!
Sorrido nel vedere Giampietro immerso nella sua memoria per vedere l’errore, sorrido ancora, nel vedere Salvatore provare e riprovare mentalmente i movimenti o meglio direzioni non ben comprese, poi alla fine capiscono dove hanno "sbagliato".
Il Maestro chiama quindi il primo gruppo e comanda
Tai Hei Ichi e Ni prima Omote e quindi Ura, la mia concentrazione e quella dei presenti è massima, in diversi ci affidiamo allo sguardo del Maestro che in qualche occasione indica la giusta direzione, poi però, capito il meccanismo, possiamo liberare la mente e il corpo pronto si mette in moto, sento forza e concentrazione di energia nella tecnica e come mi dice sempre Luciano percepisco la posizione, la schiena e le anche che lavorano in armonia.
Il Maestro sembra abbastanza soddisfatto e passiamo al kumite Iai Silvio e Giacobini dimostrano l’applicazione del Goshin Taikyoku Ichi, e Ni con tutte le varianti possibili
ma la spiegazione tecnica la lascio alla memoria di chi c’era, per chi non è venuto...... pazienza si rifaranno al prossimo.
Purtroppo nonostante la nuova D300 del maestro Bacchin rimaniamo bloccati da alcune informazioni sull'organizzazione dei prossimi eventi e vediamo il Maestro allontanarsi e svanisce così la possibilità di fare una bella foto di gruppo, peccato.
Ma non è ancora finito e come di consueto ci si ritrova attorno ad una tavola imbandita e il maestro sorride nel raccontare ancora qualche aneddoto sul passato, ma questa è un'altra storia.
Oss Maestro, grazie per la lezione e......
Karate no shugyo wa issho de aru
Il karate si pratica tutta la vita così come il Goshin-DŌ
Davide Rizzo