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Articoli sulla via del Goshindo - www.goshindo.eu
Da praticante a spettatore
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Dopo aver partecipato ad alcuni stage, quando senti chiederti “Vuoi venire?” ti vedi già sul tatami che ti alleni con altri karateca delle altre scuole, impari, conosci e scambi stimoli ed energie.
Ma stavolta a Gorizia dal M° Shirai sono solo spettatrice. Un po’ delusa-non è la stessa cosa- ma accetto e parto col M° e Francesca da Venezia.
Un maltempo ci fa strada fino al confine poi un sole abbastanza caldo spunta e ci rasserena l’ultimo pezzo di strada, quasi a dire che in quei posti c’è una magia.

Tralascio il viaggio e l’arrivo a Gorizia e mi catapulto in palestra, dove ci sono già un paio di atleti che si stanno scaldando. I saluti di rito, quattro chiacchiere tra i vari partecipanti e poi arriva il M° Shirai che passa tra loro con la sicurezza cortese che ogni volta mi colpisce.
E’ una persona coinvolgente che si segue con estrema attenzione ed ammirazione, trasmette la sua  forte passione per la disciplina e nel gran numero di praticanti che ha davanti a se riesce a seguire ognuno di loro.
E’ un appuntamento sempre nuovo e sempre ricco di sorprese emotive.

Stavolta, come dicevo, sono sulle gradinate a vedere chi si allena, vedo i nuovi allievi che si cimentano, con un po’ di imbarazzato timore, nelle tecniche; poi vedo Francesca che trova la giusta sintonia operativa con due giovani allievi – si aiutano vicendevolmente e questo è molto stimolante, tanto che hanno il ritmo giusto e vanno avanti come frecce-; giro con lo sguardo per  carpire ancora qualcosa di Goshindo dai Maestri, ma è difficile stare dietro al loro ritmo, sono veloci, svelti, hanno una empatia tra loro quasi assodata.
Si sentono prima (come in palestra succede tra il M° e gli allievi durante le dimostrazioni), frutto di anni di duro lavoro e di conoscenza di cosa e chi hai davanti, una capacità che si invidia e che vorresti apprendere subito, che vorresti avere perché ti farebbe sentire una persona invulnerabile.

Ho assistito a questo allenamento con vorace curiosità soprattutto guardando un trio di allievi che avevo davanti, uno di loro è un Maestro giapponese, molto sicuro e molto forte, egli ha guidato da subito gli altri due, ancora incerti in molte tecniche e quindi rigidi e  lenti. Ne ha colto le difficoltà e le ha abilmente addolcite fino a che si è notato uscire una sicurezza e fluidità, non hanno modificato totalmente, ma hanno fatto un po’ più loro l’allenamento e la sicurezza appresa ha dato un bel risultato, erano in sintonia con il “leader” del gruppo.

Un allenamento simile da modo di rivedersi nel percorso che fai e nella tua attuale condizione,vedi i tuoi errori – io vedevo la rigidità altrui come la mia, vedevo la posizione alta  di alcuni come quella di Alice, che ti rende più “lento”, la poca concentrazione dovuta  dal pensare all’azione…… - vedi cosa potresti fare se migliori e superi i tuoi limiti.
Alla fine la delusione di essere spettatore passa per un canale diverso e ne ricavi un beneficio, osservare queste situazioni e averne frutto, portarti via una analisi positiva sul tuo futuro.

Siamo alla fine e i Maestri fanno Kata, splendido, tutti a tempo, precisi, energici. Poi arrivano gli allievi con loro, e lo scenario si carica di fugaci sguardi per cogliere dal vicino la tecnica successiva. Un insieme di cinture che lavorano in armonia e che pur con i loro livelli diversi portano a termine le stesse tecniche.

Nel mio ruolo inizialmente sofferto di spettatrice alla fine con umiltà ammetto che non sarei stata in grado di fare tutto ciò, e pertanto accolgo con molta gratitudine l’essere stata a osservare tutto ciò e aver appreso ancora una volta quanto tale disciplina richiede e quanto sono onorata di praticarla.

Spero che nel futuro ci siano ancora occasioni simili durante le quali posso apprendere qualcosa in più, e magari sentirmi pronta per scendere da quei gradini e praticare con quegli allievi.

OSS
Monica Ceolin

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