Log dis           Log dis

| Home | Aree RISERVATE | AGENDA Attività | Webmaster - Davide Rizzo |


Menu verticale jQuery con effetto fisarmonica | MaiNick Web
Intervista al Maestro M. Fanizza
- di Yumi Shirai - Per gentile concessione dell'intervistato
Avevo solo 15 anni… Il Maestro Shirai ci ricordava spesso che non sono le mille ripetizioni che contano, bensì quelle mille più uno.
Il Maestro Mario Fanizza nasce a Taranto il 7.12.54.
All’età di tredici anni inizia la pratica del karate sotto la guida del M° Angelo Abruzzo e, solo pochi anni dopo, inizia ad allenarsi con il M° Shirai nella storica palestra di via Piacenza a Milano.
Alla passione per il karate si uniscono gli studi nel settore dello sport e della riabilitazione: infatti, dopo aver conseguito il diploma ISEF all’Università di Milano, si laurea in Terapia della Riabilitazione all’Università di Pavia, per poi conseguire un Master in Riabilitazione negli Stati Uniti. Il bagaglio culturale acquisito e la costante pratica sportiva consentono così la realizzazione di un ambizioso progetto, quello di riunire insieme attività sportive, riabilitative e sanitarie: nel 1980 il M° Fanizza fonda ad Abbiategrasso la Scuola “Yoshitaka (così denominata in onore del terzo figlio del M° Gichin Funakoshi), Scuola di Karate Tradizionale e Centro di Riabilitazione. Ancora una volta – come racconta il nostro protagonista – a fronte dei mille ostacoli iniziali, soprattutto di natura burocratica, il karate è stato di grande aiuto, trasmettendo quella forza e quella determinazione necessarie per andare avanti, anche nei momenti più difficili e bui.

Maestro Fanizza, quando e perché ha iniziato la pratica del karate?
Ho iniziato a praticare nel dicembre del 1967: fu un regalo di Natale dei miei genitori, che avevo già iniziato a tormentare due anni prima, quando nel mio oratorio vidi una dimostrazione del M° Shirai. In quell’occasione provai un sussulto interiore che mi ha portato sino a oggi, a praticare con la stessa emozione di allora. Perché ho iniziato? Sinceramente non glielo so spiegare…

Chi è stato il suo primo Maestro?
Il mio primo Maestro è stato Angelo Abruzzo, di cui ho un ricordo bellissimo, avevo 13 anni.

Quando e perché ha iniziato la pratica del karate con il Maestro Shirai?
Come dicevo, quando vidi il Maestro ne rimasi talmente affascinato che il desiderio di poterlo nuovamente incontrare mi portò in via Piacenza, a Milano, dove iniziai timidamente ad allenarmi due giorni la settimana, con grossi sacrifici di spostamento, treno o pullman e tram. Per un’ora di allenamento ne perdevo quattro di viaggio, tra andata e ritorno.

Che cosa si ricorda oggi, con più piacere, dei suoi primi allenamenti con il Maestro Shirai?
Di ricordi ne ho molti, sicuramente la prima lezione fu per me un’importante esperienza emotiva: avevo solo 15 anni, ricordo il suo sguardo penetrante e attento a ogni più piccolo gesto dei praticanti, si respirava un’atmosfera magica. Il Maestro ci ricordava spesso che non sono le mille ripetizioni che contano, bensì quelle mille più uno.

Nel suo percorso di karateka è stato anche un agonista: qual era la sua specialità preferita in gara?
Sì, ho partecipato a molte gare, la mia specialità è sempre stata il kumite. A ogni singola gara, ho sempre dato il massimo, ogni appuntamento agonistico per me era come se fosse la prima volta.

Quale gara si ricorda oggi con più emozione?
Ho avuto la fortuna di partecipare a gare nazionali e internazionali, ma quella che, senza alcun dubbio, vivevo con l’adrenalina al massimo era la coppa “Città di Milano”, gara internazionale cui si davano appuntamento i migliori atleti di tutta Europa.

Quando ha conseguito le qualifiche di Istruttore e di Maestro di karate?
Sono diventato Istruttore nel 1974 e ho acquisito il titolo di Maestro nel 1990.

Che cosa l’ha motivata sin dall’inizio e che cosa di più la gratifica oggi nell’insegnare e trasmettere il karate?
Ciò che oggi mi gratifica maggiormente è la possibilità di trasmettere quel tanto che ho ricevuto e ricevo tuttora dal mio Maestro ma, soprattutto, di essere uno “strumento” della nostra Federazione, composta di tante persone che condividono la stessa passione e amore per la nostra pratica, ma anche da moltissimi amici con cui cammino insieme da tanti, tanti anni.

Quando ha fondato il Centro di Fisioterapia e la Scuola di karate “Yoshitaka”?
La Scuola di Karate e il Centro di Riabilitazione sono stati aperti nel 1980, in contemporanea ma con sedi differenti, perché la legge in materia non consente di unire attività sportive e attività sanitarie. È stata un’impresa titanica!

Che cosa rappresenta per lei questa Scuola? In un’intervista da lei rilasciata qualche anno fa, ha usato il termine “crociata”. Può descriverci, anche con semplici e brevi parole, la missione professionale e umana che compie quotidianamente presso la sua Scuola?
La Scuola di Karate Tradizionale significa per me “una vita”, dove ho sperimentato il vero contatto con le persone e ho avuto occasione di trasmettere loro ciò che il mio Maestro mi ha insegnato in tutti questi anni. Ogni dojo è importante e lo dico a ogni insegnante, dobbiamo renderci conto delle persone che si affidano ogni giorno alla nostra esperienza. Il Maestro è la bussola, la direzione che l’allievo segue con dedizione, a volte per molti anni. Sembrerà un paradosso, ma se il Tecnico, una volta acquisito il grado di Istruttore o di Maestro, si bea nella sua presunzione, si perderà nei meandri del nulla e così la sua scuola e i suoi allievi. Non si deve mai disertare o evitare il confronto con i programmi e i calendari della Federazione che sono sempre occasione di crescita tecnica e personale.

In tutti questi anni di pratica, gare, allenamenti, raduni, insegnamento… che cosa più di ogni altra le ha insegnato il karate?
Credo di poter rispondere in modo semplice: ognuna di queste esperienze mi ha sempre insegnato a coglierne in ogni momento la bellezza dei contenuti. Durante uno specifico allenamento o in occasione di ogni gara, dico sempre ai miei allievi (e a me stesso) queste parole: “Oggi non torna più!” Ogni occasione di stage e allenamenti con il M° Shirai e i Maestri che abbiamo nella nostra Federazione, devono essere seguiti con tutta la nostra passione che, a sua volta, diventa “contagiosa” anche per tutti gli altri praticanti.

Maestro Fanizza, Lei riveste la carica di Vice Presidente dell’Istituto Shotokan Italia: può dirci quando e perché è stato fondato l’ISI Ente Morale?
L’Istituto Shotokan Italia nasce nel 1979 allo scopo di diffondere e approfondire il Karate Tradizionale attraverso i principi della medicina dello Sport e la ricerca scientifica, nel rispetto delle regole tramandate dagli antichi Maestri. Nel 1995 la Presidenza del Consiglio dei Ministri riconosce l’Istituto Shotokan Italia quale Ente morale.

Che cosa distingue l’ISI dalla FIKTA?
La Fikta controlla tutta l’attività delle società affiliate, stila il calendario delle manifestazioni e delle gare nazionali e internazionali, mantiene contatti costanti con ogni società. La Federazione forma i tecnici, ne riconosce il grado, legittima l’attività di ogni società affiliata. In questi ultimi anni la formazione dei tecnici è supportata da Università a carattere scientifico, senza dimenticare poi il lavoro encomiabile svolto dalla Segreteria Generale.

Perché un praticante, già iscritto alla FIKTA, dovrebbe tesserarsi all’ISI?
Credo che l’iscrizione all’Istituto, rappresenti la piena ufficialità dello Stile Shotokan della Scuola del M° Shirai. L’ISI, Ente Morale riconosciuto ampiamente sul territorio nazionale dallo Stato Italiano, è la Scuola di Stile che studia e valorizza tutti gli aspetti del Karate Tradizionale: kihon, kata e studio del bunkai in tutte le sue applicazioni. L’ISI rappresenta quindi la grande Università del Karate Shotokan in Italia. In quest’ottica, pertanto, gli stage regionali e nazionali con il nostro Maestro e i diversi Maestri, che in tanti anni hanno svolto e svolgono tuttora un lavoro tecnico di altissimo livello, sono un’occasione di formazione continua per ogni aderente. L’Istituto, inoltre, contribuisce alla crescita fisica e culturale dei giovani formando Maestri e Istruttori di altissimo livello. Per tutte queste ragioni, la tessera ISI dovrebbe essere conservata con molta cura, quale documento in grado di attestare tutte le precedenti attività svolte. Per fare un esempio, molti iscritti hanno presentato nei curricula di lavoro, la tessera ISI. Questa tessera, infatti, viene apprezzata proprio per il riconoscimento di Ente Morale.

Recentemente è stato fondato l’Istituto Shotokan Italia A.S.D.: quali sono le prerogative dei due Istituti?
L’Istituto Shotokan Italia Ente Morale ha lo scopo prioritario di sviluppare tutta l’attività culturale che si riferisce al Karate Tradizionale. In particolare lo studio e la ricerca storica, tecnica e filosofica del Karate Tradizionale attraverso convegni, simposi, incontri con esperti (vedi Monaco Koso), stage ecc. Negli ultimi anni si è andata anche sviluppando l’attività sportivo/agonistica. Si è pertanto ritenuto opportuno costituire l’Istituto Shotokan Italia Associazione Sportiva Dilettantistica per meglio organizzare tutta la parte sportivo/agonistica. In particolare la Coppa Shotokan, gli incontri internazionali ESKA (European Shotokan Karate Association) e WSKA (World Shotokan Karate Association), gli stage tecnici e quant’altro si renderà opportuno.

In che modo, in pratica, si può operare per far sentire ai praticanti “l’orgoglio di appartenenza”?
L’orgoglio di appartenenza nasce praticando insieme: aggiungerei che abbiamo questa grande occasione durante ogni allenamento con il M° Shirai. Basti pensare a quanto il livello tecnico dei kata e dei bunkai si sia perfezionato in questi ultimi anni. Proprio per questo, sarebbe più che mai opportuno che la tessera personale ISI riportasse il grado acquisito e sia controfirmata come la tessera Fikta. Il diploma di passaggio Dan rilasciato dalla Fikta dovrebbe aggiungersi a quello dell’ISI, naturalmente per chi è iscritto e partecipa attivamente alla vita dell’Istituto. Non solo, anche i Maestri e gli Istruttori dovrebbero avere un attestato di partecipazione alla Scuola di Stile, come pure un attestato di affiliazione all’ISI per la propria società. La Scuola del M° Shirai è per noi una grande opportunità e una grande fortuna: non c’è Dojo di karate al mondo, infatti, che non conosca il nostro Maestro.

Come Le piacerebbe concludere questa intervista?
Concludo ringraziando il mio Maestro, per tutti questi anni in cui ha insegnato e trasmesso a tutti noi, con assoluta dedizione, il vero Karate do. Vorrei esprimere, poi, un sincero ringraziamento a tutti i miei compagni di “viaggio” di questi 40 anni di pratica, persone che sono diventate amici. Se mi è possibile, infine, vorrei parlarle di un sogno che ho nel cassetto da molto tempo e che spero si realizzi: si tratta della Fondazione Culturale No Profit Hiroshi Shirai. Tale fondazione permetterebbe di custodire e valorizzare il lavoro, gli scritti, i filmati e i pensieri del nostro straordinario Maestro.

Interviste ai Maestri
Giapponesi - Italiani - Taiji Kase - Hiroshi Shirai - English texts -


Barra Karate Do Magazine