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Il karate nel processo educativo dei giovani
A cura del M° Contarelli Bernardo
Bernardo COntarelliSono consapevole che l’argomento è di tale importanza che non si può esaurire con un semplice scritto. Colgo però l’opportunità per fare alcune riflessioni. L’esigenza e la necessità di supporti educativi giungono da varie parti: dalla società, dalla famiglia, dalla scuola.
Tutte queste componenti lamentano delle carenze educative ma, allo stesso tempo, si trovano in difficoltà nell’organizzare risposte adeguate. Le richieste, le pressioni e gli stimoli che vengono rivolti ai bambini, sono in gran parte di tipo utilitaristico e finalizzati a un immediato profitto. Spesso nella scuola si sente lamentare la carenza di metodo nello studio ma, per acquisire un buon metodo, ci vuole tempo, voglia e conoscenza, anche da parte dei docenti e sovente ci si limita a tacciare gli studenti di stupidità, mancanza di maturazione o poca voglia di studiare (quando va bene!).

Proprio il differenziato livello di maturazione, o qualità innate, permettono ad alcuni allievi di seguire il programma, gli altri vengono abbandonati a sé stessi costretti a un lavoro massacrante, con la logica conseguenza che i giovani imparano ad “arrangiarsi” fin dalla più tenera età. Dalla famiglia, per contro, arrivano segnali preoccupanti e quasi una sorta di rassegnazione (comodità) nei confronti dello strapotere della televisione. La società ed in particolare il mondo del lavoro lamentano nei cittadini mancanza di professionalità, precisione e senso civico. Questa analisi non va certo generalizzata, ma esistono molti segnali preoccupanti. Come può il karate dare un proficuo apporto al processo educativo? Vari elementi potrebbero far pensare il contrario : le origini culturali diverse dalle nostre; la stessa televisione e certi spettacoli cinematografici e non,mostrano esclusivamente questa disciplina sotto un aspetto aggressivo e violento.

A volte gli stessi operatori non posseggono strumenti validi per un adeguato intervento; tutti gli studi e gli scritti con una parvenza di scientificità, fanno rilevare che il karate è un ’attività in cui si chiede impegno e fatica, ciò potrebbe ulteriormente scoraggiare i genitori dal mandare i bambini in palestra, di riflesso questo timore potrebbe indurre taluni istruttori a modificare il programma con la conseguenza di riempire la palestra, ma svuotare la disciplina dei reali contenuti educativi. La soluzione a quest’ ultimo punto è quella di informarsi ed informare correttamente. L’amico Dottor Martellosio sta facendo un lavoro encomiabile per qualificare i tecnici, seguendo rigorosi canoni scientifici. Prendendo spunto dai suoi studi e da molti altri effettuati prima dei suoi, nel campo delle attività motorie, si può affermare con tranquillità che i piccoli praticanti possono sopportare l ’impegno fisico senza alcun problema, ma traendone sicuramente dei vantaggi. Fin qui nulla che non si possa trovare in una qualsiasi attività sportiva praticata seriamente; ciò che rende il Karate Tradizionale un eccezionale strumento educativo è la sua concezione culturale di tipo planetario, rivolta al miglioramento dell’uomo e non ad una parte di esso, oppure ad un particolare tipo di individuo. La nostra società non è immune da deleteri aspetti di regressione culturale e l’ultimo esempi in ordine di tempo, si è avuto in occasione della festa del libro.

La legittima volontà degli organizzatori di portare il grande pubblico a conoscenza della manifestazione e sempre legittima esigenza di usare un linguaggio efficace, hanno prodotto un discutibile messaggio pubblicitario, perché per ottenere un effetto positivo, “l’invito alla lettura ”, ne ha prodotti almeno due negativi: identificare tutti gli sportivi in un sola attività, indicare il praticante le attività motorie come colui che non legge. La risposta dell’autore ad una giusta quanto insufficiente censura è stata: “Vorrà dire che avremo più sportivi e più ignoranti”. Che in Italia si legga poco, è un fatto incontestabile, che gli sportivi siano tra quelli che leggono meno è da provare, ma possiamo anche accettarlo come ipotesi; la cosa sicuramente grave è ripristinare il dualismo medioevale corpo mente come se non facessero parte della stessa entità, ed è ancora più grave che questo accada oggi anche per il con lo scopo provocatorio (speriamo!).

L’unicità mente corpo è un elemento fondamentale nel processo educativo; nel karate questo aspetto viene ulteriormente rafforzato e consolidato da una energia interiore caratteristica della cultura orientale.
È importante a questo punto, ribadire il concetto di tradizione come l’insieme delle esperienze di grandi maestri che, operando fino dall’antichità con gli stessi obiettivi, hanno permesso al Maestro G. Funakoshi di creare le basi per un ulteriore sviluppo della disciplina ed un continuo arricchimento culturale dei praticanti.
L’uomo è quindi al centro di questo grande progetto educativo che ha come momento ultimo il perfezionamento interiore.

L’educazione è un passaggio obbligato, ma indispensabile, e i giovani allievi possono approfittare di un’ occasione unica nel suo genere, ricchissima di contenuti essenziali per diventare persone nel significato più profondo del termine.
I bambini possono trovare nel maestro un punto di riferimento rassicurante, un modello da imitare, che dà loro gli strumenti per rapportarsi correttamente con gli altri e per prendere coscienza delle proprie potenzialità.

Il saluto è il primo e forse il più importante di questi strumenti, esso permette di entrare in un clima di grande tensione emotiva; la concentrazione è un obiettivo che si può ottenere attraverso la corretta interpretazione del saluto, seguono poi obiettivi importanti quali l ’atteggiamento di attenzione, rispetto, disponibilità, sicurezza e coscienza dei propri mezzi.
L’equilibrio psicofisico è certamente un obiettivo a lungo termine, ma segnali positivi possono essere constatati in bambini con problemi di socializzazione e facilmente verificabili nelle fasi di gioco.
 Ormai perfino i più scettici hanno intuito che il karate assume importanza terapeutica per quanto riguarda l’orientamento positivo della carica aggressiva sia in eccesso che in difetto.

Il principio fondamentale è basato sul concetto di controllo, il quale ha la sua radice nell’atteggiamento di rispetto a sua volta acquisito con una corretta interpretazione del saluto. Il controllo è uno degli aspetti educativi più importanti del karate e ha ragione di essere in base al criteri della massima efficacia o colpo definitivo. L’importanza quindi di esprimere tutta la potenza delle tecniche non è assolutamente interpretabile come dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo che ha come traguardo l’autocontrollo ed equilibrio psicofisico.

Tali obiettivi sono la base di un continuo perfezionamento per fare del karateka un cittadino responsabile.


Maestro Contarelli Bernardo