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Intervista al Maestro Hiroshi Shirai
30.03.2003 Müllheim - Germany - Traduzione Italiana di De Carlo Gabriele

Shihan Hiroshi Shirai è senza dubbio una delle leggende viventi dello Shotokan-Karate. Oggi Shirai è il capo del World Shotokan Karate. Risposta: Vive a Milano e conduce regolarmente seminari in diversi paesi. Shirai è riconosciuto come uno dei migliori istruttori della JKA. Negli ultimi anni ha sviluppato un nuovo standard di bunkai per tutta la disciplina dello Shotokan-kata. Egli non è solo un eccellente karateka ma anche un ottimo istruttore di karate. Solo per citare alcuni dei suoi allievi: Carlo Fugazza, Dario Marchini, Alexandro Cardinale, DeMichelis, Capuana, ecc.

Domanda: Sensei Shirai, quando e dove siete nato?
Risposta: Sono nato il 31 Luglio del 1937. Compirò 66 anni quest'anno.

Domanda: C'è qulacun'altro della sua famiglia che pratica le arti marziali?
Risposta: Si, uno dei miei zii era un maestro di Kendo.

Domanda: Sensei Shiarai, dove siete entrato in contatto con il karate la prima volta?
Risposta: Vidi un filmato della JKA all'università. Era del 1953. Sensei Nakayama, Nishiyama, Kase ed altri filmarono delle dimostrazioni di kata. Così, iniziai a praticare il Karate all'Università di Komazawa nel 1956.

Domanda: Chi erano i suoi maestri in quel periodo?
Risposta: Sensei Nishiyama e Sensei Tsujima, che ora è il presidente della regione autonoma di Aomori

Domanda: Quando ricevette il suo Shodan?
Risposta: Passai lo Shodan nel 1957 insieme a Yamamoto, Kano, Tozawa e Soejima. A quel tempo eravamo il primo gruppo che ottenne il grado dopo un anno di allenamento. Normalmente devi praticare il Karate dai due ai tre anni per poter essere pronto ad affrontare l'esame per Shodan.

Domanda: Quando fece il corso per diventare istruttore della JKA e chi erano i suoi compagni ed i suoi maestri?
Risposta: Mi allenai per diventare istruttore dal 1960 al 1962. Eravamo 4 persone al corso: Watanabe, Nakajama, Kano ed io. Gli anziani con cui mi allenavo erano: Okazaki e Shoji. Kanazawa e Mikami erano del 1°corso istruttori, Yaguchi del 2°; Sato, Asai ed Enoeda del 4° corso. Successivamente arrivarono Takahashi, Ueki, Miazaki, Kisaka (del 6° corso); Ochi, Takahashi, Anki e Itaja (del 7° corso). Sensei Nakayama, Nishijiama lasciarono il Giappone nel 1961 per trasferirsi a Los Angeles, negli Stati Uniti. Da quel momento, Sensei Kase ebbe una grande influenza su di me.

Domanda: Molti grandi istruttori appartengono a quel periodo storico. Sensei, crede che sia possibile applicare lo stile d'allenamento di quei tempi oggi?
Risposta: Credo di si. Ma nel passato abbiamo fatto molti errori. Credo che con dei metodi di insegnamento diversi potremmo raggiungere gli stessi risultati. Penso che l'allenamento duro sia importante ma troppo contatto alla lunga danneggia il corpo. L'energia, lo shock devono andare da qualche parte, ma credo che se un atleta possiede un buona tecnica allora è anche in grado di controllarla.

Domanda: Sensei Shirai, oggi molti karateka si esercitano nei Kata o nel Kumite solo per le competizioni. Cosa ne pensa di questo?
Risposta: Non è un errore fare le competizioni. Penso che le competizioni e l'allenamento per le competizioni debba essere parte dell'allenamento in generale, perché il livello del karate migliora se viene allenato per le competizioni. Credo, tuttavia, che la strada giusta sia, primo le tecniche di base, secondo le competizioni, terzo l'allenamento tradizionale (come il Kata ed il Bunkai-Kata), ed infine i differenti metodi tattici dell'allenamento di Kumite. Penso anche che sia molto importante fare entrambi Kata e Kumite. Ai miei tempi solo Kanazawa, Mikami, Asai, Ueki, Ochi ed io potevamo vincere in entrambi Kata e Kumite.

Domanda: Sensei, quali sono i suoi consigli per l'allenamento dei Kata? Come dovremmo praticare i Kata?
Risposta: Avere Tai ed avere Yo. Tai significa forma. Yo significa uso o applicazione della tecnica. Sicuramente la competizione è solo Tai, forma. Yo è Bunkai, tai-no-sen, go-no-sen, eseguiti con il massimo del Kime e della velocità, un buon bilanciamento per il corpo e lo spirito.
Quando impari a fondo il Tai (forma) allora dovresti fare il bunkai-omote, fino a quando non sei davvero sicuro della tua tecnica e del tuo equilibrio. Dopodiché, dovresti passare al Kata-Bunkai-Ura, perché è importante esercitarsi da entrambi i lati.

Domanda: Sensei Shirai, lei ha 66 anni ed ha praticato Karate per 47 anni. Qual è il segreto per continuare?
Risposta: Mi piace continuare a sviluppare le tecniche di karate. Sviluppare e trovare dei nuovi metodi per praticare ed insegnare il karate. Mabuni Kenei (Soke del Shito-Ryu), oggi ha 85 anni. Mi ha detto che la notte sogna tecniche nuove. Il giorno dopo si reca al dojo e le mette in pratica.
Sensei Kase mi ha detto la stessa cosa. Durante il periodo in cui facevo le competizioni ho avuto la stessa esperienza.
A Maggio ho perso un incontro con il Maestro Enoeda. Poco dopo sognai di vincere Enoeda con un maegeri. Il giorno dopo cominciai ad allenare un maegeri dalla lunga distanza ed alla seguente competizione in Novembre l'ho battuto con un ippon grazie al maegeri.

Domanda: Quanto importante è la respirazione nel Karate e come possiamo allenarla?
Risposta: La respirazione è importantissima. Ognuno dovrebbe iniziare con degli esercizi di respirazione lenti. Inspirare per 30 secondi ed espirare per lo stesso tempo. Dopo, inspirare lentamente ed espirare velocemente, inspirare velocemente ed espirare lentamente, e fare l'opposto. Si può andare anche in un bosco, un posto tranquillo, chiudere gli occhi, e respirare lentamente dentro e fuori. Avrai sicuramente una migliore percezione della contrazione e del tuo corpo.

Domanda: Sensei, come interpreta il detto del Sensei Gichin Funakoshi: "Karate-Ni-Sente-Nashi"?
Risposta: Per me, Karate-Ni-Sente-Nashi significa: se qualcuno fa un errore, non lo attacco, gli do una possibilità, lo avviso. Se fa lo stesso errore, lo attacco. In ogni caso, penso che se un atleta ha una buona tecnica, allora puoi raggiungere una tranquillità interiore. Sei sicuro di te stesso ed il tuo corpo e la tua mente sono bilanciati.

Domanda: Attraverso la pratica del karate le persone possono migliorare il loro carattere. Qual è la sua opinione e la sua esperienza a questo proposito?
Risposta: Penso che le persone che praticano il karate cambino attraverso l'allenamento stesso. Ma il maestro e le letture sul Budo e le arti marziali hanno anch'esse una grande influenza. Bisogna comprendere i punti positivi che formano parte integrante dell'allenamento e che provengono da esso.
Carlo Fugazza per esempio ha un buon carattere, rispetto per le altre persone, lo spirito del "non perdere mai", il costante sforzo e l'autocontrollo. Questo è il Toku, l'elemento morale.

Domanda: Sensei Shirai, è stato difficile per lei, nel 1965, trasferirsi dal Giappone all'Europa, in Italia?
Risposta: Sensei Kase, Enoeda ed io arrivammo in Europa nel 1965 e personalmente non ebbi grandissimi problemi culturali anche perché ero molto attratto dalla cultura europea. Credo, però, di aver avuto molti nemici perché il mio comportamento verso gli allievi non era molto buono. Oggi è molto meglio. Vedi, avevo solo 28 anni, ed arrivavo dal Giappone dove esistevano dei forti rapporti di gerarchia. Penso di non aver avuto abbastanza esperienza per poter affrontare la nuova situazione. Ma come ho detto credo di essere cresciuto.

Domanda: Qual è il suo obbiettivo personale per il futuro?
Risposta: Voglio migliorare il mio corpo. Gli ultimi due anni non sono stati facili a causa di due infortuni. Voglio rimettere in sesto il mio corpo, così da poter calciare di nuovo, visto che mi piace molto tirare calci. Oggi mi sto dedicando al Makiwara con i pugni ma non lo posso ancora fare con le gambe. Devo tentare di migliorare, ogni mese, ogni settimana, ogni giorno, uno impegno costante. L'esperienza è di grande importanza in questo processo. Per esempio, Sensei Kase iniziò 20 anni fa con le tecniche a mano aperta (shuto, haito, ko-waza, o-waza, ecc.). A quel tempo non capivo perché le usasse, ma ora lo so.

Sensei Shirai, grazie per l' intervista e tantissimi auguri per il suo futuro.

Pascal Petrella
Interviste ai Maestri
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