- Quando ha iniziato a praticare e con chi?
-- Ho iniziato la pratica del Karate presso il Karate Kai di
Genova nel 1966, sotto la guida del Maestro Sasso. A quel tempo a Genova c’erano due diverse organizzazioni: la FIK e l’AIK, all’interno della quale già praticavano importanti Maestri come Il M°Parisi, il M° Ottaggio, il M°Sasso col quale, nel ’66, dopo averlo incontrato in una manifestazione, inizierò ad allenarmi costantemente lasciando ogni altra precedente attività sportiva a cui mi ero fino ad allora dedicato: avevo infatti sperimentato sia pugilato sia jujitsu. Non ancora cintura marrone, in occasione di uno stage organizzato dall’AIK qui a Genova, incontro per la prima volta il M° Nakayama e il M°Shirai.
Nonostante fossi molto emozionato, tuttavia il mio livello di preparazione ancora propedeutico non mi permise di apprezzare appieno il grandissimo livello di questi due straordinari Maestri. Tra il ’69 e il ’70, ho nuovamente l’opportunità di incontrare il M° Shirai, a Milano e successivamente inizio ad allenarmi con lui proprio a Genova, presso la Palestra dell’Ardita Juventus di Nervi, dove il Maestro, invitato dalla società Karate Kai, aveva iniziato a tenere allenamenti mensili. Dopo poco tempo acquisisco il I DAN. Sempre più consapevole e affascinato da questa straordinaria disciplina decido di frequentare le lezioni del M° Shirai anche a Milano, prima in Via Bezzecca, poi in via Maffei e infine in via Friuli, dove ci alleniamo a tutt’oggi. Nel 1972 sono diventato Istruttore di Karate e nel 1973 ho fondato la Società Sportiva Ken Shin Kai di Genova tuttora in attività, anno, il ’73, durante il quale ho anche partecipato al Campionato Italiano a Squadre, tenutosi a Milano, classificandomi terzo nelle gare di kumite. Nel 1975 sono diventato di Maestro di Karate e ho fondato la Società Sportiva Ken Shin Kai di Recco (GE) anch’essa tuttora in attività. Negli anni di affiliazione alla FESIKA sono stato membro della Commissione Regionale per poi essere uno dei primi soci fondatori della FIKTA all’interno della quale, nel quadriennio 1989/92, ho ricoperto l’incarico di Direttore Tecnico Regionale. Nel gennaio 1999 ho conseguito il VI Dan. Attualmente insegno presso il Ken Shin Kai Karate Club di Genova, Via G. Maggio, 3, (c/o palestra Provincia di Genova S.E.D.I.).
- Come erano gli allenamenti?
-- Per diventare un buon karateka bisogna impegnarsi moltissimo, lavorare sodo. Gli allenamenti erano duri, impegnativi ma capaci ogni volta di trasmettere forza fisica e interiore, volontà infinita di imparare qualcosa, conoscere, migliorare, scavare in se stessi per fare emergere la nostra parte migliore, senza mai arrendersi.
Un allenamento affaticante aiuta a vincere te stesso, a conoscerti e conoscere l’altro, a rispettarlo. Nel Karate c’è una filosofia antica: lo sforzo fisico e mentale è accettare l’insegnamento di un Maestro severo che, quando non ce la fai più, ti dice ‘kime’, ‘kime’ - e allora tu continui, tu vai avanti, non molli
non molli e superi quel momento difficile, superi la tua debolezza, vinci te stesso. E’ questo che ti rafforza, che ti dà l’energia per continuare nella pratica e nella vita.
- Quali sono i maestri che hanno più influenzato il suo karate e perche’?
-- Ovviamente, come ho appena detto, il M° Shirai è stato colui che ha individuato e segnato il mio percorso, la mia via. ho sempre sentito il M°Shirai come il mio maestro, anche fuori dal dojo.
Praticando con lui, in quasi cinquant’anni di continua attività, ho comunque anche avuto occasione di conoscere e praticare con altri, importantissimi maestri tra i quali il M° Nishiyama, il M° Miura, il M° Enoeda e il M° Naito tuttavia forse il maestro che più mi ha affascinato è stato il M° Kase. era una persona straordinariamente carismatica, in grado di comunicare una grandissima forza interiore: il M° Taiji Kase, così come peraltro il M° Shirai, mi ha aiutato ad acquisire sicurezza, una migliore conoscenza di me stesso, ma soprattutto mi ha insegnato a ricercare la faticosa via verso l’umiltà, a essere un uomo paziente il che vuole dire saper ‘accettare’ quello che viene dall’altro, anche se magari non ti piace e poi con il M° Kase mi sembrava di trovarmi ogni volta dinnanzi a un vero, autentico samurai, di riuscire a respirare e vivere sul serio lo spirito più vero del bushido.
Dal punto di vista tecnico, di lui ricordo soprattutto la straordinaria abilità nel kata, la sua esplosiva velocità e potenza, la pratica e l’utilizzo di moltissime combinazioni di tecniche di difesa e fulmineo attacco contro calcio e pugno e viceversa realizzate a mano aperta.
- Quali sono gli allievi che ricorda con più affetto o che le hanno dato più soddisfazioni?
-- Molti dei miei più validi allievi sono purtroppo stati costretti negli anni a lasciare il Karate, vuoi per motivi di famiglia vuoi di lavoro. Andando davvero indietro nel tempo ricordo con affetto, tra gli altri, Simonetta De Rosa ed Elena Gariffo. Invece, tra gli allievi che hanno continuato la pratica e sono ancora oggi attivi mi piace pensare a quelli che a loro volta hanno dato vita ad altre associazioni, non solo nel territorio genovese, ma in Liguria.
Penso in questo momento a Sergio Ferrari, che attualmente insegna a Ventimiglia o, uno tra tutti, al M° Garofalo, del Ken Shin Kai di Recco con il quale collaboro ancora oggi costantemente: ci troviamo, ci incontriamo almeno una volta alla settimana, ci alleniamo e alleniamo i nostri allievi, insieme.
- Quale futuro ha il karate in questo momento storico anche alla luce del protocollo d’intesa tra la Fikta e la Fijlkam?
-- Il Karate era ed è fondamentalmente una disciplina che aiuta l’uomo a migliorarsi, fisicamente ma soprattutto interiormente. E tutto questo è assoluto, universale, prescinde da spazio e tempo. Le tecniche possono cambiare, possono cambiare le modalità della loro esecuzione, possono migliorare giorno dopo giorno, possono innovarsi, evolvere, contaminarsi, imprestare.
Il Karate nella FIKTA ha raggiunto livelli altissimi, credo davvero senza eguali, e al suo interno ci sono anche molti maestri di altissimo livello dotati di eccezionali conoscenze tecniche e didattiche e innanzitutto umane. Tuttavia, non credo che ci sia contraddizione alcuna nel firmare un protocollo di intesa con un’altra federazione, sempre che siano i valori di onestà e rispetto quelli che rimarranno alla base, che continueranno ad accomunare tutti i nostri atleti, a qualunque federazione essi appartengano.
Non esiste Karate senza di questi valori.