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Intervista il Maestro Kase
Fonte non nota
Impaginazione&Grafica  a cura di Davide Rizzo
L'autore non mi è noto ma letti i contenuti la reputo attendibile

YOI, Zanshin. Il Maestro T.Kase. Foto di D.Rizzo Domanda: Secondo la sua opinione quanti anni di allenamento sono necessari per acquisire un buon livello di Karate?
Taiji Kase: Non sono importanti gli anni di pratica, bensì il corretto allenamento durante quegli anni, ovvero fa cosa più importante non è la quantità, ma la qualità. Nel suo libro, "Karate Kyohan", Funakoshi dice: "con soli 10 minuti di allenamento il Karate produce effetti terapeutici". E' chiaro, non è la stessa cosa fare 10 minuti con Funakoshi che con un altro maestro... Tutto dipenderà dal Maestro che si ha.

Domanda: Parlando di Funakoshi, cosa ricorda di O' Sensei?
Taiji Kase: Quando lo conobbi era motto vecchio. Ricordo che era molto gentile, affabile e tranquillo. Quando ci correggeva o ci insegnava qualcosa, ci trattava come un nonno tratta i suoi nipoti. Lui non insegnava uno sport, insegnava "l'essenza" dell'Arte e il "cammino della vita". Era innanzitutto un uomo del Budo. A quell'epoca io ero molto giovane e mi identificavo più con gli insegnamenti di Waka Sensei.

Domanda: Yoshitaka Funakoshi?
Taiji Kase: Dal punto di vista della tecnica e del fisico, per me era il Maestro. Durante la mia gioventù ero molto lontano dal poter comprendere ed assimilare gli insegnamenti di O' Sensei. Waka Sensei era colui che meglio rappresentava lo spirito dello Shotokan. La sua massima era "rompi il corpo per liberare lo spirito". Dalla durezza dei suoi allenamenti e dei suoi insegnamenti uscirono i migliori maestri dal Karate Shotokan.

Domanda: Oltre a Funakoshi padre e figlio, lei ha conosciuto un altro dei grandi, anche se di un'altra Arte Marziale, Morihei Ueshiba. Cosa ricorda di lui?
Taiji Kase: Visitai diverse volte il suo Dojo assieme al mio Senior Egami e lo vedemmo insegnare ai suoi assistenti. Era una persona motto amabile e gentile. Era molto duro! Nessuno lo toccava, era il maestro delle schivate.

Domanda: Sappiamo che conobbe anche Oyama?
Taiji Kase: Fui uno dei suoi istruttori di Judo. Un giorno mi lasciarono con un gruppo di cinture bianche affinché insegnassi loro alcune tecniche. Tra di essi c'era Oyama. Negli anni 45 e 46 praticammo assieme Judo nel Kodokan. Un giorno seppi che praticava anche il Karate e ci scambiammo alcune tecniche. Ero un duro! Condividevamo idee molto simili sul combattimento.

Domanda: Quando dice "idee simili", si riferisce a combattere nel Karate cercando il KO?
Taiji Kase: E' facile rompere le cose colpendo con forza ed il Karate ti rende molto forte. Mettere KO non é una questione di forza, ma di abilità e di conoscenza. Si può mettere KO qualcuno semplicemente toccandolo. Lo Shotokan di Funakoshi va però oltre il KO, il suo obiettivo è di riuscire a raggiungere il D?. Benché tutto questo sia facile da dire, la cosa certa è che si impiegano anni per comprenderlo e sentirlo.

Domanda: Continua ad esserci molta differenza tra l'esecuzione di un Kata da parte di un maestro occidentale e quella di uno orientale...
Taiji Kase: Bisogna distinguere la formalità dalla realtà. La formalità è la tecnica, il guscio dei movimenti, ma la realtà di un Kata, il suo interiore, necessita dell'anima. Lei può eseguire un Kata con una tecnica perfetta ma se non ha anima, non ha valore, non è reale.
Ricordo che quando cominciai ad allenarmi nello Shotokan Dojo, i miei senior mi raccontavano che quando Waka Sensei eseguiva un Kata, quelli che lo vedevano, percepivano una sensazione di pericolo, sembrava che stesse facendo un combattimento reale. Nell'eseguire un Kata dobbiamo essere in grado di trasmettere la nostra forza interiore e la nostra determinazione in ogni colpo e difesa. Se la gente che vede eseguire un Kata non sente nulla, allora il Kata non è stato eseguito nella maniera corretta. Non è una questione di tecnica, ci sono allievi che non hanno una tecnica depurata, ma nei loro movimenti si percepisce di più il pericolo e la determinazione rispetto ad altri praticanti che realizzano il kata con una tecnica perfetta. Quello di questi ultimi, continua ad essere una mera ginnastica, un esercizio di ballo, con movimenti di Karate.

Domanda: Molti praticanti sostengono che attualmente lei pratica il suo stile, è vero?
Taiji Kase: Effettivamente, io pratico, il mio Karate. Ogni maestro, dopo anni di allenamenti, personalizza le tecniche. Questo dipende dal corpo di ognuno, dalla sua mentalità, dal suo modo di vedere e di sentire il Karate. Oyama cominciò praticando Karate Shotokan e poi introdusse determinate cose che imparò e studiò dando un concetto nuovo a quello che aveva imparato fino ad allora. Bisogna fare molta attenzione con queste cose, perché sono necessari molti anni di esperienza. Io ho adattato le tecniche alla mia costituzione fisica e alla mia mentalità. Tuttavia, la cosa importante non è quello che si vede, bensì quello che non si vede: Lo spirito dello Shotokan rimane immutabile in me.

Domanda: Quando parla dello spirito dello Shotokan a che cosa si riferisce?
Taiji Kase: Allo spirito che ci inculcò Waka Sensei, allo spirito dei guerrieri Samurai. Yoshitaka aveva praticato Kendo. Il Kendo è molto presente nella storia del Giappone. Anticamente, c'erano scuole che si allenavano per anni con un Boken, colpendo migliaia di volte al giorno un albero. Dopo 10 o 20 anni sferrando migliaia di colpi quotidianamente contro un albero, gli schermitori sviluppavano una forza straordinaria. A volte arrivavano ad affondare il proprio Boken dentro il tronco dell'albero o a rompere in un sol colpo il bastone.
Poi, nel campo di battaglia erano in grado di tagliare chiunque in due con un unico colpo. Erano davvero temibili. Yoshitaka impose quello spirito con i suoi allenamenti, le nostre braccia e le nostre gambe erano le spade. In realtà, nello Shotokan che c'insegnava, esistevano per esempio molti esercizi che erano del Kendo, il Gohon Kumite (combattimento a 5 passi), dove l'attaccante realizza 5 attacchi consecutivi in avanzamento e chi difende realizza 5 difese. Nell'ultima realizza un contrattacco. Anche alcune tecniche O-waza (lunga distanza) derivano da concetti del Kendo.
Ma come ti ho gia detto prima, la cosa più importante è quello che non si vede: questo era lo spirito del Bushido che avevamo. Quotidianamente rompevamo il corpo per liberare la mente, dato che la mente è al di sopra di qualunque tecnica... Noi vivevamo un'epoca di guerra, quando ci allenavamo pensavamo: "E' necessario essere forte oggi, per morire presto domani". Così erano i nostri allenamenti, così era la nostra mentalità.
Questo è lo spirito dello Shotokan.

Domanda: Crede che i suoi allievi ed altri Occidentali possano arrivare a captare quello spirito del Budo?
Taiji Kase: C'è gente in Europa che è gia da 20, 30 o più anni che praticano seriamente. Uomini che sono stati grandi competitori da giovani, ma che ora stanno esplorando altre vie. Molti di questi uomini sono sulla buona strada e se ancora non sono arrivati a quel livello, per lo meno stanno percorrendo la via giusta per raggiungerlo.

Domanda: Lei è passato per un problema di salute importante non molto tempo fa, non è così?
Taiji Kase: Si ho avuto un problema di cuore molto grave. Il medico mi disse che avevo un 90% di possibilità di non superarlo e che mi rimaneva poco tempo di vita. E' accaduto 3 anni fa ed eccomi qui. Il medico ancora non riesce a crederci! (risate) Mi disse anche che non avrei dovuto più praticare il Karate perché gli sforzi fisici intensi avrebbero potuto risultare fatali ma sono tornato, tranquillamente (altre risate). Sembra uno scherzo, ma nell'ospedale sono molto interessati al mio caso vogliono studiare come il Karate possa aiutare a migliorare notevolmente la salute. Ricordo che mi misuravano la pressione e mi dicevano che ce l'avevo alle stelle. lo gli dicevo di lasciarmi da solo per un po' di tempo e poi li facevo ritornare.
Mi concentravo e realizzavo esercizi respiratori. Quando ritornavano, avevo la pressione sanguigna perfettamente normale. Il medico spalancava gli occhi e dopo aver verificato che le macchine funzionavano bene, chiamava tutto il personale affinché venisse a vedere. E non si tratta di un medico qualunque! Era uno molto famoso che lavora a Parigi. Mi domandò come fosse possibile che il Karate facesse questo ed io gli risposi che non lo sapevo, ma che era così.

Domanda: Sensei, avendo una certa età e dopo essere stato gravemente malato... Che cosa la spinge a continuare ad impartire corsi e lezioni in tutto il mondo?
Taiji Kase: Quando mi trovavo all'ospedale, pensavo a Waka Sensei, Lui era molto malato di tubercolosi, durante il giorno stava a letto, ma alla sera si metteva il Karategi e si allenava più degli altri lo faceva per "Giri" (dovere) nei confronti di suo padre e per rispetto verso i suoi allievi. Io ho un'eredita, offerta dallo stesso Gichin Funakoshi. Ho Giri e devo continuare lo sviluppo le Karate e migliorarlo il più possibile, per ritornare al gran livello che si aveva prima della Seconda Guerra Mondiale. Sono molto grato a Gichin e a Yoshitaka per quello che mi hanno dato e l'unico modo per restituire loro il favore è lavorare con tutta la mia anima per lo Shotokan.

Domanda: Cos'è esattamente il Giri?
Taiji Kase: Obbligo, debito, gratitudine, impegno, dovere: tutto questo è Giri. Vi racconterò un aneddoto vero che spiega il concetto di Giri: "Durante l'occupazione nordamericana del Giappone un Maestro giapponese fece amicizia con un soldato statunitense. Quando questi stava per tornare nella sua terra, offrì un regalo di addio al giapponese. Pochi mesi dopo, il giapponese inviò a] Nordamericano un grande regalo. Il soldato, sentendosi in debito, rispose con un altro regalo di gran valore. Dopo alcuni mesi, ricevette dal Giappone un altro regalo di valore superiore, e di nuovo rispose con un altro presente ancor più prezioso. Passò molto tempo, degli anni, quando il giapponese gli inviò un ultimo e splendido regalo con una nota che diceva: "Per favore. Non inviarmi più regali, mi stai rovinando!"

Domanda: Lei parla di "ritornare al grande livello che si aveva prima della Seconda Guerra Mondiale". A che cosa si riferisce esattamente?
Taiji Kase: Il Karate arrivò alla sua massima espressione storica nel Giappone degli anni '40. Ma arrivò la guerra e la maggior parte dei migliori maestri di Karate morirono in combattimento, distruggendo improvvisamente il loro lascito. Seguì una generazione di karateka orfani di grandi maestri, perciò il livello si abbassò moltissimo. La mia ambizione è riuscire a recuperare il livello raggiunto più di mezzo secolo fa.

Domanda: Crede che se il Karate diventasse sport Olimpico, aiuterebbe a risollevare il livello di allora?
Taiji Kase: Quello fu un qualcosa di irripetibile, Si verificò un insieme di circostanze per le quali si crearono i migliori maestri dal mondo del Karate. Furono momenti eccezionali, persone eccezionali, un spirito che fu il promotore e il risultato di tutto questo...
Per quanto riguarda le Olimpiadi, mi sembrano un bene, perché questo potrebbe dare molta pubblicità al Karate. Molta gente si avvicinerebbe ai Dojo per imparare. Che poi i maestri e gli istruttori siano in grado di orientare tutta quella gente verso il Dō (la via), verso il vero Karate questo dipenderà da noi. Non bisogna dimenticare che il Karate da competizione è una tappa molto breve, forse la prima della graduatoria. Se esiste una base, si potrà continuare a salire i gradini, poiché alcune conoscenze ti servono come base per capirne delle altre e queste, a loro volta, sono lo scalino che ci permette di salire sulla scala verso la conoscenza, verso il "Dō".

Domanda: Infine, che consiglio darebbe ai nostri lettori?
Taiji Kase: Che cerchino un buon Maestro e soprattutto che si allenino. Ogni giorno trovo cose nuove nel Karate. Non mi invento nulla, erano già li! In realtà si continua ad evolvere, si continua a trovare e a comprendere cose, cose che prima non si riuscivano nemmeno ad immaginare.
Autore non noto
Interviste ai Maestri
Giapponesi - Italiani - Taiji Kase - Hiroshi Shirai - English texts -