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Intervista al Maestro  Luciano Puricelli
Intervista al Maestro L. Puricelli
L'intervista è apparsa nell'inserto Speciale n° 184 della rivista Sportivo.
La pubblicazione è stata autorizzata dallo stesso maestro Luciano Puricelli
intervista di Remo Musumeci

La vicenda che oppone il "General Karate" ,così è stato definito dal Comitato Internazionale Olimpico,  e il Karate Tradizionale è molto lunga, troppo. E non si è conclusa con il riconoscimento, da parte del C.I.O., della World Karate Federation, quale unico organismo delegato a gestire il Karate. La I.T.K.F., International Traditional Karate Federation, si è infatti opposta.

C'è un personaggio, il " Ministro degli Esteri" della I.T.K.F., che conosce a fondo la lunga vicenda. A lui la parola.

Luciano Puricelli racconta: 1982: esistono due Federazioni internazionali di karate: WUKO (World Union of karatedo Organizations) e IAKF (International Amateur Karate Federation).
I due organismi, pur nella loro specificità e differenza collaborano per una possibile unificazione del Karate e fino al 1985 sono in equilibrio di forze;

1985: il C.I.O. inopinatamente, riconosce la WUKO operando una evidente discriminazione nel confronti della IAKF. Avviene la rottura, la IAKF comincia a sgretolarsi e sulle sue ceneri nasce la ITKF ( International Traditional karate Federation). Inizia un periodo di attività diplomatica nei confronti del CIO che riprende in esame la situazione del Karate e incarica la WUKO, in qualità di federazione riconosciuta, di lavorare per l'unificazione. Il CIO, infatti, vuole una Federazione unica;

1989: un ragguardevole numero di atleti, di dirigenti e di tecnici, nell'impossibilità di praticare liberamente il karate nel quale si identificano, escono dalla FITAK (Federazione Italiana Karate) associata alla FILPJ (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo), e fondono la FIKTA (Federazione Italiana Karate Tradizionale e Affini) che si affilia alla ITKF. E' da notare che questo gruppo aveva già fatto parte della FESIKA, della IAKF;

1990: la ITKF organizza il suo primo Campionato Mondiale a Lima, Perù, che fa seguito ai cinque organizzati dalla IAKF;

1992: in campo Mondiale il CIO continua a premere sulla WUKO affinché ottemperi all'obbligo di realizzare l'unificazione del Karate e dopo ripetuti inviti, rimasti senza esito e risposta ufficiale, toglie il riconoscimento: è la prima volta nella storia del Comitato Internazionale Olimpico, che viene tolto il riconoscimento a una Federazione Internazionale;

1993: la ITKF presenta un progetto sulla base degli statuti della due grandi Federazioni. La Commissione giuridica del CIO lo valuta positivamente e ne ricava la famosa e importantissima risoluzione 101 di Montecarlo. la risoluzione 101 stabilisce la nascita della ideale federazione unificata WKF (World Karate Federation), che deve emergere dalla fusione delle due realtà. Stabilisce che il Karate Tradizionale è quello praticato secondo le regole della ITKF, il karate della WUKO viene definito" General Karate".

Il presidente della WUKO, Jacques Delcourt, alla luce dei nuovi fatti si premura di trasformare la WUKO in WKF ma scopre che la sigla WKF appartiene a Ennio Falsoni che gestisce il " Point Karate" o " Karate all'americana".

Ennio Falsoni, per evitare di trovarsi nel cuore di una querelle, modifica la sigla in WKO e cede la WKF a Jacques Delcourt il quale la registra in Francia a suo nome. La WUKO diventa WKF ad Algeri nel 1996.

Questa operazione provoca le rimostranze della ITKF perché secondo il documento firmato a Montecarlo la WKF avrebbe dovuto essere l'espressione della avvenuta unificazione;

1994: il CIO ridà, a Lillehhammer, in occasione dei Giochi Olimpici d'inverno e ancora inopinatamente, il riconoscimento provvisorio alla WUKO, nuovamente con l'incarico di realizzare l'unificazione;

1996: entra in scena il magnate giapponese Kunio Tatsuno, incaricato da Jacques Delcourt di operare una mediazione, anche perché il CIO non smette di premere per l'unificazione. Kunio Tatsuno accetta e dà inizio a una attività diplomatica che a Osaka, in quello stesso anno, produce un protocollo, un oramai celebre documento suggellato da una triplice stretta di mano fra, Jacques Delcourt, presidente della WKF, Hidetaka Nishiyama, presidente della ITKF e Kunio Tatsuno presidente dalla WPKF ( World promotion Karate Foundation), che avrebbe dovuto finalmente portare il Karate ai Giochi olimpici.

Quello è il momento, nella lunga vicenda, più vicino all'unificazione e all'olimpiade.

Si lavora per produrre uno statuto da sottoporre alle assemblee della WKF e della ITKF. Kunio Tatsuno a quel punto, con eccesso di ottimismo, dà l'unificazione per scontata. Ad Atlanta, in occasione dei Giochi, ancora il CIO preme ma il documento non c'è. Dopo Atlanta inizia la stesura del documento che il Congresso dell'ITKF approva durante i Campionati mondiali di san Paolo, Brasile. La WKF, al contrario, ignora il documento che considera non ufficiale sconfessando in tal maniera il suo rappresentante Impiaz Abdullah, vicepresidente.
Le due delegazioni smettono di parlarsi. Il CIO è schiacciato fra due situazioni assai delicate: non vuole ritirare il riconoscimento per evitare uno smacco ed è preoccupato per la piega che stanno prendendo le cose;

1997: il Comitato Internazionale Olimpico, tramite il suo direttore Francois Carrad, offre una mediazione per sbloccare l'impasse e convoca a Losanna le parti in causa per un meeting che produce l'ennesimo documento: chiarissimo. Hidetaka Nishiyama, presidente della ITKF, accetta di confluire nella WKF a patto che vengano rispettati i principi della 101.

Nello stesso anno, a Bari, in occasione dei Giochi del Mediterraneo, Juan Antonio Samaranch ribadisce che il karate entrerà nel programma olimpico quando le due Federazioni si saranno unite. E lo ribadisce sul finire dell'anno dopo aver prorogato il riconoscimento della WKF;

1998: la situazione peggiora. La WKF rende impossibile qualsiasi contatto avanzando richieste non previste da nessun documento. La ITKF commette l'errore di inviare troppo tardi il dossier che comprovava la sua consistenza. Il ritardo è dovuto al fatto che la documentazione doveva essere esaminata e ratificata dal Congresso della ITKF, tradizionalmente in concomitanza coi Campionati del mondo, quell'anno a Varsavia.
Intanto esce di scena Jacques Delcourt. Presidente della WKF viene eletto Antonio Espinos, spagnolo come Juan Antonio Samaranch;

1999: a Seul, in occasione della sessione del CIO, accade l'imprevedibile: Il Presidente Samaranch, in contrasto ai tanti documenti da lui firmati e alle tante sue dichiarazioni, riconosce in maniera definitiva la WKF. Ciò significa che per il Comitato Internazionale Olimpico la WKF è la Federazione Internazionale ufficiale. La decisione nasce così: Juan Antonio Samaranch avvalendosi dei suoi poteri presidenziali, dichiara alla Commissione esecutiva del CIO, a Seul, di voler riconoscere la WKF. Nessuno si oppone, nessuno vuol andare contro una decisone presidenziale: la proposta viene presentata alla Sessione che l'approva. Alcuni membri della Commissione, interpellati da Hidetaka Nishiyama e da me, affermano di aver riconosciuto una organizzazione unificata e ci fanno i complimenti. E' evidente, visto il loro silenzio - assenso nei confronti della decisione presidenziale, che o non conoscevano a fondo il problema oppure che dietro la cortina ufficiale qualche cosa di poco chiaro, e che suscita molti interrogativi, era avvenuto.

Cosa fa la ITKF? Apre un contenzioso legale che resta congelato in attesa del nuovo CIO.

Noi crediamo che alla fine la giustizia finirà con il prevalere e che verrà riaffermato il diritto di praticare il tutta libertà e rispetto la disciplina che uno ama.

Crediamo che questo sia un impegno e un obbligo morale al quale il CIO non possa sottrarsi e che quindi finirà col rendere giustizia ai praticanti il Karate Tradizionale ITKF.

Interviste ai Maestri
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