La vicenda che oppone il "General Karate"
,così è stato definito dal Comitato Internazionale Olimpico,
e il Karate Tradizionale è molto lunga, troppo. E non si è conclusa
con il riconoscimento, da parte del C.I.O., della World Karate Federation,
quale unico organismo delegato a gestire il Karate. La I.T.K.F.,
International Traditional Karate Federation, si è infatti opposta.
C'è un personaggio, il " Ministro degli Esteri" della
I.T.K.F., che conosce a fondo la lunga vicenda. A lui la parola.
Luciano Puricelli racconta:
1982: esistono due Federazioni internazionali di karate: WUKO (World
Union of karatedo Organizations) e IAKF (International Amateur Karate
Federation).
I due organismi, pur nella loro specificità e differenza collaborano
per una possibile unificazione del Karate e fino al 1985 sono in
equilibrio di forze;
1985: il C.I.O. inopinatamente,
riconosce la WUKO operando una evidente discriminazione nel confronti
della IAKF. Avviene la rottura, la IAKF comincia a sgretolarsi e
sulle sue ceneri nasce la ITKF ( International Traditional karate
Federation). Inizia un periodo di attività diplomatica nei confronti
del CIO che riprende in esame la situazione del Karate e incarica
la WUKO, in qualità di federazione riconosciuta, di lavorare per
l'unificazione. Il CIO, infatti, vuole una Federazione unica;
1989: un ragguardevole numero
di atleti, di dirigenti e di tecnici, nell'impossibilità di praticare
liberamente il karate nel quale si identificano, escono dalla FITAK
(Federazione Italiana Karate) associata alla FILPJ (Federazione
Italiana Lotta Pesi Judo), e fondono la FIKTA (Federazione Italiana
Karate Tradizionale e Affini) che si affilia alla ITKF. E' da notare
che questo gruppo aveva già fatto parte della FESIKA, della IAKF;
1990: la ITKF organizza il
suo primo Campionato Mondiale a Lima, Perù, che fa seguito ai cinque
organizzati dalla IAKF;
1992: in campo Mondiale il
CIO continua a premere sulla WUKO affinché ottemperi all'obbligo
di realizzare l'unificazione del Karate e dopo ripetuti inviti,
rimasti senza esito e risposta ufficiale, toglie il riconoscimento:
è la prima volta nella storia del Comitato Internazionale Olimpico,
che viene tolto il riconoscimento a una Federazione Internazionale;
1993: la ITKF presenta un
progetto sulla base degli statuti della due grandi Federazioni.
La Commissione giuridica del CIO lo valuta positivamente e ne ricava
la famosa e importantissima risoluzione 101 di Montecarlo. la risoluzione
101 stabilisce la nascita della ideale federazione unificata WKF
(World Karate Federation), che deve emergere dalla fusione delle
due realtà. Stabilisce che il Karate Tradizionale è quello praticato
secondo le regole della ITKF, il karate della WUKO viene definito
"
General Karate".
Il presidente della WUKO, Jacques Delcourt, alla luce dei nuovi
fatti si premura di trasformare la WUKO in WKF ma scopre che la
sigla WKF appartiene a Ennio Falsoni che gestisce il " Point
Karate" o " Karate all'americana".
Ennio Falsoni, per evitare di trovarsi nel cuore di una querelle,
modifica la sigla in WKO e cede la WKF a Jacques Delcourt il quale
la registra in Francia a suo nome. La WUKO diventa WKF ad Algeri
nel 1996.
Questa operazione provoca le rimostranze della ITKF perché secondo
il documento firmato a Montecarlo la WKF avrebbe dovuto essere l'espressione
della avvenuta unificazione;
1994: il CIO ridà, a Lillehhammer,
in occasione dei Giochi Olimpici d'inverno e ancora inopinatamente,
il riconoscimento provvisorio alla WUKO, nuovamente con l'incarico
di realizzare l'unificazione;
1996: entra in scena il magnate
giapponese Kunio Tatsuno, incaricato da Jacques Delcourt di operare
una mediazione, anche perché il CIO non smette di premere per l'unificazione.
Kunio Tatsuno accetta e dà inizio a una attività diplomatica che
a Osaka, in quello stesso anno, produce un protocollo, un oramai
celebre documento suggellato da una triplice stretta di mano fra,
Jacques Delcourt, presidente della WKF, Hidetaka Nishiyama, presidente
della ITKF e Kunio Tatsuno presidente dalla WPKF ( World promotion
Karate Foundation), che avrebbe dovuto finalmente portare il Karate
ai Giochi olimpici.
Quello è il momento, nella lunga vicenda, più vicino all'unificazione
e all'olimpiade.
Si lavora per produrre uno statuto da sottoporre alle assemblee
della WKF e della ITKF. Kunio Tatsuno a quel punto, con eccesso
di ottimismo, dà l'unificazione per scontata. Ad Atlanta, in occasione
dei Giochi, ancora il CIO preme ma il documento non c'è. Dopo Atlanta
inizia la stesura del documento che il Congresso dell'ITKF approva
durante i Campionati mondiali di san Paolo, Brasile. La WKF, al
contrario, ignora il documento che considera non ufficiale sconfessando
in tal maniera il suo rappresentante Impiaz Abdullah, vicepresidente.
Le due delegazioni smettono di parlarsi. Il CIO è schiacciato fra
due situazioni assai delicate: non vuole ritirare il riconoscimento
per evitare uno smacco ed è preoccupato per la piega che stanno
prendendo le cose;
1997: il Comitato Internazionale
Olimpico, tramite il suo direttore Francois Carrad, offre una mediazione
per sbloccare l'impasse e convoca a Losanna le parti in causa per
un meeting che produce l'ennesimo documento: chiarissimo. Hidetaka
Nishiyama, presidente della ITKF, accetta di confluire nella WKF
a patto che vengano rispettati i principi della 101.
Nello stesso anno, a Bari, in occasione dei Giochi del Mediterraneo,
Juan Antonio Samaranch ribadisce che il karate entrerà nel programma
olimpico quando le due Federazioni si saranno unite. E lo ribadisce
sul finire dell'anno dopo aver prorogato il riconoscimento della
WKF;
1998: la situazione peggiora.
La WKF rende impossibile qualsiasi contatto avanzando richieste
non previste da nessun documento. La ITKF commette l'errore di inviare
troppo tardi il dossier che comprovava la sua consistenza. Il ritardo
è dovuto al fatto che la documentazione doveva essere esaminata
e ratificata dal Congresso della ITKF, tradizionalmente in concomitanza
coi Campionati del mondo, quell'anno a Varsavia.
Intanto esce di scena Jacques Delcourt. Presidente della WKF viene
eletto Antonio Espinos, spagnolo come Juan Antonio Samaranch;
1999: a Seul, in occasione
della sessione del CIO, accade l'imprevedibile: Il Presidente Samaranch,
in contrasto ai tanti documenti da lui firmati e alle tante sue
dichiarazioni, riconosce in maniera definitiva la WKF. Ciò significa
che per il Comitato Internazionale Olimpico la WKF è la Federazione
Internazionale ufficiale. La decisione nasce così: Juan Antonio
Samaranch avvalendosi dei suoi poteri presidenziali, dichiara alla
Commissione esecutiva del CIO, a Seul, di voler riconoscere la WKF.
Nessuno si oppone, nessuno vuol andare contro una decisone presidenziale:
la proposta viene presentata alla Sessione che l'approva. Alcuni
membri della Commissione, interpellati da Hidetaka Nishiyama e da
me, affermano di aver riconosciuto una organizzazione unificata
e ci fanno i complimenti. E' evidente, visto il loro silenzio -
assenso nei confronti della decisione presidenziale, che o non conoscevano
a fondo il problema oppure che dietro la cortina ufficiale qualche
cosa di poco chiaro, e che suscita molti interrogativi, era avvenuto.
Cosa fa la ITKF? Apre un contenzioso legale che resta congelato
in attesa del nuovo CIO.
Noi crediamo che alla fine la giustizia finirà con il prevalere
e che verrà riaffermato il diritto di praticare il tutta libertà
e rispetto la disciplina che uno ama.
Crediamo che questo sia un impegno e un obbligo morale al quale
il CIO non possa sottrarsi e che quindi finirà col rendere giustizia
ai praticanti il Karate Tradizionale ITKF.