Il Testo qui di seguito
riportato
fedelmente fa parte della presentazione del volume "Manuale
"Realizzato da Franco Franchi (edito da G.E.P. Milano)
Attraverso il pensiero profondo espresso del Maestro
Hiroshi Shirai il praticante troverà sicuramente la giusta direzione,
per rimanere sempre nella giusta via, nel giusto DO. Se ne consiglia
caldamente la lettura.
Davide Rizzo
Nonostante la grande diffusione che ha fatto
registrare in questi ultimi anni il Karate non è stato ancora
pienamente compreso ne valutato per quella straordinaria potenzialità
formativa, sul piano spirituale, che racchiude nei fondamenti
ideologici sui quali si basa.
L'opinione corrente continua a ritenere il karate un'attività
violenta e prevaricatrice giustificando la sua diffusione come
una logica conseguenza di un'epoca sempre più povera di valori
spirituali e sempre più dominata dalla sopraffazione. E', soprattutto
per queste scoraggianti constatazioni di fondo che desidero esporre
un pensiero di origine morale nell'intento di far comprendere
quale debba essere il sostrato ideologico con cui affrontare il
Karate-Do, la "Via del Karate", per farle acquisire
un valore più alto di quello meramente Ginnico - Sportivo e conseguire,
attraverso di essa, un miglioramento di se stessi altrimenti non
Il punto di partenza deve essere la considerazione che, per
quanto avanzato sia il grado di civiltà, tutti gli uomini sono
largamente imperfetti e per valutare quanto grande sia il margine
di perfettibilità consentita all'uomo basta pensare ai progressi
compiuti, nel corso dei secoli, dall'umanità nel miglioramento
della propria condizione sociale.
Ognuno di noi, pertanto, dovrebbe avere piena coscienza di questa
sua incessante possibilità di divenire migliore mediante la ricerca
di una perfettibilità che può essere continuo motivo di tormento
e di soddisfazione nel medesimo tempo: tormento per ciò che non
si è e soddisfazione per ciò che si è riusciti ad essere. Tutta
la nostra esistenza deve, quindi, essere animata da una costante
aspirazione a raggiungere un punto di perfezione più alto senza,
tuttavia, finalizzare questo sforzo al conseguimento di un risultato
massimo immediato quanto piuttosto individuando una gradualità
di momenti in ognuno dei quali si verifichi non solo la propria
condizione ma anche, soprattutto, le cause della propria imperfezione.
La comprensione dello sforzo verso un livello esistenziale sempre
più alto è di per se stessa una forma di equilibrio ed una garanzia
di forza, di sicurezza, di autocontrollo e di grande beneficio
per il corpo e per lo spirito. Tutto questo avrà un sapore ideologicamente
diverso se gli sforzi compiuti ed i risultati raggiunti non saranno
considerati nei limiti ristretti del proprio ambito personale
ma utilizzati quotidianamente per dare un'indicazione agli altri
circa la coscienza che la propria dimensione spirituale, per quanto
limitata, possa dilatarsi sul piano sociale nella misura in cui
cerca nel prossimo un punto di riferimento nel quale realizzarsi.
E' osservazione corrente, rilevare come, ai giorni nostri, vi
sia una larghissima parte di uomini che affermano di aver compiuto
atti, ricerche o esperienze ad essi, nella realtà, del tutto sconosciuti.
Si comportano così perché, impressionando con le parole, nascondono
la loro sostanziale povertà spirituale di cui potremmo anche dolerci
se non dovessimo constatare che la generalizzata mancanza di senso
critico, la scarsa volontà di approfondire le apparenze ed un
crescente disimpegno culturale consentono loro di affermarsi progressivamente
raggiungendo risultati che assolutamente non meriterebbero.
E' a questo tipo di uomo che dobbiamo cercare di contrapporre
una personalità che, pur cosciente dei propri limiti e pur pienamente
convinta di non poter attinperfezione, si sforza ogni
giorno di correggere i propri errori con pazienza e con umiltà.
Questo tipo di uomo deve costituire il nostro modello comportamentale
e non solo per una forma di nostro, personale, arricchimento ma
dare un contributo concreto a modificare dal di dentro una società
che sembra privilegiare sempre di più chi non merita. E' necessario,
in altri termini, essere uomini che sappiano dimostrare con i
fatti le proprie capacità mettendo a frutto gli sforzi compiuti
èstessi ed agli altri.
Importante, ed addirittura pregiudiziale, è avere la convinzione
che la ricerca della perfezione nella coscienza della propria
perfettibilità è possibile solamente quando il proprio livello
culturale, inteso come senso spirituale e non certo nozionistico
del termine, è mantenuto alto.
Mantenere alto il proprio livello significa, soprattutto, ripercorrere
continuamente il cammino intrapreso rivivendo sempre i vari momenti,
i diversi gradi, le necessarie esperienze progressivamente vissute.
La ricerca di un vertice sempre più alto non farà diminuire, in
questo modo, l'estensione della base di quella piramide con cui
si può configurare la vita e la solidità della base è premessa
di analoga forza della sommità: un punto estremo di cui si conosce
l'esistenza ma che non si sa quanto alto possa essere. Sono queste
le fondamenta ideologiche con cui affronto l'allenamento pienamente
convinto, come sono, che esso rappresenti la visualizzazione di
concetti interiori dai quali tutte le tecniche traggono un valore
infinitamente più alto.
Io spero che chi seguirà il
mio manuale non perda mai di vista questa introduzione: in caso
contrario farà solo dell'ottima ginnastica.
Hiroshi Shirai