Uno degli aspetti del karate che colpiscono
maggiormente i nuovi praticanti e senza dubbio il
kiai.
La parola Kiai viene composta dai termini : Ki "mente,volontà,
disposizione danimo, spirito carattere ecc.." Ai "
contrazione del verbo
Awazu che significa "
Unire".
Come suggerisce in effetti questa combinazione, si denota una
condizione in cui due menti si uniscono in una, in modo tale che
quella più forte domini la più debole.Il kiai segna quindi il punto
delle arti marziali in cui i fattori esteriori " tecniche e
armi" vengono subordinati a fattori di interiori di "controllo
e potenza".
Quando se ne parla per la prima volta quasi tutti sorridono, trovando
la cosa amena: non riescono infatti a comprendere la validità del
kiai che invece e essenziale nelle arti marziali.
Kiai significa emettere un profondo e forte suono che provenga
dal basso addome, causato da una violenta contrazione dei muscoli
addominali. unitamente alla forte contrazione deve esserci una forte
determinazione psichica; il kiai, in ultima analisi, risulta essere
la massima concentrazione psicofisica, nell'esecuzione di una tecnica.
Psicologicamente è l'arte di concentrare tutta l'energia sia mentale
che fisica (ki) sopra un oggetto singolo con la determinazione di
finire o soggiogare questo oggetto.
Il karate non ha il monopolio del kiai, infatti forme analoghe
si riscontrano anche in sports occidentali come ad esempio nel sollevamento
pesi in cui l'atleta si concentra prima dell'alzata, oppure nell'affondo
di scherma o ancora nel lancio del disco e del martello.
Rimane comunque il fatto che l'emissione del kiai durante la tecnica
o il combattimento porta il soggetto in uno stato mentale superiore.