Intervista al Maestro T. Kase
Luciano
Puricell : in Italia vi e oggi una generazione di praticanti
che ha alle spalle dai 20 ai 30 anni di attività. Sono persone
che conservano sempre un grande entusiasmo, cosa può suggerire
loro?
Sensei Kase: da oltre 30 anni
conosco il Karate italiano ed ho sempre rispettato il lavoro e
limpegno dei praticanti italiani che sono molto sinceri
e hanno un comportamento rispettoso ed educato. Inoltre dal punto
di vista dellesecuzione tecnica e della forma sono fantastici.
Pero non bisogna dimenticare che ogni qualità ha il suo opposto,
per cui ciò che è un punto di forza può nascondere una debolezza.
Per questo io credo che da un lato ci si avvicina alla perfezione
formale, da un altro lato è necessario sviluppare anche uno spirito
più libero, "selvaggio". Essere sempre troppo "gentleman"
a volte può essere un limite. Pensando al medioevo quando vi erano
i cavalieri in Italia ed i Samurai in Giappone, tutti erano impeccabili
nei loro codici morali, nel comportamento, nella disciplina. I
Samurai per esempio avevano una grande perfezione tecnica, amavano
e rispettavano il loro Maestro, ma in più avevano una forza istintiva,
una forza bruta che era essenziale e che li rendeva veramente
temibili.
Io credo quindi che anche questo sia necessario ai praticanti
italiani. Inoltre se penso alla situazione del Karate in generale,
capisco che in una prima fase i giovani vengano attratti dallagonismo,
e questo credo sia un primo livello di essere nel Karate; poi
per gli insegnanti che hanno venti - trentanni di pratica,
se desiderano continuare sulla via del Karate, progredire e migliorare,
è molto difficile, ma vi è la possibilità di crescere. Soprattutto
in questo momento, nel mondo, sono importanti "queste persone",
che devono mirare decisamente e risolutamente alla qualità. E
la qualità che può far si che un certo Karate raggiunga un alto
livello, è la qualità che permette alla persona che seriamente
studia Karate di raggiungere un livello elevato.
Coloro che hanno circa trentanni di pratica hanno una
grande opportunità. Io penso che trentanni siano una buona
base per partire verso un nuovo tipo di esperienza. Questa è la
strada che il M° Gichin Funakoshi e suo figlio Yoshitaka
hanno indicato con il loro esempio. E molto chiaro: qualità
eccezionale, uguale altissimo livello tecnico e viceversa.
Luciano Puricelli: Maestro
Kase, lei ha iniziato il Karate più di cinquantanni fa e
sta migliorando in continuazione. Questo significa che nel suo
Karate vi è qualcosa che va oltre il semplice fatto dellallenamento
fisico. Può parlarci della sua esperienza?
Sensei Kase: linsegnamento
che e stato impartito alla mia generazione includeva un aspetto
formale, per esempio lesecuzione di gedanbarai, una parata,
e noi applicavamo questo tipo di tecnica, ma allo stesso tempo
si metteva laccento sulla ricerca di un diverso tipo di
energia e un differente modo, da quello formale, di mobilizzare
e comandare la muscolatura per ottenere una efficacia "terribile".
In particolare il Maestro Yoshitaka Funakoshi scoprì come usare
l'energia del "Tanden". Sicuramente la tecnica gedanbarai
ha una connessione con questa fonte di energia, col lavoro del
"Tanden" perché nello spingere verso il basso lenergia,
il ki, si accumula al centro del corpo, ventre, sotto lombelico.
Quindi questa tecnica aiutava a mantenere la forza verso il basso
ed in questo modo il corpo si rinforza ed il punto centrale cresce.
In sostanza usavamo la tecnica per sviluppare qualcosa di "diverso"
e questo, nel futuro, sarà cioè che bisogna sviluppare anche nellaccademia.
Questa era lidea di Yoshitaka Funakoshi ed io ho semplicemente
seguito questa idea, ho fatto quello che lui diceva, e questo
mi ha permesso di trovare una grande forza ed energia dentro di
me, energia che mi permette di fare Karate facilmente e di incrementare
il mio livello. Per questo nutro una perenne e profonda riconoscenza
per "Waka Sensei" (Yoshitaka). Un altro aspetto molto
importante dellinsegnamento di "Waka Sensei" deriva
dallesperienza del Budo. Egli si ispiro alle spiritualità
del Budo giapponese per creare e portare nel Karate l"O
Waza", (impropriamente tradotta con "tecnica grande"
N.d.R.). Yoshitaka Sensei prese lidea più grande, il massimo
per avere di più e poter vincere. Questo ebbe come effetto una
maggior sicurezza in chi pratica in questo modo, una maggiore
stabilita interiore e ci obbligò a sviluppare una forte muscolatura
per eseguire una tecnica cosi grande e potente. In più venne aggiunta
lidea della velocità sempre maggiore ed un Kime qualitativamente
sempre più forte.
Chiaramente tutti questi elementi sono strettamente concatenati
luno con laltro. In sintesi lidea di Yoshitaka
era di partire dall"0 Waza" per arrivare al "Ko
Waza". Allenandomi in questo modo ho capito! Non solo "O
Waza e Ko Waza" ma qualunque tecnica andava sviluppata. Solo
che "0 Waza" e "Ko Waza" erano un punto di
partenza. Ho studiato seguendo questa direzione e quello che sono
oggi lo devo allinsegnamento di Yoshitaka Funakoshi.
Luciano Puricelli: che importanza
hanno la mente ed il cuore nella pratica del Karate?
Sensei Kase:
per me prima viene il cuore. II cuore deve essere associato
al sentimento di umanità, ed a ciò deve corrispondere libertà;
una mente libera. Siamo esseri liberi, dobbiamo avere un cuore
grande e una grande umanità. Questi sono due punti importanti
per sviluppare un Karate efficace. La mente si deve applicare,
mettersi al servizio di questa idea e di questi valori.
Luciano Puricelli: che
idea dobbiamo avere e come dobbiamo considerare lhara nel
Karate?
Sensei Kase: benché
non vi sia un modo sicuro, posso comunque parlare della mia esperienza.
lo ho fortemente pensato allhara però, forse, questo può
non essere una regola da seguire, forse ho semplicemente avuto
fortuna. Comunque un giorno io ho deciso: "devo avere il
Tanden". La mia idea era quella degli antichi Samurai che
avevano sviluppato lhara ed il suo potere, quindi mi sono
detto: devo averlo! Per cui nella mia mente vi era ogni giorno,
ogni momento Tanden, Tanden, Tanden... Mantenevo sempre la concentrazione
su questo punto, ma non sapevo in verità come fare ad avere il
mio hara. Avevo semplicemente deciso, e vi ho creduto con tutte
le mie forze, è, stranissimo, un giorno era lì.
Ero sorpreso, stupito, felice. A quel punto ho capito che il Karate
è logico e illogico allo stesso tempo. Per esempio uno fa un certo
esercizio, lo ripete, e poi ci scopre dentro cose e connessioni
col proprio corpo impensate, quindi io non sapevo, poi un giorno
lho saputo e mi sono detto! Ah! E cosi! E questo!
Dopodiché tutte le tensioni delle spalle, i blocchi di forza e
di energia del corpo si sono disciolti. A questo punto era per
me molto facile fare un pugno mettendo un Kime forte.
Ancor oggi non so quale esercizio ha prodotto questo risultato,
e li (
risata di gioia del Maestro
Kase). La tecnologia odierna ha prodotto cose fantastiche,
i medici sono andati molto avanti nella loro scienza e capito
molto del funzionamento del corpo umano, purtroppo non sono ancora
in grado di capire che cosè lhara, come si forma e
come funziona. Forse ci riusciranno tra duecento - trecento anni,
ma per ora nò. Dobbiamo comunque prendere anche esempio dalla
ricerca scientifica: si prova una via, unaltra, poi improvvisamente
qualcuno ha lintuizione giusta, e riesce a trovare uno spiraglio,
una strada.
Tutto si muove su di un piano di corrispondenze e dialettica
delle parti, tra logico e non logico. Nel Karate è uguale, provando
e riprovando, studiando assiduamente, si hanno sensazioni, poi
qualche volta, per caso o per magia, qualcosa di speciale accade.
Allora bisogna applicarsi ed impegnarsi senza esitare.
Luciano Puricelli: se è
possibile esprimerlo con parole, che cosè, secondo lei Maestro,
il Karate nella vita di ogni giorno?
Sensei Kase: al
di là delle parole, poiché stiamo parlando di unesperienza
essenzialmente fisica e della sua relazione e connessione
con la vita umana, in modo molto semplice, secondo me, se uno
capisce il significato della massima: "Karate ni sente nashi"
ha colto lessenza del Karate. Chi
pratica, sicuramente alla fine capisce che cosa deve essere nel
profondo il Karate e che tipo di uomo è il karateka. Queste parole
"Karate ni sente nashi": "non attaccare mai per
primo" non significano solamente: non usare il Karate per
combattere, il suo significato va ben oltre, significa un modo
di comportarsi e di vivere con la gente. Per applicare questo
principio nelle relazioni quotidiane interpersonali, rifletti:
"cosa vuol veramente dire non attaccare mai per primo"?
Seguendo questo principio, si avrà in modo naturale una morale,
si svilupperà una certa forza della mente, una spiritualità naturale.
Secondo me tutte le categorie della vita sono incluse in questo
principio: "Karate ni sente nashi".
Luciano Puricelli: Maestro,
che cosè il Ki e perché secondo lei dobbiamo conoscere ed
usare il Ki?
Sensei Kase:
Penso che il Ki sia una forma di energia e che questa energia
non sia una energia fisica nel senso stretto del termine. Noi
umani siamo esseri viventi e per vivere dobbiamo essere nel pieno
della nostra forza, in particolare lenergia che abbiamo
nel centro del corpo la possiamo utilizzare per muoverci, spostarci,
per vivere nel nostro corpo, anche se non sappiamo esattamente
come ciò avviene. Certe persone hanno la capacita di unire la
forza muscolare con lenergia che è immagazzinata al centro
del corpo. Quando si ha questa fusione, viene liberata una forza
veramente incredibile. Inoltre, tramite lallenamento, questa
energia cresce in continuazione e subisce una trasformazione qualitativa,
un esempio un pò improprio può essere quello della corrente elettrica
che si trasforma in certe condizioni in una scarica ad altissimo
voltaggio.
Parlando di Ki, le persone hanno il loro Ki, questa e una base
naturale che ognuno ha, pero quando ad esempio, forza muscolare,
forza della respirazione e forza della concentrazione mentale
si fondono in modo armonico, unaltra forza nasce e arriva.
Nel Karate io credo che questi tre elementi fusi armonicamente
assieme, siano alla base di quella energia che occorre alla pratica.
Inoltre sappiamo che il Ki esiste disperso nellatmosfera,
allesterno dunque del nostro corpo e che in passato i Samurai
avevano trovato il modo per aprire un canale di comunicazione
con questa fonte di energia.
Essi riuscivano, in breve, ad unire il Ki delluniverso
con quello della terra e questo processo avveniva nel corpo del
Samurai nel quale si manifestava una energia immensa, oserei dire
quasi "terribile". Queste non sono mie opinioni, ma
sono tramandate dalla storia. In sintesi il principio è cielo,
terra, uomo assieme. Questa era lidea che il Budo cercava
di realizzare ed il massimo livello era quello di fondere questo
principio esprimendolo nella tecnica.
Luciano Puricelli: Lei
M° Kase sta diffondendo il proprio Karate tramite la W.K.S.A.,
lAccademia che unisce assieme persone di diversi paesi che
seguono il suo programma di insegnamento di Karate. Può parlarci
in breve degli obiettivi e dello scopo della W.K.S.A.?
Sensei Kase:
La
W.K.S.A. esiste da ormai sei anni e già oggi alcuni membri cominciano
a capire, sentire e crescere nel modo che io auspico.
Questo significa che nel giro di due - quattro anni avranno
ottenuto una base essenziale. Dopodiché la progressione sarà più
rapida. Io credo che nel giro di dieci anni circa, il risultato
sarà ottenuto e sarà evidente.
In sintesi il primo obiettivo è quello di creare un gruppo di
venti - trenta persone in Europa di livello qualitativamente alto.
Con questa base, unendo le energie di tutti sarà facile aiutare
gli altri a crescere e migliorare il proprio livello.
Lidea è "venti persone uguale ventimila". LAccademia
potrà così efficacemente sviluppare e diffondere lidea di
Karate trasmessami dal M Yoshitaka Funakoshi.
Questo è il mio compito nei prossimi dieci anni, dopodiché forse, qualcun
altro dopo di me continuerà nella storia.