Arrigo
Cipriani: ristoratore di genio e di successo è famoso
in tutto il mondo soprattutto per il suo Harrys Bar di Venezia
ed ora anche per quelli di New York e Buenos Aires. Scrittore
di talento è al suo sesto libro; pratica Karate da oltre 30 anni
ed è stato tra i pionieri del Karate in Italia. Il Karate Tradizionale
gli deve molto, il Maestro Taiji Kase nutre verso Arrigo una stima
ed un rispetto profondo. Lo stesso dicasi per Arrigo che ammira
sinceramente il M° Kase e lo considera una persona rara ed
unica al mondo. Durante un ritiro di allenamento, a tre, in montagna
il Maestro Kase, Arrigo Cipriani ed io; Arrigo ha gentilmente
acconsentito a rilasciare la seguente intervista:
Luciano Puricelli: visto
che da oltre 30 anni pratichi Karate e che ti alleni ogni giorno,
cosa hai ricercato nel Karate in tutto questo tempo e quale molla,
sentimento, interesse ti hanno spinto e sorretto?
Arrigo Cipriani:
ho iniziato il Karate a 35 anni, in un momento della vita in cui
il corpo
cominciava a farsi sentire sotto forma di piccole sofferenze,
piccoli disturbi. Mi ricordo che avevo come un blocco allo stomaco
a causa del quale consultai vari medici; il risultato fu la prescrizione
di un sacco di farmaci. Allora ho pensato che, a 35 anni, la vita
non poteva essere fatta di pillole. In quel momento ho incontrato
per caso Bruno Demichelis, allora Maestro di Karate, al quale
ho chiesto se mi dava delle lezioni di Karate.
Con lui si instaurò subito un
rapporto abbastanza difficile, perché io ho una etichetta di ristoratore
e di persona benestante e con questa etichetta uno si presenta
al mondo come una persona privilegiata, e Bruno aveva limpressione
che io volessi affrontare lo studio di questa disciplina senza
seria intenzione. I primi sei mesi furono durissimi, e lui stesso
mi ha confessato in seguito, che durante tale periodo aveva cercato
in tutti i modi di dissuadermi.
Questo era in effetti il modo
migliore per indurmi a restare. Se me lo avesse chiesto gentilmente
avrei anche potuto andarmene, ma con la dura disciplina e le percosse
è nato in me un sentimento di resistenza, non dovevo cedere. In
seguito il Karate ha cominciato ad affascinarmi grazie alla scoperta
dei suoi valori intrinseci. La prima scoperta che uno fa nel Karate
sono i movimenti che esistono da sempre nella storia individuale
delluomo.
Ciò è anche dimostrato dal
fatto che coloro che li hanno creati e codificati furono persone
che studiarono questi movimenti e tecniche nel più piccolo dettaglio,
scegliendo quei gesti speciali che sono dentro ognuno di noi.
Questo è il primo aspetto universale del Karate, vale a dire,
scoprire che vi sono gesti e movimenti che tutti possono fare,
il corpo ha cioè la possibilità di esprimersi attraverso una corretta
gestualità. Questa prima scoperta nel Karate e fondamentale, viene
ancora prima della forza e della potenza; ovvero la capacita di
dialogare col proprio corpo rappresenta un salto di qualità. Fino
ad allora potevo forse avere una tale possibilità attraverso altri
sports, ma in quel caso era lo sport che me lo faceva fare.
Se per esempio prendiamo lo
sci, abbiamo che in una discesa vi è un percorso, si cerca di
adattare il corpo a questo percorso. Nel ciclismo bisogna pedalare
ecc. In quasi tutti gli sports esiste una regola alla quale occorre
adattarsi, mentre nel Karate le regole bisogna farsele da soli.
Per esempio un calcio occorre adattarlo al proprio corpo, alla
propria figura e struttura. Questa e la cosa fondamentale, laffascinante
inizio del Karate è proprio questo. Poi, parlando anche di cose
molto pratiche non bisogna trascurare il fenomeno della forza,
della contrazione e decontrazione muscolare che fanno aumentare
la potenza per cui il corpo inizia a prendere un posto nella vita,
ci si accorge di avere un corpo. Attraverso lo studio delle tecniche
ci si accorge di tante cose che sono dentro di noi e che ci permettono
di instaurare un dialogo in profondità con noi stessi. A questo
punto ci si accorge dei propri limiti, perché nel Karate il più
grande antagonista e dentro di noi, proprio perché non vi è mai
limite alla perfezione ed al miglioramento. Questo in breve credo
sia il motivo per cui ho sempre fatto Karate e continuo ad allenarmi.
Ed e in questa continuità che scopro cose nuove.
Luciano Puricelli: cosa pensi del Karate? Che influenza
ha avuto nella scelta di vita di una persona al tuo livello che
si è realizzata sia professionalmente che in campo letterario?
Arrigo
Cipriani: riferendomi a quanto detto sopra, credo che
questa conoscenza sempre più ampia e profonda del corpo e della
propria interiorità aiuti quasi automaticamente nelle scelte,
in particolare noi occidentali che siamo preminentemente legati
alla mente. La pratica del Karate, grazie alla sua concretezza,
porta automaticamente a sottoporre a verifica loperato quotidiano,
per cui tutte le scelte che io faccio o che uno fa dopo aver fatto
Karate (in un certo modo evidentemente!), lo pongono sempre di
fronte alla realtà delle cose. Questo, per esempio, mi è servito
molto anche nello scrivere, perché gli oggetti della scrittura
vengono visti sotto un aspetto diverso, laspetto del Karate
inteso come forte presenza del corpo e della mente come unita
inscindibile.
Luciano
Puricelli: che legame puoi vedere tra i tuoi libri, lHarrys
Bar e lallenamento?
Arrigo
Cipriani: un altro aspetto del Karate è anche la sua difficoltà
intrinseca. Sicuramente fra tutte le cose che io ho fatto il Karate
è la cosa più difficile e continua ad esserlo rispetto a tutte
le altre cose della vita. Allora, l"Harrys Bar"
che è un lavoro molto impegnativo e difficile, se sul piano personale
lo confronto al Karate, posso dire che questa pratica permette
di affrontare tutte le situazioni più difficili in maniera molto
più tranquilla e con maggior sicurezza. Io ho sperimentato che
eseguire bene un Kata Bassai Dai, è molto più difficile che far
lavorare un cuoco come desidero. Inoltre Bassai Dai, è semplice
in rapporto a quanto il M° Kase ci ha mostrato questa mattina
e poi chiesto di ripetere. Il fatto poi di lavorare con i grandi
maestri, sposta verso lalto il livello e le competenze richieste.
Proprio seguendo lesempio di grandi Maestri come il M°
Kase ed il M° Shirai non bisogna mai accontentarsi dei risultati,
non bisogna accontentarsi delle esibizioni formali, degli aspetti
esteriori e plastici del Karate. Questi aspetti hanno veramente
poca importanza e sono più legati al mondo delle immagini che
ai contenuti. Per cui è importante che ogni volta che si esegue
una tecnica occorre pensare più alla sostanza e al contenuto che
allesteriorità. Bisogna cercare di perfezionarsi onestamente.
A tal proposito mi ricordo di un mio compagno di corso che si
guardava sempre davanti allo specchio quando faceva una tecnica,
forse pensava più alla sua figura che allefficacia del movimento.
Luciano
Puricelli: il Karate e divertimento?
Arrigo
Cipriani: certamente. Deve essere il più grande divertimento,
come del resto è giusto che sia, perché è una scoperta continua.
Soprattutto io penso che lessenza della vita sia "servizio";
servire gli altri e far capire agli altri che in questo preciso
momento li si sta servendo nel modo più spirituale possibile,
ecco che lincontro di due persone che fanno Karate deve
essere momento di divertimento.
Luciano
Puricelli: Nel mondo vi sono attualmente circa 40-50 milioni
di praticanti di Karate, e la maggior parte di loro sta vivendo
una realtà ed una esperienza diversa da quella pionieristica dei
tuoi inizi. Che indicazione daresti?
Arrigo
Cipriani: Lindicazione più opportuna e quella di
diffidare molto delle forme di Karate che troppo facilmente passano
da una istruzione di base ad applicazioni di tecniche che non
si sono completamente interiorizzate. Io credo che la cosa più
importante nel Karate, anche senza soffermarsi troppo, sia quella
di cominciare a "fare le aste" (come ai miei tempi si
faceva in prima elementare) "la base del Karate"; le
posizioni, le tecniche di Kihon devono essere completamente assimilate
prima di passare ad un livello superiore. Nel Karate si può realmente
progredire solo se si sono assimilati in profondità gli esercizi
fondamentali. Tutto il resto sono cose senza fondamento.
Luciano
Puricelli: secondo te nel Karate ci sono segreti?
Arrigo
Cipriani: segreti; i segreti sono quelli che sono dentro
di noi. Anche quando vado a lezione dal M° Kase che mi dice
cose nuove, alle quali io non avevo mai pensato, queste non sono
un segreto, sono cose che avrei potuto benissimo scoprire da solo.
Ecco per me queste sono scoperte. II Karate è una scoperta continua
ma non di segreti. Non è uninvenzione! La differenza tra
scoperta ed invenzione consiste nel fatto che nellinvenzione
bisogna creare ex novo, mentre la scoperta e prendere coscienza
che vi e anche quella cosa, ma questo non è un segreto. Limportante
e scoprirla!
Luciano
Puricelli: le domande che ti volevo porre sono terminate,
vuoi aggiungere una tua personale riflessione sul Karate?
Arrigo
Cipriani: la riflessione che amo fare è quella di dire
che siamo degli uomini, e con il Karate abbiamo la possibilità
di migliorare per cui dobbiamo essere ancora più uomini. Grazie
al Karate bisogna appartenere sempre meno a qualcosa che sia un
appiattimento dellumanità. Il Karate ci deve rendere molto
felici per aver scoperto un modo di personalizzare noi stessi
e questo è molto importante. Non bisogna diventare dei soldatini
del Karate ma occorre sentire sempre il Karate come una sfida
con se stessi, per avere poi come risultato un individuo che è
disponibile verso gli altri.