Il Giappone nel 1868 proclama lo
Shintoismo Religione di Stato
Poiché lo Shintoismo è intimamente connesso
con il sistema di valore e col modo di pensare ed agire della
gente e dell'intera Nazione Giapponese, ci sembra opportuno
sfiorare quelle tematiche che possono ampliare ed allargare
il nostro programma culturale e farci meglio comprendere alcuni
concetti del pensiero giapponese che, se da un lato nella
pratica del Karate-Do sono espressioni tecniche, da un'altro
punto di vista nascono ed operano in un contesto più ampio
e generale e fanno parte del vivere quotidiano. La storia
dello Shinto antico si trova in due opere fondamentali ed
al tempo monumentali: il
"KOIGIKI
" ed il
" NIHON
SHOKI ".
Il loro contenuto è simile:
il
KOIGIKI comprende la Mitologia e tratta dei
primi 33 Sovrani, mentre il NIHON SHOKI oltre
alla Mitologia fornisce notizie di carattere storico
fino al 41° Sovrano.
Nello Shinto, come in ogni altra religione, il punto di partenza
è nella genesi, ovvero concerne l'origine e la creazione del mondo
vista in chiave simbolica e mitologica.
All'inizio era il Caos, una confusione estrema tra Cielo e Terra,
ma poco a poco i due elementi si differenziarono:
l'ALTO
ed il
BASSO.
Il cielo che costituiva l'elemento più puro fluttuava, delimitando
così il regno della Divinità, mentre il resto si espandeva verso
il basso.
Giunsero allora i
KAMI:
le Divinità asessuate, ma le prime generazioni scomparvero
come per incanto e lasciarono il posto ad una generazione di Kami
composta ciascuna da una coppia: Maschio e Femmina, Fratello e
Sorella, gli ultimi dei quali si assunsero il compito di creare
il mondo.
IZANAGI
- no
- MIKOTO
e sua sorella
IZANAMI
- no - MIKOTO, armati di una magnifica
alabarda ornata di pietre preziose, si diressero verso il "
Punto
Fluttuante del Cielo": l'Arcobaleno dai sette colori,
donde potevano contemplare il magma informe. Immersero l'alabarda
in fondo al mare e coscienziosamente l'agitarono in tondo; quando
essi tolsero l'arma sacra le gocce di sale che colavano si cristallizzarono
e formarono la prima delle Isole dell'Arcipelago Giapponese: la
piccola
Isola di Onogoro.
Izanagi e Izanami discesero allora per visitare questa prima
terra e senza attendere posarono le fondamenta della prima costruzione,
piantarono un palo intorno al quale girarono diverse volte prima
di accoppiarsi. Da questa unione nacquero le principali 14 Isole
del Giappone e le 35 Divinità della natura, ecc. .
Questa breve e molto sintetica descrizione introduttiva degli
"
INIZI " , ovvero della fondazione del mondo
si articola già come un rituale. Il gesto che compie il
KAMI,
il DIO, verrà puntualmente ripetuto dall'uomo nelle sue pratiche
miranti la propria realizzazione. Ad esempio: Izanami ed Izanagi
che girarono diverse volte intorno al palo, il centro, prima di
dare origine alle altre Isole è una tecnica comune a tutte le
culture religiose, poiché il fatto di girare attorno ad un luogo
determinato, con precise modalità, permette di assorbire l'energia
del luogo, trasferendola dentro di se facendo del proprio corpo
un " Tempio", il luogo sacro che permetterà all'adepto
di ripetere l'esperienza del contatto personale con gli Dei proprio
per tramite e grazie al corpo, ecc. .
Perché tutti i grandi Maestri dicono
che bisogna mantenere la tradizione, e perché
ancora dicono che i Kata non devono venire cambiati ? E'
bene che ognuno che continua a praticare il
Karate
Tradizionale si dia le proprie risposte e continui a cercare.
Comunque ritornando al nostro al nostro soggetto, notiamo inoltre
che la nascita del Giappone comincia e coincide con la creazione
dello
SPAZIO, del territorio.
Di sfuggita facciamo notare che la comprensione dello spazio,
soprattutto quello prossemico, lo Spazio Vitale, è uno degli elementi
fondamentali dello studio del Kumite. Nella mitologia giapponese
il mondo all'inizio è descritto come caotico, disordinato e pericoloso,
ma seguendo un itinerario l'eroe (il DIO), combatte con i mostri,
stabilisce la posizione delle montagne, dei fiumi, da agli esseri
il loro nome, trasformando l'Universo in una immagine simbolicamente
regolata, assimilabile e controllabile dall'uomo.
Il MITO traduce cioè l'operazione ordinatrice che la Cultura
Giapponese nel corso della sua prima storia ha effettuato nel
territorio. La cultura come un modello per la perpetuazione del
gruppo sociale postula il proprio ambiente e la società produce
lo spazio che le è proprio e questo spazio è la condizione della
sua esistenza come società. Fondamentalmente questo Spazio può
essere:
Articolato e
Inarticolato, ovvero costruito
cioè ordinato, disordinato o selvaggio. In ogni caso lo spazio
in Giappone viene vissuto nella sua dimensione di perfetto equilibrio
armonico e rispettoso dei due aspetti. Il mondo Coltivato è lo
spazio dell'uomo, è la sua dimensione attiva, nella quale interviene,
opera, produce, il mondo Selvaggio è lo spazio non umano, il mondo
dei morti, dei mostri degli Dei. Il Principiante farà lo stesso,
studierà la tecnica in modo da disciplinare le proprie sensazioni
interne e le proprie azioni fino a creare ed a strutturare la
propria identità collegandosi con la Tradizione e la storia che
gli ha permesso una tale realizzazione. Lo Spazio, il Territorio,
è dunque il primo elemento che lega l'uomo con la sua storia,
col passato e con la trascendenza. Per l'uomo delle società arcaiche
il fatto stesso di vedere nel mondo un valore religioso, egli
vive infatti in un mondo creato dagli esseri soprannaturali, ed
in questa prospettiva si avverte che gli antenati, anche se possono
sembrare esseri Naïf, primitivi, erano caratteri "Interi"
che non avevano nulla di quel miscuglio di debolezza, complicazione
e corruzione che caratterizza la media degli uomini della nostra
epoca. L'antenato è l'origine e la norma spirituale, per i suoi
discendenti la personalità essenziale, qualcosa di perfetto, ciò
che noi dovremmo essere o ciò che noi dovremmo divenire perché
lo siamo. La fedeltà a questo modello è come essere fedeli a Dio,
ci obbliga a mantenere una profonda connessione ed identità all'idea
divina dalla quale proveniamo e che è la Legge e lo Scopo della
nostra vita. La parola giapponese
KAMI
letteralmente significa
" Il
posto più in alto " ; e nel linguaggio sacro significa
"Divino" " Spirito ",
"Principio Cosmico ".
Lo Shintoismo viene definito
KAMI
- no - MICHI " VIA DEGLI DEI"
Il che implica che è anche la Via dei nostri antenati. L'uomo
deve perciò rimanere nella condizione della perfezione originaria,
egli deve vedere negli antenati e persino nei parenti prossimi
ciò che è perfetto; che un defunto sia divenuto un Kami significa
ch'egli si è ricongiunto al proprio prototipo celeste, di cui
era stato quaggiù la manifestazione senza dubbio precaria, ma
in ogni caso reale. Verrebbe qui da domandarsi che cosa vuol dire
per noi Occidentali esporre nel Dojo la fotografia del Maestro
G. Funakoshi e perché viene fatto il saluto nella sua direzione
se in qualche modo non si hanno nozioni di cultura tradizionale
giapponese dei significati che tale cultura vincola. La realizzazione
dell'Uomo con il Kami determina e condiziona quindi le modalità
della sua esistenza, il divino ha un suo spessore non solo psicologico
ma anche reale, ha un suo spazio, uno spazio sacro. E' questa
spaccatura operata nello spazio che consente il costituirsi del
mondo.
Quando il sacro si manifesta afferma una realtà assoluta, rivela
il CENTRO
ed un ORIENTAMENTO in base al quale viene ordinata
in quanto non ancora fondata. E' questo un punto di estrema importanza
poiché nulla si può fare, senza una legge, senza un orientamento
preliminare. La scoperta di un punto fisso, di un centro equivale
alla creazione del mondo.
Per essere abitato il mondo deve
essere fondato. Il RITUALE con il quale l'uomo costruisce
uno spazio sacro infatti è efficace nella misura in cui riproduce
l'opera degli Dei. Per esempio la storia di Roma inizia con la
fondazione della città, e in ogni tempio, città, casa, palazzo,
Dojo, evidenziano ciascuno con le proprie modalità, un medesimo
e fondamentale simbolismo: esprimono tutte l'esperienza fondamentale
dell'essere al mondo, dell'essere in un mondo organizzato e significativo.
Stabilizzarsi da qualche parte
anche costruendo semplicemente una casa rappresenta allora una
grande decisione che coinvolge l'esistenza dell'uomo, egli deve
creare il proprio mondo ed assumersi la responsabilità di conservarlo
e rinnovarlo. Non si cambia facilmente abitazione perché non è
facile abbandonare il proprio mondo.
Oss
Luciano Puricelli