Sostegno ATTIVO
Per i
samurai, come Kyshatrya ( Casta guerriera a cui apparteneva Bodhidharma,
monaco indiano che getto in Cina le basi del futuro Karate) la
legge è il combattimento e la morte.
Solo la fedeltà al proprio Dharma, Giri ( Il dovere inerente alla natura interiore di ciascuno)
potrà permettergli la realizzazione spirituale ed il superamento
dell'effimera condizione umana.
Nella Bagavagita il Dio Khrisna dice al
guerriero Arjuna sul campo di battaglia dove sono schierati
i due eserciti che stanno per darsi battaglia e nei quali sono
presenti in opposte fazioni parenti ed amici: " Guardando
al tuo proprio dovere (Dharma) non hai ragione di tremare. Per
un guerriero non c'è infatti cosa migliore di un giusto ( Nel
senso di dovere) combattimento come questo, che capita così
senza cercarlo e spalanca le porte del cielo. Un tale combattimento,
i guerrieri, o Arjuna, lo attendono grazie alle azioni meritorie
fatte in passato".
Per un guerriero dunque secondo
questo poema spirituale indiano il combattimento è una porta
aperta verso il cielo. L'azione sarà spiritualmente efficace
se conforme alla natura interiore di colui che la compie. La
via del guerriero sarà dunque quella di agire in conformità
alla propria natura interiore con lo scopo di conseguire una
realizzazione spirituale secondo il modo di essere uomo di ciascuno.
Ogni Do o Via non ha altro significato. Esteriormente sembra
che tutte le discipline conducano alla realizzazione attraverso
la maestria di una tecnica o la conoscenza di un'arte, e la
rettitudine è , secondo Mencio, una astratta e diritta via che
riporterà l'uomo nel paradiso perduto. Per un samurai il codice
di vita e d'onore si riassume nella nozione di GI-Ri,
GI-Ri è inoltre dovere, la giustizia, ciò che occorre fare per
l'onore personale. Nel Giappone dei Samurai ogni classe aveva
il proprio GI-Ri, e questo Gi-Ri diventa sempre più esigente
man mano che si saliva nella gerarchia sociale. Per il Samurai,
esponente della classe eletta, il Gi - Ri o codice, riassumeva
le esigenze più rigorose di tutta la gerarchia sociale.
Inoltre secondo la religione Shintoista la vita è un dono degli Dei.
Di conseguenza non bisogna rischiare
e male usare la propria vita, in particolare il Samurai che
giocava con la propria vita e l'altrui esistenza era considerato
persona di poco conto.
Per concludere queste brevi note, vogliamo
sottolineare il fatto che quando un occidentale si avvicina
all'oriente, spesso entra in contatto con un mondo di cui vede
solo una parte e di cui molto sembra astruso ed oscuro. Parimenti
lo studente di un Arte Marziale Tradizionale dovrebbe avere
la percezione di entrare in contatto con qualcosa di molto profondo
e complesso che funziona con un proprio codice e con le proprie
regole. Nella moderna società dove il valore dell'esistenza
umana troppo spesso si definisce in rapporto all'avere o comunque
ad esigenze che sono esteriori all'umanità ritrovare un senso
del dovere, verso se stessi e verso gli altri, coltivare un
senso di giustizia nel rispetto dei valori e delle leggi dell'universo
è ancora possibile, la tradizione ci può assistere con il suo
patrimonio culturale e con la sua esperienza di migliaia di
anni.