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SAKUGAWA TO
SAKUGAWA TO-DE
A cura di Luciano Puricelli - I testi sono © dell'autore tutti i diritti riservati

Come abbiamo scritto nell'articolo precedente, l'esistenza dei cosiddetti "Precursori del Karate", si basa su informazioni riportate oralmente, quindi con molte deformazioni, specialmente se si considera che dopo l'editto del Clan Satsuma nel XVII Secolo gli esperti di arti marziali ( Chuan Fa e To De) si riunivano per allenarsi in segreto e formarono delle vere e proprie società segrete aventi tra l'altro per scopo quello di resistere al dominio del Clan Giapponese che li dominava e quello di proteggere la popolazione di Okinawa. Gli insegnamenti avevano dunque da un lato un carattere esoterico a causa della segretezza con la quale venivano insegnati e dall'altro erano divenuti particolarmente violenti poiché lo scopo era principalmente quello di uccidere il nemico. Però su questo piano si assiste col tempo ad una radicale trasformazione, inoltre tutte le leggende che vengono riportate, anche se abbondano in esagerazioni hanno in sé un fondo di saggezza e svolgono nei confronti dei praticanti la stessa funzione educativa/formativa che avevano e che hanno i racconti delle gesta degli eroi nella letteratura e nella storia di ogni civiltà. Avviene cioè che chi ascolta grazie al meccanismo di transfert opera una identificazione col personaggio e con i principi morali le regole di condotta e le motivazioni che lo muovono e quindi si opera nel profondo un lavoro di apprendimento del sentire e dello spirito che è lo scopo principale del racconto stesso.

Se volessimo fare un esempio corrente si può pensare alle gesta di Orlando che il cantastorie racconta nelle piazze d'Italia, o ancora al teatro dei burattini al quale assistono i bambini, ecc. Anche in questo caso, come nella tecnica di Karate, occorre saper "Vedere", che è diverso dal semplice Guardare, poiché nel vedere agiscono una consapevolezza ed un riconoscimento o conoscenza più profondi e completi che vanno oltre l'apparenza. Quindi quando un Maestro mostra una tecnica o parla di un suo Maestro lo fa trasmettendo un suo personale punto di vista frutto di riflessione prolungata sia sulla persona che sulla pratica e quindi propone un messaggio con un proprio contenuto e ricchezza specifici. Tenendo conto di quanto sopra, nella storia del Karate che stiamo sommariamente sfogliando incontriamo un personaggio che per la prima volta lascia dei successori, abbiamo quindi a che vedere con un insegnamento che in qualche modo giunge fino ai giorni nostri. parliamo di Sakugawa, meglio conosciuto col nome di Karate Sakugawa.

Nacque a Shuri, Okinawa, il 5 Marzo del 1773 e vi mori il 17 Agosto del 1815. In breve, quando aveva 17 anni, il padre , prima della propria morte, fece promettere al figlio che avrebbe studiato le arti marziali, in modo da evitare gli errori da lui commessi, e che non sarebbe mai stato lo zimbello di nessuno. Dopo che ebbe sepolto il genitore, Sakugawa si mise alla ricerca di un Maestro. Finalmente un giorno, nel villaggio di Akata incontrò il suo primo Maestro. Costui era un monaco cinese di nome Takahara Peichin.

Fin dal principio Peichin mise in chiaro che lo studio delle arti marziali è un impegno che prende l'intero arco della vita, qualche mese o qualche anno non sono sufficienti. Sotto la guida del monaco, Sakugawa progrediva con profitto nello studio del TE. Un giorno mentre passeggiava vide un cinese elegantemente vestito che contemplava il riflesso della luna nel fiume, ed improvvisamente ebbe l'impulso di farlo ruzzolare con uno spintone ma, mentre si accingeva a mettere in atto il suo proposito, venne improvvisamente afferrato da una mano d'acciaio che lo redarguiva chiedendo spiegazione del suo proposito.

Sakugawa era stupefatto e confuso, e non sapeva neppure spiegare cosa gli avesse preso. Fortunatamente il gentiluomo altri non era che Kushanku (Koshokun) un addetto militare cinese esperto in arti marziali che soggiornava ad Okinawa, quando questi apprese che Sakugawa era un famoso studente di Karate, lo invitò presso di se per studiare ed approfondire l'arte.

Fuori di se dalla contentezza Sakugawa corse dal proprio Maestro per narrargli della fortuna capitatagli, Takahara fu ben felice di incoraggiare il proprio allievo a proseguire lo studio del Karate con quello che era considerato il più grande esperto presente ad Okinawa. Quando Kushanku ritornò in Cina, il monaco era già deceduto, e Sakugawa fece ritorno a Shuri dove istituì la propria scuola. A questo punto la vita si confonde col racconto simbolico, si dice infatti, che Sakugawa avesse tre studenti molto bravi:
Il Primo di nome Okuda di statura imponente era estremamente forte, e si racconta che un suo pugno poteva abbattere un toro;
il Secondo: Makabe era di corporatura minuta, molto veloce e scattante, era abilissimo negli spostamenti e nell'esecuzione di movimenti spettacolari;
il Terzo Matsumoto era un serio praticante generico, nel senso che non aveva abilità specifiche e spettacolari, ma aveva un'ottima conoscenza di tutta la materia e per questo non era così famoso tra la gente come lo erano gli altri due, tutt'al più era considerato un buon insegnante di Karate.

Un, giorno proveniente dalla Cina, attraccò al porto una nave che aveva per capitano Oshima Kuryu, un famoso pugilista, che voleva battersi con i più grandi esperti di arti marziali dell'isola, per poterli incontrare cominciò a maltrattare la gente dei villaggi, togliendo loro i vestiti dopo averli provocati e picchiati. La cosa arrivò naturalmente alle orecchie di Sakugawa e la gente gli chiedeva di porre rimedio alla situazione incresciosa. "Una sera mentre i tre migliori studenti di Sakugawa rientravano, incontrarono il Capitano Oshima e gli intimarono di smetterla con i suoi soprusi e di lasciare l'isola.
Egli rispose che avrebbe smesso solamente quando sarebbe stato sconfitto in combattimento.
A questo punto Okuda si mise in guardia, ed attacco con incredibile veemenza lanciando più volte il suo famoso pugno, ma Kuryu si spostava abilmente ed egli era incapace di colpirlo, anzi alla fine venne messo fuori combattimento, Kuryu se ne andò dicendo che il giorno dopo si sarebbe trovato alla stessa ora nello stesso posto. L'indomani era Makabe che lo attendeva, e quando i due furono di fronte Makabe cominciò ad attaccare con tecniche velocissime, ma per quanto facesse, Oshima Kuryu riusciva sempre a prevedere ed anticipare i suoi movimenti; alla fine anch'egli venne atterrato e sconfitto.

Quando la notizia si seppe la gente voleva che Sakugawa intervenisse personalmente, ma egli impassibile rispose che nutriva la massima fiducia nel suo terzo e meno famoso allievo. Alla terza notte quando Oshima Kuryu e Matsumoto si fronteggiarono, Kuryu si rese immediatamente conto di avere di fronte un avversario completo e formidabile che non presentava alcuna lacuna; e quando dopo diversi scambi egli attaccò a fondo quasi non si rese conto come Matsumoto, schivando lateralmente, lo atterrava con un colpo in modo, definitivo. Quando si riprese Oshima Kuryu affermò che per lui era ormai tempo di ritirarsi dalle battaglie, ma che era comunque contento di essere stato sconfitto da qualcuno che praticava e conosceva bene le tecniche di base, i fondamentali. gli altri due suoi compagni egli disse che erano degli si degli specialisti, ma la loro particolare abilità li limitava e quindi si era rilevata insufficiente."

Questo episodio evidentemente deve essere interpretato in chiave simbolica, già allora serviva da monito a quella che sarebbe stata la diatriba (a tutt'oggi presente) sulla superiorità degli stili (Shorin e Shorei). Non a caso ritengo personalmente che il Maestro Funakoshi Gichin ha sentito l'esigenza, più tardi, di mantenere entrambi gli aspetti del Karate nel programma di insegnamento della scuola, rendendo obbligatorio lo studio di Kata Shorin e Shorei.

Sakugawa resta comunque importante nella storia del Karate per il Kata Kushanku o Kankudai , per il kata di BO Sakugawa BO e per il Dojo Kun o principi che reggono la pratica del Karate.

Prima di ritirarsi passò il suo Menkyo Kaiden ( certificato di maestria e completa conoscenza dell'arte) a Matsumoto; però il suo capolavoro cominciò quando a 78 anni accetto come allievo SokonMatsumura, ma questa è un'altra storia.
Oss
Luciano Puricelli

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