Come abbiamo scritto nell'articolo
precedente, l'esistenza dei cosiddetti "Precursori del
Karate", si basa su informazioni riportate oralmente, quindi
con molte deformazioni, specialmente se si considera che dopo
l'editto del Clan Satsuma nel XVII Secolo gli esperti di arti
marziali ( Chuan Fa e To De) si riunivano per allenarsi in segreto
e formarono delle vere e proprie società segrete aventi tra
l'altro per scopo quello di resistere al dominio del Clan Giapponese
che li dominava e quello di proteggere la popolazione di Okinawa.
Gli insegnamenti avevano dunque da un lato un carattere esoterico
a causa della segretezza con la quale venivano insegnati e dall'altro
erano divenuti particolarmente violenti poiché lo scopo era
principalmente quello di uccidere il nemico. Però su questo
piano si assiste col tempo ad una radicale trasformazione, inoltre
tutte le leggende che vengono riportate, anche se abbondano
in esagerazioni hanno in sé un fondo di saggezza e svolgono
nei confronti dei praticanti la stessa funzione educativa/formativa
che avevano e che hanno i racconti delle gesta degli eroi nella
letteratura e nella storia di ogni civiltà. Avviene cioè che
chi ascolta grazie al meccanismo di transfert opera una identificazione
col personaggio e con i principi morali le regole di condotta
e le motivazioni che lo muovono e quindi si opera nel profondo
un lavoro di apprendimento del sentire e dello spirito che è
lo scopo principale del racconto stesso.
Se volessimo fare un esempio corrente si può pensare alle
gesta di Orlando che il cantastorie racconta nelle piazze d'Italia,
o ancora al teatro dei burattini al quale assistono i bambini,
ecc. Anche in questo caso, come nella tecnica di Karate, occorre
saper "
Vedere",
che è diverso dal semplice
Guardare,
poiché nel vedere agiscono una consapevolezza ed un riconoscimento
o conoscenza più profondi e completi che vanno oltre l'apparenza.
Quindi quando un Maestro mostra una tecnica o parla di un suo
Maestro lo fa trasmettendo un suo personale punto di vista frutto
di riflessione prolungata sia sulla persona che sulla pratica
e quindi propone un messaggio con un proprio contenuto e ricchezza
specifici. Tenendo conto di quanto sopra, nella storia del Karate
che stiamo sommariamente sfogliando incontriamo un personaggio
che per la prima volta lascia dei successori, abbiamo quindi
a che vedere con un insegnamento che in qualche modo giunge
fino ai giorni nostri. parliamo di Sakugawa, meglio conosciuto
col nome di Karate Sakugawa.
Nacque a Shuri, Okinawa, il 5 Marzo del 1773 e vi mori il 17
Agosto del 1815. In breve, quando aveva 17 anni, il padre ,
prima della propria morte, fece promettere al figlio che avrebbe
studiato le arti marziali, in modo da evitare gli errori da
lui commessi, e che non sarebbe mai stato lo zimbello di nessuno.
Dopo che ebbe sepolto il genitore, Sakugawa si mise alla ricerca
di un Maestro. Finalmente un giorno, nel villaggio di Akata
incontrò il suo primo Maestro. Costui era un monaco cinese di
nome
Takahara Peichin.
Fin dal principio Peichin mise in chiaro che lo studio delle
arti marziali è un impegno che prende l'intero arco della vita,
qualche mese o qualche anno non sono sufficienti. Sotto la guida
del monaco, Sakugawa progrediva con profitto nello studio del
TE. Un giorno mentre passeggiava vide un cinese elegantemente
vestito che contemplava il riflesso della luna nel fiume, ed
improvvisamente ebbe l'impulso di farlo ruzzolare con uno spintone
ma, mentre si accingeva a mettere in atto il suo proposito,
venne improvvisamente afferrato da una mano d'acciaio che lo
redarguiva chiedendo spiegazione del suo proposito.
Sakugawa era stupefatto e confuso, e non sapeva neppure spiegare
cosa gli avesse preso. Fortunatamente il gentiluomo altri non
era che Kushanku (Koshokun) un addetto militare cinese esperto
in arti marziali che soggiornava ad Okinawa, quando questi apprese
che Sakugawa era un famoso studente di Karate, lo invitò presso
di se per studiare ed approfondire l'arte.
Fuori di se dalla contentezza Sakugawa corse dal proprio Maestro
per narrargli della fortuna capitatagli, Takahara fu ben felice
di incoraggiare il proprio allievo a proseguire lo studio del
Karate con quello che era considerato il più grande esperto
presente ad Okinawa. Quando Kushanku ritornò in Cina, il monaco
era già deceduto, e Sakugawa fece ritorno a Shuri dove istituì
la propria scuola. A questo punto la vita si confonde col racconto
simbolico, si dice infatti, che Sakugawa avesse tre studenti
molto bravi:
Il Primo di nome
Okuda
di statura imponente era estremamente forte, e si racconta che
un suo pugno poteva abbattere un toro;
il Secondo:
Makabe
era di corporatura minuta, molto veloce e scattante, era abilissimo
negli spostamenti e nell'esecuzione di movimenti spettacolari;
il Terzo
Matsumoto
era un serio praticante generico, nel senso che non aveva abilità
specifiche e spettacolari, ma aveva un'ottima conoscenza di
tutta la materia e per questo non era così famoso tra la gente
come lo erano gli altri due, tutt'al più era considerato un
buon insegnante di Karate.
Un, giorno proveniente dalla
Cina, attraccò al porto una nave che aveva per capitano Oshima
Kuryu, un famoso pugilista,
che voleva battersi con i più grandi esperti di arti marziali
dell'isola, per poterli incontrare cominciò a maltrattare la
gente dei villaggi, togliendo loro i vestiti dopo averli provocati
e picchiati. La cosa arrivò naturalmente alle orecchie di Sakugawa
e la gente gli chiedeva di porre rimedio alla situazione incresciosa.
"Una sera mentre i tre migliori studenti di Sakugawa rientravano,
incontrarono il Capitano Oshima e gli intimarono di smetterla
con i suoi soprusi e di lasciare l'isola.
Egli rispose che avrebbe smesso solamente quando sarebbe stato
sconfitto in combattimento.
A questo punto Okuda si mise in guardia, ed attacco con incredibile
veemenza lanciando più volte il suo famoso pugno, ma Kuryu si
spostava abilmente ed egli era incapace di colpirlo, anzi alla
fine venne messo fuori combattimento, Kuryu se ne andò dicendo
che il giorno dopo si sarebbe trovato alla stessa ora nello
stesso posto. L'indomani era Makabe che lo attendeva, e quando
i due furono di fronte Makabe cominciò ad attaccare con tecniche
velocissime, ma per quanto facesse, Oshima Kuryu riusciva sempre
a prevedere ed anticipare i suoi movimenti; alla fine anch'egli
venne atterrato e sconfitto.
Quando la notizia si seppe la
gente voleva che Sakugawa intervenisse personalmente, ma egli
impassibile rispose che nutriva la massima fiducia nel suo terzo
e meno famoso allievo. Alla terza notte quando Oshima Kuryu
e Matsumoto si fronteggiarono, Kuryu si rese immediatamente
conto di avere di fronte un avversario completo e formidabile
che non presentava alcuna lacuna; e quando dopo diversi scambi
egli attaccò a fondo quasi non si rese conto come Matsumoto,
schivando lateralmente, lo atterrava con un colpo in modo, definitivo.
Quando si riprese Oshima Kuryu affermò che per lui era ormai
tempo di ritirarsi dalle battaglie, ma che era comunque contento
di essere stato sconfitto da qualcuno che praticava e conosceva
bene le tecniche di base, i fondamentali. gli altri due suoi
compagni egli disse che erano degli si degli specialisti, ma
la loro particolare abilità li limitava e quindi si era rilevata
insufficiente."
Questo episodio evidentemente deve essere interpretato in chiave
simbolica, già allora serviva da monito a quella che sarebbe
stata la diatriba (a tutt'oggi presente) sulla superiorità degli
stili (
Shorin e Shorei).
Non a caso ritengo personalmente che il Maestro Funakoshi Gichin
ha sentito l'esigenza, più tardi, di mantenere entrambi gli
aspetti del Karate nel programma di insegnamento della scuola,
rendendo obbligatorio lo studio di Kata Shorin e Shorei.
Sakugawa resta comunque importante nella storia del Karate
per il Kata Kushanku o
Kankudai
, per il kata di BO Sakugawa BO e per il
Dojo Kun
o principi che reggono la pratica del Karate.
Prima di ritirarsi passò il suo
Menkyo Kaiden ( certificato di maestria e completa conoscenza
dell'arte) a Matsumoto; però il suo capolavoro cominciò quando
a 78 anni accetto come allievo SokonMatsumura,
ma questa è un'altra storia.
Oss
Luciano Puricelli