In primis, grazie per le belle parole nei miei confronti ma andiamo per ordine.

Anche per quanto mi riguarda negli ultimi due anni ho pensato parecchio al fatto che mi manca molto il mondo di “prima” quando la pratica fisica si univa al mio sentire “dentro” quella fatica ora la provo quando vado a Milano dal Maestro ma non è più la stessa, è meno libera e meno liberatoria, mi mancano i miei fratelli di pratica, strano ma vero non mi manca il mio Maestro o almeno non lo percepisco più come prima. Da lontano ho visto il suo comportamento e ho accettato la decisione conseguente. Oss e basta!

A distanza di 5 anni noto la costante perdita di allievi, l’allontanarsi impercettibile ma costante la lontananza degli amici, forse è tempo che io lasci anche se disattenderei le mie promesse verso gli ultimi sopravvissuti e quelle fatte a me stesso ma è dura Monica, durissima.
Noto anche la vivacità e la perseveranza dei miei ultimi “4 limoni” anche se comprendo che forse ci saranno altre defezioni. Mah, non so e forse, anzi sarà giusto anche questa.
Ritrovarsi per ore da solo nel tuo magico Dojo non è ne bello ne simpatico ma comprendo le difficoltà di tutti, siamo adulti, siamo bambini, dobbiamo lavorare, dobbiamo studiare e anche divertirci, stare con amici e mariti/mogli/figli.
E’ giusto e doveroso.

Per quanto mi riguarda ho dato sempre il massimo in tutto, ho ascoltato e pianto con voi tutti/e, ho suggerito ma mai consigliato, ho lottato per i vostri risultati, ora non so se è stato sbagliato io sono felice, un po deluso ma felice (sto mentendo spudoratamente) vorrei poter dimostrare ancora per qualche tempo il valore del mio insegnamento e non so se avrò ancora tempo, allievi e mezzi per farlo, purtroppo questa è la mia triste realtà, mi ci adatterò, io non mollo.

Discutendo con chi ancora mi ascolta constatiamo che il karate è cambiato, che i karateka sono cambiati, manca il sudore, la fatica, il sacrificio manca soprattutto “l’esserci sempre e comunque”.
Come direbbe Ernesto Calindri ( il logorio della vita moderna).

Scrivi: “Caro Millepiedi sei figlio di quegli insegnamenti che tanto ho fatto miei, nasci dal mio voler condividere i pensieri e sentimenti, rimani il legante tra il Tatami e il mondo, sei lo specchio tra ciò che vedo di me e ciò che sono. Caro Maestro leggendo questo breve pezzo spero tu sia contento che il tuo operato su questo ceppo non è stato vano, e spero che, qualora lo leggesse qualche compagno di pratica, sia altrettanto contento. Nulla è per sempre ma nel dopo la nostra energia è eterna e quella datami da voi la sto sentendo Tutta”

Sono felice di quello che insegno, darei ancora di più se l’età e il livello fosse più alto, per il momento siamo arrivati qui, spero solo di avere tempo/risorse/allievi per poter andare oltre. E’ una questione semplice e facile, si fa per quello che si deve poi se hai persone bene, altrimenti un problema appare all’orizzonte e come dici nella tua conclusione nulla è per sempre.

Con amore semplicemente
Davide