Concordo con quanto hai scritto
anche se in alcuni punti sarei veramente curioso di leggere un
ulteriore approfondimento.
Credo che anche chi non sceglie si pone nell'ottica di scegliere
forse la
comodità del pensiero.
Già, la
comodità del pensiero,
la comodità dell'azione sapendo che ci sono altri che scelgono
per noi. Quando parlo di altri non parlo necessariamente di estranei
ma di mondi a noi estranei, dei "
veri noi stessi"
quel piccolo ostacolo
dentro
di noi che ci fa fare o non fare il perchè è
solo nostro ma solo attraverso la costanza dell'allenamento possiamo
comprenderlo, o la la comodità di chi crede non spetti
a lui o lei scegliere, schierarsi, ma stiamo parlando di Karate-do
e pertanto non si può non scegliere.
Chi fa karate opera delle scelte alle volte anche drastiche
scelte che coinvolgono sempre gli altri quelli più vicini
per questo si deve fare attenzione alle volte non sono pronti
per capire.
Solo un'ultima cosa: quando scrivi: "
sono
anche il copione della vita rappresentata affidata ad ognuno di
noi " certo, una vita affidata.
Non sprechiamola a inseguire copioni scritti da altri e che vorrebbero
oltretutto farci recitare sempre come comparse tra l'altro!
Fare karate non è vivere fuori del copione ma far entrare
nel copione più gente possibile, più gente che operi
scelte, scelte precise, serie, non troppo ponderate non troppo
ragionate scelte sentite con il cuore (kokoro)
e con la mente (shin), scelte sentite con il
cervello, quello vero, quello che in ogni istante in ogni respiro
si trasforma in un qualche cosa che spesso gli altri non comprendono.
Ma comprenderanno solo se noi, con il nostro comportamento, con
la nostra etica permetteremo loro di porsi quelle domande alle
quali Tu in quelle 15 righe hai cercato di risponderti ritrovandoti
e mettendoti in gioco.
Grazie per il tuo contributo spero di leggerne altri, anzi .......