Come di consueto, s'inizia prestissimo. Ore 14.30 dei sabato pomeriggio e già il M° Shirai è sul tatami. In sordina, sta mostrando il 1avoro" da fare e in silenzio, mentre i praticanti che pensavano di essere in anticipo si affrettano a posizionare le loro borse sugli spalti dopo le pratiche di registrazione, lo stage ha inizio.
Alle 15.30, orario ufficiale di partenza, siamo già nel bel mezzo dell'alienamento.
Tutto nuovo e, allo stesso tempo, niente di nuovo o meglio li M° Shirai ogni volta prende tutti in contropiede:
mostra qualcosa di apparentemente semplice per invitare i praticanti a riscoprire aspetti nuovi della pratica quotidiana dei karate, il cui straordinario bagaglio non solo fisico, ma anche filosofico, sembra davvero inesauribil.
Ad ogni appuntamento la ricerca si approfondisce ulteriormente, si cerca di andare sempre più in profondità e questo richiede impegno fisico e mentale, allenamento costante e continuativo, dedizione, studio, passione, energie.
Non bisogna mai mollare. Non c'è spazio sembra dirci il Maestro per una pratica meccanica e ripetitiva, che cerca "
il nuovo" nell'inedito: tecniche nuove, esercizi nuovi, nuove versioni di un kata o di un bunkai, nuove e più sofisticate tecniche di kumite.
Questo, forse, dà l'iliusione di "sapere" e di "saperefare", ma non è certo la " Via".
In altre parole, il nuovo non è qualcosa di inusuale, ma è fatto dalle diverse sfaccettature della pratica che il Maestro ci mostra e sulle quali ci invita a riflettere.
1 - Oggetto dello studio: il kumite. Allenamento del tempo e della distanza.
Non importa quali siano le tecniche: importante è fare sempre sul serio. Con questa frase il Maestro vuole dire tante cose l'allenamento presenta tre situazioni:
COMBATTIMENTO a distanza ravvicinata (
CHIKAMA),
a distanza media (
TEKIMA),
a distanza lunga (
TOMA).
L'attaccante prende l'iniziativa (
KAKE),
il difensore mette in atto una strategia di difesa (
OJI WAZA).
Lattaccante deve trovare il tempo adatto e la situazione di vulnerabilità (
KIO) dell'avversario affinché la sua azione sia efficace, se questa situazione a lui favorevole non si presenta o non si viene a creare naturalmente, allora l'attaccante dovrà mettere in atto una strategia per creare il momento a lui favorevole.
L'attacco dev'essere esplosivo: da 0 a 100 alla massima velocità e nel minor tempo possibile.
La rapidità massima si ottiene quando il movimento avviene in scioltezza e con fluidità, con grande padronanza della tecnica. Fondamentale è poi andare sempre a bersaglio, con precisione e nella giusta angolazione, con kime e zanshin. - li difensore non deve mai essere vulnerabiie, né fisicamente, né mentalmente: questo significherebbe avere già perso prima di iniziare il combattimento.
L'allenamento presenta tre situazioni di difesa: GONOSEN, TAINOSEN, SEN.
GONOSEN:
difesa immediatamente seguita dal contrattacco;
TAINOSEN: difesa contemporanea all'attacco dell'avversario;
SEN: quando il difensore vede aprirsi un varco nel l'atteggiamento dell'avversario, prende l'iniziativa e parte per primo, anticipando l'azione dell'attaccante.
Il Maestro si sofferma a lungo sulla situazione di difesa a distanza corta -
CHIKAMA perché è proprio qui la difficoltà maggiore. Difesa e contrattacco avvengono in tempo rapidissimi e perché siano efficaci, si devono verificare alcune condizioni.
Postura: dev'essere corretta, solida, pronta alla reazione immediata. Il corpo, pressato verso il basso per accumulare energia, dev'essere sciolto, rilassato, pronto a scattare al minimo segnale.
Sguardo: dev'essere sempre concentrato sull'avversario, per percepire ogni minimo segnale. Questo facilita il tempo di reazione.
Concentrazione: non bisogna pensare alla tecnica che farà l'avversario o muoversi prima della sua azione, ma aspettare fino all'ultimo momento e cogliere l'attimo in cui la tecnica sta per partire.
Allora si dovrà reagire con la massima esplosività, con l'azione di difesa e contrattacco. Bisogna essere sempre pronti a tutto e
questo richiede uno stato di concentrazione elevatissimo: dobbiamo cercare di percepire qualunque movimento, vedere la tecnica dell'avversario e quindi reagire rapidissimamente.
Questa reazione esplosiva si ottiene quando il corpo è sciolto, la mente è libera, la padronanza della tecnica è massima.
Controllo dei proprio corpo: "Non pensare, fare!" ha ripetuto più volte il Maestro e non chiudere gli occhi, così si perde il controllo del proprio corpo.
Non pensare a come si deve eseguire la tecnica, non pensare ai problemi fisici, non pensare alle cose negative: la mente deve essere libera da ogni pensiero. Solo così la nostra capacità di reazione si potrà esprimere al massimo. L'biettivo finale, che è poi anche un mezzo, è il
controllo delle emozioni e, quindi, il controllo in ogni momento delle nostre azioni e dei nostro corpo.
Il kumite richiede questo. L'obiettivo è l'allenamento a distanza ravvicinata per migliorare il tempo di reazione, mantenendo la massima efficacia della nostra azione. La proposta di allenamento del Maestro sembra semplice, in realtà, mentre proviamo, emergono tutte le nostre "incrostazioni", i difetti, le leggerezze, gli automatismi errati.
Lallenamento di kumite a distanza ravvicinata, quando si fa sul serio, è davvero difficile. Ma se ci si sofferma su questo passaggio e si insiste sull'acquisizione di questa capacità, ecco che anche il kumite a qualunque distanza diventa più semplice. A ben riflettere, molti di questi aspetti riguardano la vita quotidiana di tutti noi:
nella realtà tutto può accadere e bisogna essere pronti a tutto per salvaguardare la nostra sicurezza, la nostra vita o quella dei nostri cari.
Il karate fatto sul serio richiede impegno, dedizione, riflessione, allenamento. Altrimenti è vuoto esercizio fine a se stesso.
2 - Il programma prosegue con lo studio dei kata e dei bunkai. Gojiu sho dai, Konku dai, Gankaku, con i relativi bunkai.
Lo studio dei kata che propone il Maestro è davvero esemplare: un pezzo alla volta, con grande attenzione a tutti i particolari.
Con la sua straordinaria didattica, ci costringe a soffermare l'attenzione su tanti elementi apparentemente semplici: niente può essere mai dato per scontato e, soprattutto,
il kata non è solo forma: dev'essere "vero", deve emozionare. Deve "fare paura" a chi osserva, come se fosse un combattimento, ma non per questo si deve rinunciare allo studio dei perfezionamento della forma.
Dal particolare al generale: attenzione ai singoli elementi e, allo stesso tempo, all'insieme.
Un programma intenso, sempre con la sensazione di avere posto un altro tassello nel l'approfondimento e nello studio del karate tradizionale.
BUNKAI: Subito arriva un suggerimento: immaginiamo di trovarci sopra un lago ghiacciato, se eseguiamo un kata, ad esempio Heian Godan - "pestando" la superficie sotto i nostri piedi, il ghiaccio si romperà.
Con questa immagine, "in tema», il Maestro inizia a chiarire alcuni aspetti dei kata e dei bunkai.
Il kata deve esprimere energia: l'energia si deve percepire, non è necessariamente qualcosa che l'osservatore può udire
(i suoni emessi con la bocca non sono sinonimo di forza! Al contrario, la disperdono) o vedere da segni esteriori (
pestare i piedi sui pavimento quando non serve ). Lenergia parte dall'hara, quando mente e corpo uniti esprimono con convinzione, sicurezza e zanshin, la
potenza di una tecnica.
Il kata è espressione di energia e, al tempo stesso, di armonia e fluidità: la rigidità spesso
scambiata per forza blocca il flusso dell'energia.
Il kata è perfetta conoscenza e totale padronanza della forma: postura, direzione della sguardo, correttezza nell'esecuzione delle tecniche, attenzione ad ogni particolare.
Quando si esegue il kata bisogna avere la massima padronanza della tecnica: solo così il movimento sarà fluido e sciolto e ci si può concentrare sull'energia.
La mente, libera dalla "preoccupazione" della tecnica può lavorare sullo studio dell'energia: se c'è qualche ostacolo fisico o mentale, essa non scorre liberamente ed il movimento risulterà rigido e privo di armonia.
Espressione di energia e padronanza della tecnica vanno di pari passo.
Un pattinatore professionista esprime energia scivolando sulla superficie ghiacciata senza romperla, poiché padroneggia perfettamente la tecnica, una persona inesperta tenderà a pestare la superficie per trovare equilibrio e stabilità, ottenendo l'effetto contrario.
Il kata è cura della dinamica dei movimento: la fine di una tecnica deve contenere i presupposti affinché quella successiva si possa eseguire con la massima energia ed esplosività. Nel kata c'è alternanza di morbidezza, fluidità, armonia e kime: contrazione e decontrazione devono essere eseguite nel giusto tempo.
Lesecuzione dei kata richiede l'attenzione alla transizione: nel passaggio da una tecnica a quella successiva bisogna mantenere l'energia e, possibilmente, incrementarla fino al kime finale. Respirazione, contrazione e decontrazione, kime finale. L'insieme delle tecniche deve risultare armonioso e fluido: non si devono vedere interruzioni di energia, momenti di indecisione o perdita di zanshin.
Convinzione, sicurezza, zanshin, precisione dell'esecuzione, dall'inizio alla fine. Con queste indicazioni, il nostro ripasso dei kata Heian diventa davvero impegnativo: rivedere e approfondire ogni volta di più.
Oltre al ripasso degli Heian, il Maestro propone lo studio dei tre kata Tekki, di Bassai dai, Jihon, Enpi, Kankudai, Gankaku e relativi bunkai.
Nell'applicazione dei kata bisogna sempre avere la padronanza della forma e nella sua esecuzione bisogna esprimere energia, come se fosse un kumite. La forma dev'essere acquisita con sicurezza, per poi venire da sé, solo così si potrà passare con naturalezza dall'esecuzione dei kata come forma al bunkai e viceversa. E l'allenamento è appunto questo, in ogni momento bisogna distinguere tra forma e combattimento: eseguire il kata pensando alla sua applicazione, eseguire l'applicazione come un kumite, salvaguardando la correttezza della forma.
Nel bunkai entrano in gioco elementi come tempo, distanza, strategia, energia e zanshin, che sono propri dei kumite.
Kata, bunkai, kumite come un'unica cosa: espressione di tecnica ed energia.
Lo studio dei bunkai, ha ricordato il Maestro Shirai, si è approfondito negli ultimi otto anni, ora si può dire che tutti ne conoscano gli aspetti fondamentali. Questa crescita complessiva, dei tecnici e degli atleti cinture nere della F.I.K.T.A., è merito della sua straordinaria capacità didattica.
Il Maestro sta ora dimostrando le potenzialità applicative delle tecniche dei kata, lo studio dei bunkai non ha limiti e ha diversi sviluppi, a seconda dei livello di competenza tecnica dei praticanti. Si apre così uno studio che ognuno potrà intraprendere, abbiamo un modello, sta a noi continuare nella direzione indicata.
Grazie Maestro, oss!