Al Palasport di Bellaria-Igea Marina, venerdì 26 e sabato 27 agosto, come di consueto, lo stage nazionale dell’Isi con il maestro Hiroshi Shirai. Con lui il monaco zen Mitzutaka Koso e la partecipazione del maestro Louise Tasuke Watanabe dal Brasile, impegnato con gli atleti fino a secondo dan
Iniziamo con una cosa molto semplice, ha detto il maestro Hiroshi Shirai, “però è difficile, se si vuole eseguire come si deve”.. L’esordio dello stage di Bellaria è stato così, come ci ha abituati il Maestro, del resto, da molti anni a questa parte. Gli atleti dal grado di 3° Dan in poi si ritrovano a praticare nel caldo africano del palasport di Bellaria: il clima è effervescente, rilassato, c’è entusiasmo, tanta voglia di imparare e di “oliare” il fisico arrugginito dopo la pausa estiva.
Si parte l’esecuzione di alcune tecniche in coppia: l’obiettivo è lo studio di Oji Waza (risposta all’attacco). Concentrazione e zanshin, innanzitutto, studio del tempo e della distanza del contrattacco.
Le dimostrazioni dei maestri che si avvicendano sono impeccabili: il Maestro è sempre molto, molto esigente. Il “modello” da seguire deve essere perfetto: è ciò a cui tutti dovrebbero tendere ed aspirare. Non si tratta solo della forma.. Bisogna vedere “l’anima” del karate in ogni tecnica.
Al termine di ogni esecuzione, si pratica insieme. Il Maestro osserva, girando discretamente tra le persone impegnate e dà indicazioni, corregge, poi, radunando tutti al centro, mostra qualche aspetto fondamentale su cui è necessario effettuare approfondimenti.
Poi si torna a praticare prestando maggiore attenzione agli aspetti sottolineati.
L’allenamento inizia con l’esecuzione del kihon in coppia (uno esegue, l’altro, fermo, accetta l’attacco): l’obiettivo è quello di abituarsi ad eseguire ogni tecnica al massimo della sua potenzialità, arrivando precisamente a bersaglio con la massima penetrazione. Solo così si può avere un riscontro rispetto a ciò che si è in grado di fare e di ciò che manca e quindi va sviluppato ulteriormente.
Successivamente si studia Oji Waza, cioè risposta immediata ad un attacco: in questo caso, si è allenato:
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Go No Sen (2 tempi, parata e contrattacco obbligatori).
L’allenamento è focalizzato principalmente sul difensore, che durante la fase di attacco sta fermo e non indietreggia, mantiene la giusta distanza, accumula energia fisica e mentale per essere pronto a fare Sen. Il difensore deve aspettare che l’attacco dell’avversario sia concluso: poi, con la massima velocità, deve indietreggiare e avanzare rapidamente in yoriashi portando Kime-Waza pieno, nella sua completezza. Ippon!.
Per rendere meglio l’idea, il difensore deve utilizzare il suo corpo come se fosse una molla che si comprime al massimo per potersi espandere al momento opportuno con la massima esplosività e il più rapidamente possibile.
Il Maestro ha proposto diverse combinazioni, prima studiate e applicate una per una e successivamente in sequenza e con continuità, senza interruzioni e molto rapidamente.
Cosa importante, da parte di entrambi i contendenti, attaccante e difensore, è la decisione e l’esecuzione dell’intera sequenza senza esitazioni e la precisione del bersaglio
.In questo allenamento è importante mantenere il massimo livello di zanshin: per l’attaccante, questo significa mantenere sempre l’idea di Sen dopo un attacco predisponendosi per l’attacco successivo: per il difensore, significa, dopo il contrattacco, mantenere la massima concentrazione durante il tempo di attesa che intercorre tra il momento in cui l’attaccante manifesta la volontà di attaccare e il momento in cui l’attacco si concretizza. Questo stato psico-fisico – “zanshin” – permetterà di eseguire la parata ed il contrattacco nel miglior modo possibile e di mantenere l’energia per potere, nell’eventualità dell’esigenza, agire nuovamente eseguendo un ulteriore attacco o parata.
E si prova e riprova, fintanto che tutti hanno raggiunto un buon livello e, soprattutto, hanno capito.
Questo significa creare una scuola e una tradizione: portare tutti i praticanti ad un buon livello.
Al di là delle eccellenze, il minimo di ogni praticante deve sempre essere alto.
Si lavora sul metodo, sugli obiettivi più che sui contenuti: cose essenziali, di base, ma ben eseguite e acquisite fino in fondo. Compito di ognuno di noi è quello di continuare gli approfondimenti in palestra: lo stage è un momento, un’occasione straordinaria per dare nuova linfa alla nostra pratica quotidiana. Un modello di didattica da seguire: se le istituzioni scolastiche avessero questo modello, forse le cose andrebbero meglio anche per i nostri studenti!
Al termine della prima giornata, un cenno allo studio dei Bunkai dei kata Heian: dovrebbero essere acquisiti, sottolinea il Maestro, quindi l’attenzione viene rivolta alle sfumature da perfezionare.
La prima giornata, iniziata in sordina, finisce in un soffio: con il “lancio” del programma del giorno successivo, ovvero, lo studio dei kata e dei bunkai di Gankaku, Kankusho, Sochin, Niju Shiho, Unsu, e Goju Sho Dai.
Al termine dell’allenamento il consueto incontro con il monaco zen maestro Mitzutaka Koso, il quale ha trattato un argomento tratto dal Sutra buddista (Maka Hannya Haramitta Shingyo), il “KU”: la forma non è differente dal vuoto, il vuoto non è differente dalla forma; la forma è vuoto, il vuoto è forma; ciò vale anche per gli altri quattro elementi: senzazione, percezione, discriminazione e coscienza.
Il sabato mattina, di buon’ora, si inizia con un breve ripasso dei passaggi salienti dei bunkai dei vari kata; successivamente si studia l’Engi bunkai di ogni kata dall’inizio alla fine, con continuità.
Livello altissimo, naturalmente: partiamo da uno stadio molto avanzato dando per acquisiti anni di pratica dei bunkai. Forma con zanshin e massima compattezza finale, rapidità, scioltezza e armonia del movimento, passaggio dal kata al bunkai e viceversa con la massima naturalezza, senza scomporsi fisicamente ed emotivamente, facendo sempre sul serio, come se si dovesse mettere in gioco la propria vita: questa l’essenza dell’allenamento.
Il Maestro ha mostrato le difficoltà della parte applicativa: mantenere la forma corretta, la distanza e il tempo giusto di attacco, la precisione del bersaglio, kime e zanshin. Con la stessa metodologia con cui si è allenato il Kihon si deve allenate il kata ed il bunkai.
L’obiettivo è la padronanza assoluta delle tecniche nella loro sequenza.
E con questa rigorosa metodologia è stato affrontato lo studio dei kata sopra elencati.
Lo stage ha visto gli atleti fino a II Dan impegnati nel dojo con il Maestro Louise Tasuke Watanabe.
Ogni anno il Maestro arriva dal Brasile su invito del M° Shirai per arricchire la nostra pratica con i suoi insegnamenti e la sua esperienza, ed ogni anno c'è qualcosa di nuovo da cogliere, da approfondire e cercare di fare proprio.
Il suo insegnamento si focalizza sui cardini, sui principi di fondamento generale della nostra disciplina. La postura, i cambi di direzione, la respirazione, il kime, lo spirito, lo sguardo, la guardia, la distanza, il tempo.
E' straordinario vederlo all'opera: scende nel dojo, fa un esempio con un sempai di fronte, una semplice tecnica, sembra un gesto banale, come spostare un bicchiere o socchiudere una porta o scacciare una mosca, privo di tensione, fluido, privo di fatica, ma è carico di un tale kime e controllo e zanshin che l'effetto è potentissimo.
I suoi sono gesti soavi, traducendo il suo spagnolo letteralmente, alla vista, ma hanno l'effetto di una zampata di tigre sull'avversario!
Il Maestro Watanabe e' sempre estremamente espressivo e nel suo insegnamento istruisce divertendo e divertendosi: fa parte delle sue doti e della sua filosofia di vita. E' un grande osservatore e conoscitore anche dell'animo umano e delle situazioni più dolorose e difficili dell'esistenza.
La sua esperienza con le forze dell'ordine in Brasile ci ammaestra: bisogna sempre essere pronti a fronteggiare situazioni di pericolo con controllo, lucidità, intelligenza e determinazione, cercando di causare meno danno possibile.
Infine ha colpito profondamente i praticanti con insegnamenti di vita di grande levatura umana: parlando della vita e dei rapporti umani, ha esortato tutti ad essere sorridenti, a eliminare la rabbia, il risentimento, la vendetta nella quotidianità; prendere la vita con serenità e forza e controllo; prendersi del tempo per stare con le persone care e per conoscere veramente altra gente perché solo così ci possiamo arricchire, praticare con tutti e uscire all'aperto a osservare il mondo, la natura la sua bellezza; il destino che ci aspetta non lo conosciamo e non dipende da noi, quel che dipende da noi e' come lo affronteremo.!
Un grazie al maestro Watanabe e nuovamente al maestro Hiroshi Shirai per l’occasione offerta ai tutti noi di arricchire non solo il nostro patrimonio di conoscenze tecniche ma anche il nostro spirito.
In conclusione dell’allenamento un sentito e caloroso ringraziamento al Maestro da parte di tutti i presenti, lo Stage si è concluso con un significativo applauso.
Grazie Maestro!
Oss.
Giorgio Gazich