Dunque ho dimenticato più o meno le domande alle quali dovrei rispondere,
ma mi pare siano:
-perchè ho deciso di intraprendere questa disciplina?
Non posso dire
"perchè mi piaceva": non può mai piacere una cosa di cui non conosciamo
assolutamente nulla.
Piuttosto vi racconto che una sera ci siamo trovate
io e la Ale a bere uno spritz e, come ci accade negli ultimi tempi, si
finisce a bere anche il secondo e a fare i conti di come i nostri anni
spensierati tra feste con amici, bevute, pogate, capodanni strampalati e
risate fino alle lacrime sono stati in brevissimo tempo spazzati via da
tragedie familiari che ci hanno fatto un po' perdere il baricentro
"interiore".
Dico alla Ale:" sono piena di aggressività, quando mi incazzo
mangio vive le persone e abbaio alle vecchiette che si lamentano in battello perchè salgo con due bambine e un passeggino".
La Ale dice: "mia
sorella ha trovato un equilibrio con lo yoga". Io dico: "
a mi el yoga me fa
nervoso, go da ciapar a pugni na porta par calmarme."
Allora la
Ale: "
Santini, doman fasso na teefonada e andemo a far Karate."
Tutto qui.
In qualche modo dovevo pur cominciare l'avventura...
-Cosa ho trovato?
Determinazione innanzitutto, che è ciò per cui non ho
scuse. Per anni ho tralasciato me stessa per le mie bambine, ho
tralasciato la carriera per loro e per mandare avanti mio marito.
Mi sono
trascurata come mai nella mia vita. Ora non ci sono cazzi:
due giorni alla
settimana sono miei e in quelle due ore cerco il più possibile di esserci
e di pulire la mente dal resto, di lasciarlo fuori dalla porta.
Ho trovato
il senso di ripartire da zero, di avere bisogno, a quarantun anni suonati,
di azzerare i contatori, con
l'umiltà di aver molto da imparare non solo
dal Maestro ma anche da chi ha oltre vent'anni meno di me (cosa non facile
per chi ha avuto per anni una esagerata considerazione di se stessa).
Mi
rendo conto poi che più cerco di imparare e più ho bisogno di imparare.
Scarico, mi carico, mi controllo, cerco di pulire la testa, di non
pensare (il mio peggior difetto, oltre alla prolissità se qualcuno non
l'avesse capito...),
mah non so, penso che sia ancora presto per dire se ho trovato quello che
mi aspettavo di trovare.
-Cosa Cerco?
Cerco continuamente un equilibrio, una giusta
misura per affrontare la quotidianità, mentre tuttora mi lacero tra
deliranti slanci di irrefrenabile entusiasmo e pessimismi cosmici di
werteriana memoria.
-Cosa mi aspetto?
Di imparare, sempre di più.
Mi aspetto, e non ancora trovato, di trovare,
attraverso l'uso e il controllo del mio corpo, delle mie tensioni e delle
mie emozioni, il rispetto verso chi mi è vicino, sia questo mia sorella,
mio marito o un perfetto sconosciuto. Mi aspetto di imparare a non
temerlo, di non aver paura delle sue parole o delle sue reazioni. Mi
aspetto di imparare ad affrontarlo, in una situazione di contrasto, senza
offendere il suo pensiero, ma cercando di non dimenticare che ho davanti a
me una donna o un uomo con una dignità.
I miei compagni di pratica:
I miei colleghi del mio gruppo, ancora non li conosco bene, e non sono
ancora riuscita a stabilire un contatto. Forse ci si vede troppo poco.
Forse ancora tra noi non abbiamo stabilito quel contatto, quel
comprenderci, quell'essere compatti senza bisogno di parlarci. E questo
anche con la Alessandra non sono ancora riuscita a stabilirlo in questa
disciplina, nonostante si sia amiche da un tot di anni. Però il clima è molto sereno, di rispetto e voglia di imparare.
Il Maestro, è il Maestro: posso solo dire, se mi è concesso, in tutta sincerità e senza giri di
parole, che ha uno spiccato senso dell'umorismo, e questo, a me, aiuta molto
a sciogliere la mia rigidità. Per ora, comunque, posso solo dire che è il
Maestro.
Piuttosto ho ancora molta soggezione durante le rare volte in cui
facciamo lezione con le cinture nere e dintorni: mi imbarazzo, mi
impappino, sbaglio tutto e vorrei sprofondare nel mio karate-gi inzuppato
di sudori gialli. Il rapporto con me stessa non sta migliorando, ma posso anche dire che non
sta peggiorando, e questo è un comunque un punto a mio favore, visto che
dopo un mese volevo mollare tutto perchè mi sentivo una frana.
Intanto sto
imparando l'autocontrollo, e già questa per me è una conquista.
Non so perchè, ma sono assolutamente convinta che, più di ogni altra
disciplina che ho finora praticato, il karate-do si possa praticare fino
all'ultimo giorno della nostra vita.
Risposta ad Anna
Anna Santini