E' il bilancio di un anno andato un po' storto. Se allo stage sabato scorso avessimo riempito la sala, si sarebbe trattato di una coincidenza o, peggio, di un'eccezione che confermava la regola. Dico che, a questo punto della storia, sarebbe stato peggio perché avrebbe creato la mera illusione che tutto è andato bene quest'anno. Invece forse è arrivato il momento di fare un consuntivo e riflettere su quali sono i margini di miglioramento, da cosa si può ripartire.

Anch'io sono rimasta delusa vedendo solo Francesca tra le cinture nere ma del resto, a conti fatti, ricordiamoci che Francesca rappresenta quasi il 50% delle nere giovani che ancora bazzicano in palestra.

Da cosa, da chi si riparte? Si riparte da chi c'è.

Domenica abbiamo sentito la mancanza di Monica, mancanza tanto pesante in quanto consapevoli che, se non ce l'ha fatta a essere presente proprio lei, significa che veramente si è trattato di cause maggiori, direi massime, come massima è stata finora la sua capacità di rappresentare un certezza, anzi, la certezza.
Monica si può anche piegare, ma non la spezza nessuno.

Domenica c'era Francesco, che a suo tempo sembrava aver abbandonato e invece un bel giorno si è ripresentato in palestra con il suo miglior sorriso e l'impazienza di riprendere e recuperare il tempo perduto.

Domenica c'ero io, che avevo deciso di mollare tutto, incazzatissima con la palestra, con Chika ( presente all'appello sempre, coraggiosa soprattutto quando si deve combattere con avversari più forti) che era stata, tra il nostro gruppo, promossa cintura blu a luglio dopo un esame a sorpresa, incazzata con il Maestro che mi ha smazzolata per tutto il mese di giugno, pensando di spronarmi e ottenendo al contrario ulteriore rigidità ed ostinazione.

Poi mi sono alzata una mattina decisa di non dare a nessuno, e prima fra tutti a me stessa, la soddisfazione di usare l'alibi della sconfitta.
Domenica c'era Susanna,  piccolo "diesel", apparentemente fragile e così femminile, eppure noncurante dell'essere l'unica "donna" del suo corso, noncurante delle sue coetanee che se ne sono andate, Susanna orgogliosa di aver ottenuto la blu proprio in questa palestra "perché qui noi facciamo le cose seriamente, sosteniamo le stesse prove dei grandi: qui non ci trattano come "bambini!".
Domenica c'erano Sofia e Sergio: piccoli, ostinati, permalosi ma sempre presenti e pronti.
C'era Ernesto, cintura bianca, sperduto ma dolce, rispettoso, attento osservatore di questo mondo nuovo e forse bizzarro ai suoi occhi.

Si riparte da qui. E non è mai poco. Si riparte da un appello, che lancio qui ora pubblicamente ai miei compagni, a Chika, Monica e Francesco: da soli non si va nessuna parte, senza il nostro aiuto materiale la palestra non va da nessuna parte.
Riflettiamo su questo. Almeno proviamoci.

Mi verrebbe da dire Kujikeruna ma, si sa, l'ultima parola spetta sempre al Maestro.
Oss

Risposta ad Anna