Eccoci quindi alla svolta.
Oggi siamo stati io e il Maestro nella nuova sede, in quello spazio in cui domani cominceremo con lui una nuova avventura.
Ho deciso di praticare il karate per la prima volta nella mia vita nel 2008, a 41 anni; avevo scelto il CSC proprio perché a cinque minuti da casa e in un orario (19-20) che mi permettesse di conciliare lavoro full-time e gestione delle mie bambine.
Dal 2008 ad ora sono passati cinque anni. Ho sputato fatica ed energia tra le pareti di quel piano terra costantemente immerso dall'acqua alta. Ho espresso, anche se in apparenza può non sembrare, tutto quello che potevo esprimere, a dispetto dei miei momenti peggiori, dei periodi bui di crisi e di conflitti aperti con il Maestro. Ho imparato lì dentro a non mollare mai.
Poi arriva da un giorno all'altro, come un fulmine a ciel sereno, la proposta di partire con lui per una nuova avventura. Una nuova
Associazione, un nuovo spazio. Ripartire, apparentemente, da zero, anticipare di un'ora gli orari di allenameno, renderli compatibili con i nostri impegni professionali e familiari, farsi mezz'ora di viaggio per raggiungere la nuova sede.
Perché accettare di fare questo salto nel buio? Forse potrei rispondere ora, razionalmente. Potrei rispondere che mi eccitano i salti nel buio, che ero esausta di quello spazio umido, cascante e un po' in degrado, potrei dire che la figura del Maestro Puricelli mi ha sempre messo ansia e senso di incomunicabilità.
In verità ho deciso semplicemente di seguire il nostro Maestro. Perchè? Perché me l'ha fatta sputare fuori lui quell'energia, perché mi insegna tuttora, a furia di mazzate, a non mollare mai. Perché è un rompicoglioni, ed io detesto darla vinta ai rompicoglioni. Perché ci ha sempre dato e chiesto il massimo. Perché ci mette costamentemente alla prova, come sta accadendo in questi giorni. Ed anche questo è allenamento.
Sta di fatto che il nuovo spazio è una finestra, uno squarcio luminoso che si apre sulla nostra laguna sud. Un amore a prima vista. Permettetemi di dirlo: una visione che il mondo intero ci invidia.
Lì avremo la fortuna di continuare la nostra pratica, in un contenitore da riempire con la nostra energia positiva, quella stessa energia che ci lasciamo alle spalle della vecchia palestra, quell'energia che non è stata espressa invano perché quella rimane là, a Cannaregio, tra le pareti di cartongesso, a dare il proprio piccolo contributo.
Caro Davide, è stata una mattina di divertente fatica per far splendere il tuo nuovo spazio.
Quando però, al termine dei lavori, hai esposto alla parete i ritratti del Maestro Funakoshi e del Maestro Kase è piombato tra noi, d'istinto, un attimo di silenzioso rispetto.
Stavolta si comincia davvero, in uno spazio nuovo, con un esordio antico:”Yoi, seizà, shomeni rei, sensei ni rei.”
Oss
Anna Santini