Innanzitutto sono molto contenta di lavorare una volta a settimana con le bianche: il loro entusiasmo e la loro energia sono, a mio avviso, positivi e stimolanti.
Come al solito, anche questa volta, mi ritrovo ancora a essere la più vecchia (e la più bassa!) a mettermi in gioco con i giovani, molto più giovani di me, e a cercare di stare al passo nonostante il fiatone che incombe e l'addominale che urla.
Un'impressione che negli ultimi tempi mi arrovella un po' riguarda i miei progressi, o meglio i non progressi, nella quotidianità.
Quando ho "conquistato" la gialla mi sentivo, con parecchia presunzione, di poter spaccare il mondo. Poi un po' per volta mi sono resa conto di quanto lungo sia il percorso, di quante volte sbaglio e risbaglio. Ma soprattutto non sono pronta "fuori", per la strada.
Faccio un esempio: l'altro giorno salendo in autobus, il 5, quello pieno di gente che arriva con i bagagli dall'aeroporto, mentre stavano salendo, un turista americano ritardatario stava scaricando le valigie e, noncurante dell'umanità intorno, ha dato una valigia sulla testa a mia figlia più piccola. Perchè, a quella scena, non sono stata abbastanza pronta da parare il colpo con il braccio? Avrei avuto tutto il tempo per farlo, ma non ero pronta, ho perso il tratto, sono arrivata in ritardo e mi sono limitata a fulminare il signore con lo sguardo come risposta al suo "sorry". Ma dov'ero in quel momento in cui sarei dovuta scattare?
E si trattava di mia figlia.
Il maestro dice sempre che le madri hanno una marcia in più, guidate dall'istinto, quando vengono toccati i loro cuccioli.
Questa la dice lunga sulla mia prontezza...
Risposta ad Anna
Anna Santini