Peccato che ieri sera con gli amici abbiamo alzato un po' il gomito: un'autentica "mina" da cerchio alla testa.
Niente paura: la mia immancabile ansia da prestazione mi fa passare in poco tempo il dopo sbornia. Parto da casa e come Fantozzi perdo il vaporetto per sette secondi.
La giornata parte con i migliori auspici (zero!). Per la strada a piedi "monta" l'ansia: sarà come lo stage con il maestro Shirai? Imbarazzo totale e impallamento? Arrivo e c'è il relax più totale: tutti chiacchierano tranquillamente.
Sebastian un po' in disparte mi ricorda i primi tempi nostri: non conoscevamo nessuno dei "vecchi" e ci sentivamo pesci fuor d'acqua. Come cambiano i modi di relazionarsi agli altri in così poco tempo! In spogliatoio si prende di mira Monica, capo espiatorio del centro, ma quando si scende in palestra, la voglia di lavorare, di concentrarsi comincia a farsi sentire anche tra lo svolazzare del trio Lescano Gaia-Sara-Donnalyn.
Saluto e via: il maestro dice di mescolare i colori e io mi tuffo in centro. Non ho più paura??? Vai Santini: massima concentrazione e stavolta non sbagli nulla! Infatti: sbaglio tutto. Proprio tutto no...dai...di fianco a me c'è Donato: sbircio i suoi movimenti e qualcosa faccio giusto. Però qualche passaggio comincio a farlo giusto anch'io. Com'è che mi sento? Semplicemente bene. E'bello... C'è silenzio: non voglio per nulla al mondo che nessuno mi tolga questo momento in cui mi metto alla prova. Per la prima volta provo a non pensare a quello che faccio: e lo faccio.
Si passa ai kumite e il maestro ripete di mescolarsi: faccio la gnorri, sgattaiolando prendo in ostaggio la Fornetti, con la quale passo cinque minuti di dialogo all'insegna di:"Ti gà capio ti? Mi non capisso un casso. Femo cussì. Ma no, ti gà sbaglià tutto." No, stiamo rovinando tutto. Arriva il maestro che, fingendo di non sentire la mia nota imprecazione pronunciata a bassa voce, ci separa. Mai momento fu più propizio: lavoro con Nicolò, è simpaticissimo, solare e pieno di pazienza. Insomma con lui mi riescono anche i kumite! Grande!
Kata: noi lavoriamo con il maestro padovano. Ripetiamo taikyoku-shodan: è un approccio un po' diverso. Tecniche assolutamente identiche eppure tanta personalità nel trasmettere il sapere. Si conclude con una chicca: un assaggino di heian-nidan. Oggi è il mio giorno fortunato! Scherzi a parte ieri per la prima volta, da quando faccio karate , mi sono sentita "a casa mia". Non so come spiegarlo. Ma è stato così.
Il tempo è volato. Saluto e via in spogliatoio a riprendere di mira la Monica. Ai tre archi mi aspetta mia figlia Susanna: è raggiante per essere stata coinvolta in questo pranzo. Le piace il karate. Spero che senta quello che sento io quando lo faccio. O perlomeno, se non è quello, che sia comunque quella bella sensazione che ti fa aver bisogno di non smettere. Prima o poi porterò anche lei a uno stage.
E' una promessa