Le ultime due settimane sono andata a seguire il corso di autodifesa il sabato mattina.
Devo dire che è un'esperienza che si sta rivelando molto bella e mi sto pentendo di non essere andata anche i sabati precedenti. Uscita dalla palestra mi sono sentita, entrambe le volte, davvero meglio: mi sono divertita, mi sono stancata, e sono state dette cose molto interessanti.
Però il primo sabato c'è stata una cosa che mi ha lasciata un po' perplessa (anche in senso positivo, se devo essere sincera): quando ho fatto lotta a terra con Donato il Maestro mi ha detto che sono stronza.
Io non credo di essere molto stronza. Mi reputo nella media.
Oggi, dopo lo stage per il compleanno del Maestro, siamo andati a mangiare la pizza. Parlando, ridendo e scherzando con Andrea, Alberto e gli altri seduti vicino a me, ho ascoltato un pezzo della conversazione che stavano facendo il Maestro, Donato e le persone accanto. Ne ho sentito solo una parte (e comunque il discorso è terminato poco dopo) perciò non lo posso riportare tutto e non so se l'ho interpretato giustamente, però il ragionamento fila. Il Maestro diceva che Donato piangerà molto quando suo padre morirà, nonostante tutto quello che gli ha fatto. Se non ho capito male, piangerà perché grazie a lui e a tutte le sue “cattiverie”, Donato è diventato un certo tipo di persona, è maturato in un certo modo, e se non avesse vissuto queste esperienze non sarebbe la bella (per me) persona che è ora.
Generalizzando: quando un nemico muore, si sta male e si piange, perché se non lo si avesse incontrato e se non ci si fosse scontrati con lui, ci si sarebbe formati in un'altra maniera, probabilmente peggiore, perché proprio grazie a quello “scontro” si è maturarti.
A casa ho ripensato a questo discorso, che è comunque passibile di molte interpretazioni.
Mi sono venute in mente persone che ho conosciuto e per cui provo molto rancore, perché mi hanno rovinato parecchie cose: non saranno esperienze al livello di quelle di Donato, saranno stupidaggini adolescenziali anche, forse, ma comunque sono cose per cui, ripensandoci, sto male ancora adesso. Senza queste esperienze però io non sarei la persona che sono adesso: sono cambiata molto anche grazie a loro e ora sono una persona che si piace, nonostante ci siano comunque delle cose del mio carattere che non mi soddisfano e che vorrei modificare. Credo di poter immaginare come sarei diventata se non li avessi conosciuti, e mi piaccio molto di più così, poiché ho maturato degli aspetti che altrimenti non avrei sviluppato o forse neanche scoperto.
Però se queste persone morissero non ci starei male. Anzi. Sinceramente per queste persone non credo potrei provare molta “umanità”. Cioè: perché dovrei starci male se loro hanno fatto stare male me? Anche se mi hanno fatto cambiare in meglio, mi hanno fatto stare molto male. Non è che perché una persona muore bisogna sempre per forza pensare solo alle cose belle che ha fatto, ai lati positivi del suo carattere. Se è stronza è stronza anche da morta. Al massimo potrebbe dispiacermi per le persone che gli volevano bene, anche se non le conosco.
In generale non capisco come si possa piangere se un nemico, che pure ti ha fatto maturare, muore. Tanto se ne troveranno sicuramente tanti altri durante la vita.
Cecilia Fabris